Controra: elogio della sopravvivenza

Spettacolo di teatro nell’ex Convento di Santa Chiara a Brindisi giovedì 21 agosto 2014 nell’ambito del cartellone estivo del Comune di Brindisi

Il TeatrodellePietre a Brindisi

Il Chiostro dell’ex Convento di Santa Chiara sarà il palcoscenico ideale per la compagnia «TeatroDellePietre» che domani, giovedì 21 agosto (sipario alle ore 21), metterà in scena lo spettacolo “Controra: elogio della sopravvivenza” da un’idea di Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito. 
«Controra: elogio della sopravvivenza» scava nella memoria, nelle persone, nelle storie, nei fatti, e attraverso un attento lavoro di valorizzazione, li rende elementi determinanti per la forma e la struttura del reading teatrale, che grazie alla ricerca musicale di Giancarlo Pagliara, Luciano Gennari e il loro ensemble, fa in modo che la rappresentazione diventi un’occasione per riflettere e guardare alla nostra terra con occhi attenti e ritrovata appartenenza. In scena Marcantonio Gallo, Giancarlo Pagliara, Isabella Benone, Alessandro Muscillo e Luciano Gennari.
Attraverso il gioco teatrale, nello spettacolo la narrazione e la poesia diventano un unico mezzo per svelare un racconto composto da memorie perdute che, intervallate da canti e accompagnate da tappeti sonori, evocano la nostra Terra.

 

Tutto parte da quel silenzio che allaga le strade nella controra, quel lasso di tempo che è di nessuno o di chi sa prenderselo. In quell’ora in cui si ammutolisce il vociare, anche i piccoli suoni si fanno importanti. Camminando per le strade si può sentire il cucchiaino che mescola lo zucchero nella tazza del caffè, un televisore acceso, il ronfare di un uomo. Il silenzio si attacca alla pelle come lo scirocco e non ti lascia più fino all’imbrunire. Spetterà alla voce dell’anima fermare il vento, raccontando l’ozio e il pensiero con una raffinatezza estetica che ne cancella i luoghi comuni.

Le parole, scritte da Marcantonio Gallo ma mescolate alle poesie di Vittorio Bodini, Salvatore Toma, Girolamo Comi non sono più soltanto parole, ma diventano carezze, specchi, occhi, che dialogano con tutto, con la pietra, con l’albero, con un paese che dorme, immaginario luogo di confine o forse no: non c’è parola che non si confronti con una nostalgia della terra e delle creature che la abitano. È la nostalgia che appartiene alla memoria di ciascuno di noi, alla radicalità del vivere in questo lembo di Sud, immaginaria e immaginosa linea di confine. La visione poetica diventa sguardo che scandaglia, restituisce esistenze, ribadisce un’appartenenza a un luogo – una terra -, avvertito costantemente come un altrove.
 
L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

red. Arte e Luoghi