Artemide’s Garden, the rural Art gallery

Intervista a Doriana Agrosì ideatrice di  Artemide’s garden the rural art gallery, un poliedrico centro di servizi artistici e culturali

L’arte contemporanea nei luoghi rurali. Sostenibilità, scambio e… serendipità

di Antonietta Fulvio

C’è un luogo nella Marina di San Gregorio a Patù, estremo lembo del Sud Italia in provincia di Lecce, dove l’amore per l’arte si coniuga con quello per la natura. È l’Artemide’s garden the rural Art gallery che aprirà le sue porte quest’estate e il deus ex machina ha il volto solare di una giovane donna, Doriana Agrosì, originaria del Salento che ha scelto di ritornare e costruire in questo luogo magico il suo futuro. Il mal del Capo di Leuca, il desiderio di dar retta al suo cuore e all’amore per la propria terra hanno avuto il sopravvento e una sorta di serendipità l’ha portata alla riscoperta dei luoghi, talvolta anche abbandonati o poco frequentati, ad immaginare situazioni in cui convogliare le potenzialità di attività rurali quasi misconosciute. Da Patù a Cutrofiano, da Tricase a Corigliano, spazi itineranti di un unico laboratorio incentrato sulle attività di scambi culturali uniti alla sostenibilità. L’abbiamo incontrata e conversato piacevolmente del suo progetto Artemide’s garden the rural art gallery che noi di arte e luoghi non potevamo non raccontare.

 

Che cos’è Artemide’s Garden the rural art gallery?

Artemide’s Garden è un centro per l’arte contemporanea sostenibile, che offre diversi servizi per artisti, aziende e alla comunità. Ha come settore di intervento l’arte contemporanea coniugata all’ottica della sostenibilità ambientale. Le attività che vogliamo proporre sono molteplici: dai dibattiti, ai corsi, laboratori, gite e scambi culturali per la promozione dell’arte contemporanea sostenibile con una visione inter-culturale, diffondendo la consapevolezza delle tradizioni locali che devono andare in linea con la tutela degli spazi pubblici utilizzati sensibilizzando altresì la cura dell’arredo urbano.

Come nasce l’idea?

Nasce dal mio sogno di coniugare l’amore per ogni forma di comunicazione artistica con la salvaguardia della natura e di poter ammirare e diffondere questo tipo di espressioni artistiche nel territorio dove vivo. Un progetto che attraversa i luoghi: dal bellissimo Palazzo Liborio Romano alla masseria didattica Piccapane a Cutrofiano, dall’associazione Aleteya a Corigliano alla chiesetta dei diavoli a Tricase e, appena saranno terminati i lavori, la campagna di San Gregorio (Patù). Luoghi rurali che mi permettono e permettono agli artisti di vivere in un contesto rurale culturalmente stimolante. L’Artemide’s garden infatti è incentrato sugli scambi tra artisti, di età e paesi diversi, che avranno la possibilità di vivere l’ambiente rurale e pieno di storia che offrono le piccole aziende agricole che seguono i valori dell’auto-produzione, della filiera corta e della produzione biologica. Con uno sguardo attento al recupero e alla valorizzazione delle specificità del territorio il tutto sempre nell’ottica della sostenibilità ambientale.

Come unisce la sostenibilità e l’arte contemporanea?

Il mio progetto cerca di rendere più visibile una necessità vitale: un’urgenza di espressione artistica che molto spesso si colloca in modo interstiziale e imprevisto rispetto ai percorsi ufficiali. Partendo d queste premesse “The Garden of Artemide” intende restituire gli spazi rurali poco frequentati, le piccole aziende agricole dedite all’auto-produzione, agli artisti, in special modo a quelli che operano in ambiti inusuali, trasversali o che manifestano un atteggiamento lontano da certi meccanismi consolidati nel mondo dell’arte contemporanea. Vivere un contesto rurale culturalmente stimolante aiuta non solo il bambino ma anche l’adulto grazie all’allenamento del libero pensiero, ad essere più sicuri di sé, più autonomi, ad essere più consapevoli. Frequentare e vivere in una realtà agricola che segue principi di vita sostenibili e coltura biologica ha costi bassi per l’intera comunità e non solo, anche grazie al baratto e alla condivisione permette di vivere qualitativamente meglio ed ha un più alto rendimento a livello del benessere fisico ed economico. Grazie alla continua organizzazione di nuovi incontri culturali, corsi e laboratori si è in grado di trovare stimoli sempre nuovi, socializzare facilmente e acquisire velocemente nuove competenze.

Quali sono gli artisti che ha ospitato?

