Approda a Lecce il festival dedicato al mondo arabo

 

Il mondo arabo si racconta attraverso il cinema

YALLA SHEBAB

Dal 10 al 15 Aprile 2012 – Manifatture Knos, Cineporto e CineTeatro BD d’Essai

Il primo Festival dedicato ai giovani del Medio Oriente: sei giorni di film, cortometraggi, documentari, animazioni, mostre, musica e incontri con i registi.

Dopo il successo di Roma, Caserta, Genova, Firenze e Bari, Yalla Shebab Film Festival approda a Lecce con una nuova edizione, ancora più ricca e innovativa. Ad illustrarne il ricco programma, stamattina presso il Cineporto di Lecce/Manifatture Knos, sono intervenuti Annibale d’Elia di Bollenti Spiriti-Programma della Regione Puglia, Luigi De Luca, vicepresidente dell’Apulia Film Commission e direttore dell’Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce che hanno patrocinato l’evento, il fotografo Martino Lombezzi dell’agenzia Contrasto, Maurizio Buttazzo delle Manifatture Knos e Gaia Parrini, direttore artistico di Yalla Shebab.

“Yalla Shebab vuol dire ‘forza ragazzi’ perché il Festival è dedicato ai giovani, è un incitazione al fare e al raccontarsi in prima persona. Infatti, la lente attraverso la quale vengono raccontati i Paesi arabi è proprio quella dei ragazzi. ” – ha esordito in apertura Gaia Parrini, direttore artistico del Festival che si pone l’obiettivo di far conoscere le diverse realtà dei Paesi arabi superandone però la visione orientalista attraverso la quale le informazioni sul Medio Oriente sono filtrate. “In una sorta di inversione i tendenza, – ha proseguito l’art director – Yalla Shebab riprende una buona pratica dall’Oriente per portarla in Occidente: riproponendo il format già sperimentato con successo dal Festival di cinema internazionale di Beirut dedicato ai giovani, che l’associazione Al-Jana realizza dal 2000, sono stati coinvolti oltre 60 studenti dell’Università del Salento nel percorso formativo di Yalla Shebab. Guidati da esperti di cinema, mondo arabo e cooperazione allo sviluppo, i ragazzi sono stati preparati alla visione delle pellicole in programma”. In scena 50 lavori in lingua originale e sottotitolati in italiano, realizzati interamente dai ragazzi egiziani, palestinesi e libanesi per comprendere le loro realtà attraverso uno sguardo inedito, quello dei più giovani.

“Yalla Shebab non è solo una bellissima iniziativa che racconta l’altro lato del Mediterraneo insieme a partner autorevoli, ma è una manifestazione completamente ideata e realizzata da giovani” ha aggiunto Annibale d’Elia di Bollenti Spiriti-Programma della Regione Puglia. “Yalla Shebab é uno dei 190 progetti finanziati nel 2010 da Principi Attivi, programma della Regione Puglia, che dal 2008 ha permesso a migliaia di ragazzi pugliesi di realizzare i loro progetti. Quello di Principi Attivi è un approccio alternativo alle politiche pubbliche, perché incoraggiamo, finanziamo progettualità indipendenti, senza dirigerle. Nel dare centralità alle idee dei giovani, la Regione Puglia è stata un precursore”.

 

La parola è passata a Luigi De Luca: “Sono particolarmente contento di partecipare a questa conferenza stampa per due motivi. Il primo, riguarda il mio ruolo all’interno dell’Istituto di Culture Mediterranee, perché questa notevolissima iniziativa accade a 10 anni da un altro festival dedicato al mondo arabo, organizzato dalla Cineteca di Bologna che replicammo qui a Lecce. Ripensando ai film di dieci anni fa e alla luce della programmazione di Yalla Shebab, mi rendo ancora più conto di come il cinema sia uno strumento che registra straordinariamente il cambiamento in atto. Il secondo motivo, è che proprio in questi giorni l’Apulia Film Commission ha finanziato “Giraffata”, il primo film di un regista arabo, palestinese, che verrà girato a Brindisi. Nel mio tentativo di aprire l’AFC al Medio Oriente, considero la produzione di questo film, un successo importante. Sono altrettanto contento che il Festival si svolga anche nel Cineporto di Lecce e nel CineTeatro DB d’Essai, sala del Circuito d’Autore. Una rassegna, dunque,  estremamente interessante che sembra rispecchiare dell’attuale situazione politico-sociale del Medio Oriente. Significativo  l’intervento di Martino Lombezzi, fotografo dell’agenzia Contrasto,  tra quelli che la realtà mediorientale ha cercato di raccontare per immagini come è accaduto per il suo ultimo lavoro   ‘Libano. Oltre lo schermo’ e ‘Blu Line. Il confine tra Libano e Israele’
“Mi è stato chiesto di raccontare lo Jana International Film Festival di Beirut da cui prende origine Yalla Shebab – ha raccontato lo stesso Lombezzi. . Il festival libanese é organizzato dai ragazzi dell’associazione Al-Jana, costituita
prevalentemente da ragazzi palestinesi, profughi in Libano. Ho cercato di raccontare in alcune immagini il loro retroterra, fatto di una vita nei campi profughi, di condizioni difficili, anche di scontri armati.
‘Blu Line’ è un nuovo lavoro, ancora in corso, sul confine tra Libano e Israele. Con le immagini ho cercato di creare un rapporto, un legame tra un lato e l’altro del confine”.

