Sognare…con l’Arte

A Corsano il 28 agosto la prima tappa della collettiva d’arte con Valentina Paiano, Matteo Chiarello, Matteo Gulma e Lorenzo Sparascio

La pittura come chiave per la porta dei sogni

 

Quattro giovani artisti salentini, Valentina Paiano, Matteo Chiarello, Matteo Gulma e Lorenzo Sparascio, e un progetto espositivo dal titolo emblematicoLa pittura come chiave per la porta dei sogni” che approda questa sera a Corsano, in piazza Umberto I, il 31 agosto sempre a Corsano ma nell’anfiteatro comunale e, infine, a Tricase dal 1 al 5 settembre nelle sale di Palazzo Gallone.

Il fil rouge della collettiva ma anche del progetto artistico dei quattro autori è il raggiungimento della felicità attraverso l’arte, la creazione di un mondo fatto di colori e profumi. Il profumo della pittura. “La pittura e l’arte in genere  – spiegano gli stessi autori – diventano mezzi per ritrarre tutto ciò, dipingere per sognare, sognare e dipingere, i sogni sono lo specchio dell’anima umana, chi sogna ha la capacità di reagire alle consuetudini, chi sogna ha la forza di non sottomettersi al grigiore della vita”.

 

“Una pittura di ricerca, di formazione e di sperimentazione quella di Valentina Paiano, Matteo Chiarello, Matteo Gulma e Lorenzo Sparascio, acerba sì – spiega in una recensione Mirko Gabellone, docente di storia dell’arte e artista – ma in linea con l’idea kantiana che l’opera d’arte bella debba essere incline non tanto alla tecnica ma quanto alla libertà dalle regole. Una pittura onirica che sposta l’attenzione su un viaggio già percorso ma ancora ricco di sperimentazione, dal dadaismo al surrealismo, dallo spazialismo al pop. I quattro ragazzi cercano di comunicarci i loro modi di essere e il loro mondo spirituale attraverso racconti e narrazioni fatti di colori e forme, il tutto secondo schemi personali inclini al loro essere. Gli autori della mostra imitano i grandi per esplorare il mondo che li circonda e attraverso la pittura cercano di andare oltre la superficie delle cose per reinventare il mondo e restituircelo attraverso il loro fare” conclude Gabellone.

red. Arte e Luoghi