In poco più un anno di attività l’Artemide’s garden ha ospitato opere  di artisti da tutta italia: una collettiva sul tema del viaggio, della donna migrante che attraversa le Terre di Mezzo, spazi geografici o mappe emozionali…Viaggio inteso come incontro vs scontro, donne in transito e trasformazione, viaggio mai finito o mai accettato.). Gli artisti con i quali ancora collaboro sono Gina Affinito da Caserta, Federica Gabrieli dall’Umbria, Fosco Grisendi da Reggio Emilia, Lorena De Leo da Venezia, Francesca Lovato da Vicenza, Sabrina Schiralli da Molfetta, Luciana Trappolino da Taranto, Antonella Zito da Francavilla Fontana. A questi si aggiungono gli artisti locali Annalisa De Marianis da Martano, Christian Imbriani, Silvia Recchia, Andrea Scolavino e Chiara Spinelli da Lecce, Simone Russo da Soleto, Vito Cannazza da Galatina, Fabio Giannotta di Tricase. Infine ci sono gli artisti locali affermati da tempo a livello internazionale come Enza Mastria originaria di Ugento, Lucio Calogiuri di Lizzanello, Giorgio Fersini di Tricase, Marco Galliani da Patù il mio paese, con i quali si sta costruendo una forte e solidale collaborazione.

 

Progetti per il futuro?

L’intento sarà sempre quello di promuovere il nostro territorio, lo scambio interculturale e la consapevolezza che l’uso di materiali naturali in campo artistico è possibile, anzi è l’unico possibile perchè noi siamo parte intriseca del mondo naturale. Perciò in programma a breve termine ci sono già un concorso per ospitare in residenza tre artisti stranieri e tre artisti locali per sperimentare nuove tecniche con materiali naturali o eco compatibili; una rassegna invernale sul tema della bio diversità dei nostri prodotti agricoli locali; ed infine un progetto di viaggio sostenibile in tutta Europa (in bicicletta o con mezzi di mobilità sostenibili) per conoscere e promuovere le altre realtà (gallerie, musei e centri d’arte) che ospitano opere e artisti in linea con l’ottica del mio progetto. A lungo termine invece l’intento è quello di trasformare il Centro di Sperimentazione in un Centro formativo a stretta collaborazione con gli operatori turistici locali del Capo di Leuca con l’ambiziossissimo obiettivo di renderlo fruibile in ogni suo spazio rurale (anche quelli abbandonati), arricchito con opere d’arte come fosse una galleria d’arte all’aperto e diffusa.

Mi racconta qualcosa di Lei, del desiderio di ritornare nel Salento?

Io sono cresciuta in giro per l’Italia e negli ultimi anni per l’Europa, dico cresciuta perchè quando si viaggia si cresce e si impara ad un livello esponenziale rispetto a quando si sta fermi in un posto, perchè in poco tempo è necessario adattarsi e creare rapporti con le persone e con il territorio. Il Salento è la mia terra di origine, per me non significa solo mare cristallino e pescoso, terra di buon cibo, di tradizioni e cultura milleniarie, è parte di me, ed ogni occasione era buona per ritornare ma è un luogo pieno di contrasti e di divisioni, dove non trovavo (ed è ancora raro) quello di cui ho sempre avuto bisogno, perchè abituata a vivere in grandi città dove l’offerta culturale e artistica è grande e ben articolata. L’esigenza era quella di tornare nel Capo di Leuca ogni volta possibile, anche a discapito del portafoglio e dei legami affettivi ormai creati in terra straniera. Così è stato naturale prendere la decisione di ritornare e cercare di trovare la mia stabilità economica nel Salento, di non abbandonare né la mia terra di origine né la mia passione per l’arte per la natura.

Qual’è oggi il suo rapporto con questa terra? E con l’arte?

Adesso il mio rapporto con il Salento è molto meno conflittuale, ho imparato ad accettare le conflittualità di questa terra, e sto intrapendendo una sfida con me stessa più che con il territorio. Prima mi chiedevo: si può vivere, lavorare e crescere nel territorio che si ama in modo decoroso e sostenibile nonostante tutte le difficoltà esistenti? Ovviamente la mia risposta era no, difatti sono partita, probabilmente perchè ero io che ancora non avevo le chiavi e i mezzi per rispondere in modo positivo a questa domanda, già di per sé negativa. Ora penso che abbandonando ciò che si ama difficilmente lo ritroviamo come vorremmo, intatto e splendente. Se amo il territorio Salentino solo prendendomene cura io stessa, con consapevolezza e costanza posso esser sicura di preservarlo e di fare in modo che produca ricchezza e benessere sia economico che sociale. La cosa che spero è di poter contribuire affinchè sempre meno artisti abbiano bisogno di andare all’estero per poter formarsi ed avere successo nel campo dell’arte. Soprattutto affinchè sempre meno persone debbano esser costrette a comprare un biglietto d’aereo per poter prendere coscienza della ricchezza e dell’uso consapevole del proprio territorio, per poter esser stimolati a livello culturale e artistico.