E da stasera con l’inizio delle proiezioni, alle  18h alle Manifatture Knos/Cineporto, si apre ufficialmente il Festival che  si rifà al fortunato “Jana Film Festival for Children and Youth” che da dieci anni si svolge ogni due anni a Beirut  vantando  un’ampia partecipazione internazionale oltre che l’attiva collaborazione di oltre 400 ragazzi libanesi per la sua organizzazione. Dal festival libanese arrivano più di 30 lavori in lingua originale e sottotitolati in italiano, realizzati interamente dai ragazzi palestinesi e libanesi per comprendere le loro realtà attraverso uno sguardo inedito, quello dei più giovani.
Come a Beirut, anche a Lecce è riproposta la stessa modalità partecipativa: gruppi di ragazzi dell’Università del Salento e delle scuole superiori partecipano a workshop tematici e sono coinvolti direttamente nell’organizzazione del festival. Yalla Shebab si arricchisce della nuova collaborazione con il festival “Masry Asly Film Fest”, festival di cinema indipendente egiziano realizzato dalla ONG Ricerca e Cooperazione, e da cui sono stati selezionati alcuni lavori di giovani cineasti. Tra le proiezioni, il film candidato a Cannes 2009 “Il tempo che ci rimane” del pluripremiato Elia Suleiman, lo speciale su Nadine Labaki, l’affermata regista libanese del film “E ora dove andiamo?”, candidato a Cannes 2011, con la proiezione di “Caramel” e del suo lavoro giovanile “11 Rue Pasteur”.

Il Festival si arricchisce, inoltre, con un focus dedicato alla Primavera Araba egiziana, con proiezioni di corti e lungometraggi di autori italiani e arabi che raccontano gli eventi di Piazza Tahrir.
Il progetto Yalla Shebab, promosso dall’Associazione Mena – Mille Eventi Nell’Aria – si avvale del finanziamento del programma Principi Attivi 2010 della Regione Puglia, Assessorato alle Politiche Giovanili e Cittadinanza Sociale, con il Patrocinio dell’Apulia Film Commission e dell’Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce.

(red. Arte e Luoghi)

 


I registi

 

MARCO PASQUINI_ regista e direttore della fotografia, nel corso degli anni ha realizzato documentari in Europa, Stati Uniti, Africa, India e Medio Oriente. Dal 2004 dirige e coordina un progetto esteso di
documentazione nei campi profughi palestinesi in Libano, dove ha realizzato diversi documentari. Gaza Hospital, documentario sulla più importante struttura sanitaria della Mezzaluna Rossa Palestinese in
Libano, è vincitore nel 2010 del Globo d’Oro della Stampa Estera come Miglior Documentario. Gaza Hospital e Volti di Tahrir, serie di audio-ritratti che raccontano la vita di alcuni ribelli, sono in programma al
Festival Yalla Shebab. Tra gli altri documentari da lui realizzati, R-Existence e Salun al-Fidà.

CAROLINA POPOLANI_ documentarista e regista italo-siriana, collabora, tra l’altro, con RaiNews 24, Al Hiwar e La7. Nel 2009 inizia con Atabulo la produzione di documentari e reportage ambientati nei Paesi
del sud del Mediterraneo, concentrandosi su temi quali la violazione di diritti umani, l’ambiente, l’integrazione. Sorelle di Zaynab (2011) è il suo documentario prodotto da La7 sulle “sorelle musulmane” in
Egitto che ha ricevuto il “Premio Gino Votano 2011”. Suo anche il documentario, autoprodotto, Cairo Downtown (2010), sugli attivisti della rete in Egitto prima della rivoluzione. Trasmesso da “Rai News” e “Al Hiwar”, è stato finalista al “Festival del documentario” di Al Jazeera e scelto come film evento per la cerimonia di apertura. Sorelle di Zaynab e Cairo Downtown sono in programma al Festival.

