Quo vado? Alla ricerca dell’Uomo

I luoghi della parola/Spazio recensione

L’attore italiano Luca Medici, in arte Checco Zalone, campione di incassi nell’ultimo film “Quo vado?” per la regia di Gennaro Nunziante

Checco Zalone: una rivelazione?  

di Anna Paola Pascali

Checco Zalone: una rivelazione? No: una conferma di un umorismo trasgressivo abbinato ad una giusta e pungente dose di sarcasmo, non sempre recepibile nella sua integrità.

In “Quo vado?”, dove l’attore pugliese interpreta il ruolo dell’italiano medio, impiegato nell’ufficio provinciale caccia e pesca, con la “fissa” del posto fisso, mette in rilievo le debolezze, celate da finti perbenismi, moralismi e ombrose omertà, di una società, alquanto mediocre, caratterizzata dal clientelismo e dalla corruzione.

 

Nella prima e indimenticabile repubblica il paradosso della capacità di adattamento di un italiano qualunque, attaccato al suo posto di lavoro, va in contrasto con il sogno di una giovane donna ricercatrice che studia gli animali in via di estinzione, Valeria, interpretata dalla bravissima Eleonora Giovanardi, uscendo dagli schemi e vivendo secondo dei valori, a volte discutibili, in netta contrapposizione con l’apologia della vita di Checco.

A causa di una riforma, varata dal governo per la pubblica amministrazione, che decreta il taglio delle provincie, Checco si vede costretto a scegliere se lasciare il suo amato posto fisso, la sua vita da scapolo viziato, o essere trasferito lontano da casa.

Ovviamente, Checco accetta i trasferimenti e si vede sbattuto in giro per il mondo fino ad arrivare al Polo Nord, dove appunto conosce Valeria e se ne innamora.

Qui comincia una nuova vita dove frequenta gente con abitudini diverse da quelle italiane. Gente civile e dedita al lavoro ma priva di allegria.

La tristezza dell’efficienza, delle regole, delle responsabilità e dell’assoluto senso civico non tarda però ad incupire lo spirito “colorato” di Checco…

Ma tutto gravita intorno alla capacità di cambiamento e di rivoluzione dell’uomo che porterà alla fine ad una radicale soluzione per una vita nettamente diversa e migliore che coinvolgerà, indirettamente, la famigerata dottoressa Sironi (interpretata da Sonia Bergamasco) che aveva cercato, senza ovviamente riuscirci, di “comprare” il suo licenziamento con cospicue offerte di liquidazione alle quali Checco non aveva ceduto.

Magistralmente diretto da Gennaro Nunziante la pellicola ha ottenuto oltre 52 milioni d’incasso. E’ stato definito un film nazional-popolare, adatto a fasce deboli che amano la comicità semplice e povera e, come tutti i film di Zalone, si è detto anche che urta la sensibilità a causa dell’esaltazione dei pregiudizi dovuti ad un tipo di comicità spicciola e spesso stupida.

Ebbene sì: faccio parte di quel gruppo di persone che ama la comicità, apparentemente spicciola e stupida, di Checco Zalone. Di conseguenza tutti coloro che apprezzano l’attore diventano stupidi e poveri di cultura e interessi. (Questo è il giudizio di alcune persone). In verità vi dico (e non sono Cristo né ho intenzione di diventarlo!): a volte, la semplicità e l’ironia sono molto più profonde, taglienti e ponderate di tante pesanti “situazioni” dove l’intellettualismo etico prevale sul buon senso e la capacità di vivere in modo semplice, a braccetto con l’ironia fattasi “carne e uomo”. Una sana risata, spesso, fa più bene di tanti pensieri filosofici, seriosi, pesanti che incupiscono l’anima. 
Se poi, insieme alla risata, suscitata da una buona comicità, c’è anche un arguto valore intrinseco è il top!
Questo è il mio umile e “stupido” pensiero.

Aggiungo: mai come in questo film Zalone prende in giro il nostro “suscettibile” modo di essere e ci fa riflettere in modo veramente poco ironico su come, forse, sarebbe meglio comportarci per una civile convivenza.

Dissacrante o… veritiero? Povero o audace? Comico o sconvolgente?