In grazia di Dio

Qui non vorrei morire dove vivere mi tocca”  (versi del poeta Vittorio Bodini tratto dalla raccolta La luna dei Borboni, ndr) – recita una delle protagoniste di In grazia di Dio, ultimo straordinario film di Edoardo Winspeare.

Fino a poco più di dieci anni fa, i riflettori sul Salento si accendevano solo in poche occasioni: alle feste patronali e nei casi di cronaca nera. Ultimamente, invece, sembra sia diventato un luogo alla moda, una meta turistica dove la gente e le celebrità approdano per qualche giorno, giusto il tempo per rilassarsi al mare, godere del buon cibo, farsi incantare dalle bellezze della natura. Poi c’è anche chi, con le tasche profumate, coglie l’occasione per fare affari, credendo che l’arretratezza del territorio e la crisi economica inducano a svendere tutto ciò a cui un salentino è fortemente legato.

Finisce, così, che qualche giovane turista se ne vada infatuato, i ricchi prenotino gli ulivi secolari da far espiantare e ripiantare nella propria villa e qualche regista ritorni per girare un film, ispirato dalle location scenografiche che la natura offre. Una natura selvaggia in una terra che non ama tanto la confusione, abituata da sempre alla contemplazione, al respiro stretto di chi ci è nato e la vive tutti i giorni.

 

Lo sa bene Winspeare che nel Salento è cresciuto e ce l’ha nel sangue. Quando ci si trova davanti alle sue opere è come se si respirasse ogni traccia della cultura salentina, ogni aspetto sociale del suo vivere. Ha iniziato a raccontarcela nel 1995 attraverso il tarantismo nel film Pizzicata, mentre, nel 2000, Sangue vivo, suo primo vero successo di pubblico, è il ritmo ossessivo del tamburello, è la musica tradizionale attraverso cui i sentimenti prendono forma, e le repressioni si esorcizzano, danzano, corteggiano, scorrono nelle vene, scuotono il corpo in un atto liberatorio.

Insieme ad Alessandro Valenti, il regista ha fotografato il Salento nell’odierna amara condizione sociale: il fallimento delle piccole imprese, la vuotezza del futuro dei giovani, i meccanismi subdoli degli strozzini che si aggirano indisturbati, il rischio sempre in agguato di cadere in affari illegali. La globalizzazione ha distratto da tutto ciò che, un tempo, il contatto con la campagna creava: la semplicità, l’accoglienza, la solidarietà del caro baratto, la soddisfazione che una vita moderna stenta a far raggiungere. Il regista ha rimarcato, nelle scene e nei dialoghi, il forte legame che i salentini hanno sempre avuto con la propria terra, con il mare, con i cicli naturali delle stagioni che regolano il proprio senso di benessere tanto quanto il buon tempo regola il buon raccolto. Interamente girato nel Salento, in dialetto salentino (sottotitolato) e con la straordinaria interpretazione di Celeste Casciaro seguita da Laura Licchetta, Gustavo Caputo, Anna Boccadamo, Barbara De Matteis, Amerigo Russo, Angelico Ferrarese, Antonio Carluccio, tutti attori non professionisti, In grazia di Dio è la storia di tre generazioni. Un confronto tutto femminile davanti al dramma della crisi economica, del fallimento e dei debiti e, soprattutto, al coraggio di ricominciare cambiando completamente lo stile di vita e i propri sogni. Il film è un elogio alla felicità ritrovata: la grinta, la speranza, la convinzione delle donne che a tutto si possa trovare rimedio.

(fonte: Cinemonitor, 28 marzo 2014)