STEFANO SAVONA_è nato a Palermo nel 1969. Ha studiato archeologia e antropologia a Roma e ha preso parte a diversi scavi archeologici in Sudan, Egitto, Turchia e Israele. Nel 1995 comincia a lavorare
come fotografo indipendente. Dal 1999 si dedica principalmente all’attività di regista e produttore di film documentari e videoinstallazioni, (D-Day, 2005, al Centro Pompidou. Il suo lungometraggio Primavera in
Kurdistan (2006) ha ricevuto il Premio Internazionale della SCAM al Festival Cinéma du Réel di Parigi e una nomination ai David di Donatello. Piombo fuso (2009) è stato selezionato al Festival Internazionale del
film di Locarno nella sezione Cinéastes du présent e ha vinto il Premio Speciale della Giuria. E’ all’origine del progetto documentario il Pane di San Giuseppe, archivio audiovisivo della civiltà contadina in Sicilia.
Nel 2010 fonda a Parigi con Penelope Bortoluzzi la società di produzione Picofilms. Nel 2011 produce e dirige Palazzo delle Aquile, che ha ottenuto il Gran Prix del Festival Cinéma du Réel 2011. Il suo ultimo
lavoro, che documenta la rivoluzione egiziana, Tahrir. Liberation square (2011), in programma al Festival, è stato presentato in anteprima al Locarno Film Festival 2011.

ELIA SULEIMAN_ tragicomico cantore del conflitto israelo-palestinese, attore e regista, è uno dei più affermati autori mediorientali. Nato in Israele da famiglia araba, tra il 1982 e il 1993 Suleiman vive a New
York, dove gira due cortometraggi (a quattro mani con Jayce Salloum) che si fanno subito notare dalla critica per il tono satirico con cui mettono in scena lo stereotipo dell’arabo visto con gli occhi di un
occidentale. Nel 1996 Suleiman dirige il suo primo lungometraggio: Cronaca di una sparizione, subito premiato come migliore opera prima a Venezia. E’ soprattutto il suo secondo film a regalargli la popolarità
internazionale: Intervento divino, del 2002; una tragicommedia sull’occupazione dei territori palestinesi che ottiene il Premio della giuria al Festival di Cannes. Anche sceneggiatore delle sue opere, nei suoi
film interpreta solitamente se stesso o una figura caricaturale e stralunata ispirata alla sua persona. Anche per questo motivo Suleiman è spesso paragonato ad autori come Tati o Buster Keaton, cui lo accomuna il suo stile a metà fra comico e serio, una curiosa commistione grottesca che è la sua cifra stilistica. Nel 2006 è giurato al Festival di Cannes, dove torna in concorso nel 2009 con Il tempo che ci rimane.

NADINELABAKI_regista di videoclip e pubblicità, approda nel cinema come attrice, e poi anche come regista, con Caramel, il suo primo lungometraggio. Presentato a Cannes 2007, é candidato all’Oscar per il
miglior film straniero. Nel 2011 scrive, interpreta e dirige una commedia drammatica tutta al femminile contro l’integralismo: E ora dove andiamo?, vincitrice del Toronto International Film Festival 2011.

 


 

 

Le mostre

Libano. Oltre lo schermo di Martino Lombezzi (Contrasto)

Inaugurazione: martedì 10 aprile, ore 18.00 alla presenza del fotografo che racconta il senso del suo lavoro: “Con il mio obiettivo ho cercato di raccontare il Festival internazionale di cinema di Beirut, seguendo
alcuni momenti della vita dei ragazzi che vi partecipavano. Ragazzi per la maggior parte palestinesi, per nulla diversi dai loro coetani libanesi, se non per il fatto che vivono nei campi profughi. Frammenti di città
dove le abitazioni non rispettano una logica e dove la provvisorietà si è fatta stabile fino a divenire quartiere. Vicoli senza luce, fili elettrici, tettoie di lamiera, ammassi di mattoni e cemento che si
sovrappongono da decenni in aree ristrette. Succede in una delle metropoli più liberali e cosmopolite del Medio oriente, dove la vita di un giovane è molto simile a quella di un adolescente europeo.
Il lavoro fotografico è stato editato insieme ai ragazzi romani che hanno seguito la realizzazione del festival a Roma. Con loro abbiamo pensato di formare dei trittici, affini per contenuto e colore, su cui
hanno apposto un loro commento”.

The blue line. Il confine tra Libano e Israele di Martino Lombezzi (Contrasto)

Obiettivo di questo progetto  – spiega lo stesso fotografo – non è costruire una cronaca dell’attualità in questi territori, ma creare un legame, attraverso suggestioni visive, tra un lato e l’altro del confne. Esplorarne il paesaggio, le popolazioni, la storia con uno sguardo di “lungo periodo” volto ad indagare le differenze e allo stesso tempo una quotidianità affne, quella di due popoli che abitano lo stesso pezzo di terra. Due mondi che oggi si guardano attraverso il flo spinato senza possibilità di comunicazione e che la situazione geopolitica vuole rigidamente separati, ma che spesso si assomigliano più di quello che la propaganda vorrebbe far credere, separati solo da una sottile linea
blu.

didascalia foto: Meron, Israele – Due ragazzi scavalcano una recinzione durante la festa di Lag Bahomer.

 

 


 

“La rivoluzione delle rose”, opere di Hadeel Azeez
“La rivoluzione delle rose” è un lavoro dedicato alla Primavera araba. Opere inedite, fra installazioni e sculture, che rendono omaggio al coraggio e alla forza dei rivoluzionari. I protagonisti: i giovani, motore
del cambiamento. Quei giovani che l’artista paragona alle rose, in particolare ai petali delle rose, in una visione romantica.

Rose e rivoluzione, due concetti apparentemente in contraddizione che esprimono allo stesso tempo forza e fragilità. Le opere di Hadeel colgono un momento preciso, quello della rivoluzione, ed un sentimento comune ai giovani, la voglia di cambiare il proprio Paese. Esse parlano di futuro, di speranza, del sogno, possibile, di mutamento.
Hadeel Azeez, (Hadeel A. Dhaher) è un’affermata artista irachena che dal 2003, vive e lavora in Italia. Sin da bambina, ha mostrato un particolare interesse verso il mondo dell’arte soprattutto nei confronti della
tradizione più classica della pittura ad olio. Nel 2000, dopo gli studi del liceo classico, decide di iscriversi all’Università di Belle Arti a Baghdad. Nel 2003, a pochi giorni dall’inizio dei conflitti in Iraq, Hadeel decide di trasferirsi in Italia, dove continua ad ampliare gli studi lavorando sulla sua formazione artistica, sviluppando ulteriormente la sua tecnica e approfondendo i suoi studi sulla storia dell’arte. Sin dal suo
arrivo in Italia, Hadeel partecipa a numerose mostre collettive ed espone le sue personali con grande successo.
www.hadeelhazeez.com

Volti di Tahrir
un progetto di Marco Pasquini, realizzato in collaborazione con Emiliano Sacchetti e Luca Mandrile
14-15 aprile 18h-24h, Manifatture Knos

Volti di Tahrir è un progetto di documentazione dedicato alla piazza simbolo della rivoluzione egiziana a un anno dalla caduta di Hosni Mubarak. Volti di Tahrir si compone di una serie di storie di piccolo formato,
ritratti intimi che raccontano la vita di alcuni ribelli. Uomini e donne che hanno accettato di raccontarsi, di parlare non solo della propria esperienza o delle motivazioni individuali all’interno di un più ampio
movimento rivoluzionario collettivo, ma anche di esprimere i sogni e le aspettative che li spingono a lottare per un Egitto libero e democratico. Volti di Tahrir sono episodi brevi di un audio-documentario a puntate, che intende testimoniare la molteplicità degli aspetti del mosaico della rivolta.
Oltre ai 10 ritratti, ognuno da 6’, il progetto comprende anche un audio-documentario da 25’ che integra i volti all’interno di una struttura narrativa i cui snodi essenziali sono rappresentati dalla ricostruzione dei
fatti salienti occorsi in Egitto nell’ultimo anno.
Autori
Marco Pasquini: 37 anni, documentarista, direttore della fotografa e operatore di camera; negli ultimi in 15 anni ha girato documentari in Europa, Stati Uniti, Africa, India e Medio Oriente. Dal 2004 porta avanti
un progetto di documentazione nei campi profughi palestinesi in Libano. Il suo ultimo lavoro come regista è “Gaza Hospital”, un flm documentario con cui nel 2010 ha vinto il Golden Globe. Attualmente
risiede al Cairo .
Luca Mandrile: 38 anni, laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Torino, dal 2000 lavora come montatore per le principali reti televisive nazionali e collabora con numerose produzioni
indipendenti. Fa parte del gruppo di flm-maker TodoModo, con cui ha realizzato diversi documentari, con una particolare attenzione per la memoria e la storia orale.
Emiliano Sacchetti: 40 anni, dopo gli studi in Sociologia della comunicazione a La Sapienza di Roma e in Scienze sociali alla Gregoriana, si è occupato per diversi anni di relazioni pubbliche. Dal 2000 lavora come
sceneggiatore e autore televisivo per Rai, Mediaset e Sky, e come autore e regista per Radio2, Radio Montecarlo e Play Radio. Come documentarista ha realizzato diversi flm andati in onda sui principali
broadcasters italiani ed internazionali.