La Bellezza in Costituzione

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Due anni fa, il 22 maggio 2014, l’on. Serena Pellegrino, in totale sordina, depositava la Proposta di Legge Costituzionale n. 2401 per il riconoscimento della bellezza come principio nella nostra Costituzione.

di Antonietta Fulvio

C’è una targa a Firenze, in piazza dei Pitti, che ricorda la permanenza dello scrittore Dostoieskj tra il 1868-1869, anni in cui firma il celebre romanzo L’idiota. Che sia stata anche il trovarsi in una città d’arte quale quella fiorentina ad ispirargli la frase, attribuita al principe Myskin, “La bellezza salverà il mondo?”
Ma cos’è la bellezza? Sempre per lo scrittore russo è un enigma e in fondo le cose belle non si possono spiegare. Ma un dato è certo non si può vivere senza bellezza e noi, italiani, siamo un popolo fortunato perché siamo immersi nella bellezza.
Nonostante lo scempio che talvolta siamo costretti a subire. Carcasse monumentali di progetti mai conclusi, zone industriali che feriscono i paesaggi del Belpaese, da Sud a Nord, patrimoni architettonici lasciati in balia se non del tempo e dell’incuria degli uomini alla mercé di vandali e criminali – la storia di Carditello docet – rifiuti, di ogni genere, che trasformano le nostre periferie in discariche a cielo aperto per non parlare del pericolo che corre l’ambiente con le trivellazioni proprio lì davanti alla bellezza delle coste del mare che eppure ancora conquista vele blu.
Saper riconoscere la bellezza, forse è proprio questo il problema.

Capire che la bellezza è il nostro petrolio! E c’è chi ci crede e dando voce ad una buona fetta del Paese ha presentato quasi due anni fa una proposta di legge Costituzionale. L’iniziativa è dell’onorevole Serena Pellegrino, deputata di Sel, che ha proposto di aggiungere al primo articolo della nostra Costituzione il seguente comma: «La Repubblica Italiana riconosce la bellezza quale elemento costitutivo dell’identità nazionale, la conserva, la tutela e la promuove in tutte le sue forme materiali e immateriali: storiche, artistiche, culturali, paesaggistiche e naturali».
«Negli ultimi 70 anni – spiega l’onorevole Serena Pellegrino abbiamo smarrito la via e la Bellezza ha subito un colpo mortale Non possiamo negare che la promozione e produzione di Bellezza sia andata man mano riducendosi e purtroppo le politiche dei nostri governi non hanno certo contribuito a darle linfa. È ormai unanimemente riconosciuto che l’ultimo pensiero architettonico in Italia risale al ventennio fascista: un colpo mortale per la nostra “giovane” democrazia.»
La ricostruzione nel Dopoguerra ha visto modificarsi le nostre città, si è ricostruito e costruito ma anche quando sono state rispettate le norme urbanistiche non si è prodotto bellezza, «non si possono dire certamente belle Marghera, l’Ilva a Taranto, Mirafiori a Torino, Servola a Trieste, Corviale a Roma, quartiere Zen a Palermo, Quartiere Libertà a Bari, Quarto Oggiaro a Milano…» fa notare la stessa Pellegrino che spiega «Attuando le norme urbanistiche abbiamo potuto suddividere e sezionare il territorio, dimenticando che fosse un Patrimonio, come se fosse una torta, abbiamo realizzato le periferie residenziali – un tanto al metro cubo – suddividendole per gerarchie sociali, attraverso piccole e grandi lottizzazioni, relegato le aree industriali e artigianali lontane dai centri abitati e infine abbiamo potuto “miracolosamente” salvaguardare i centri storici per una intuizione di chi ha inventato la “zona A”: unico reperto da salvaguardare della famigerata zonizzazione.
Ma questo nostro territorio con il patrimonio immenso che abbiamo avuto la fortuna di ereditare e che a nostra volta lasceremo ai nostri figli va tutelato e prima ancora riconosciuto. Così come in ognuno di noi deve maturare la consapevolezza di possedere un grande patrimonio di cui tutti ma proprio tutti dobbiamo ritenerci custodi. Nel corso della storia il variegato popolo italiano ha saputo declinare con sapienza, cura e amore inestimabile il pensiero in realtà. Le opere artistiche e paesaggistiche, segni positivi inequivocabili dell’uomo, hanno avuto la massima espressione sul nostro territorio, lasciandoci un patrimonio di inestimabile Bellezza. È proprio per questo che la caratteristica distintiva e reputazione universalmente riconosciuta all’Italia è la Bellezza. Ed è per questo, dopo essermi confrontata e aver avuto l’appoggio, il sostegno e, immeritatamente, anche il plauso dei maggiori interlocutori in tema di storia, di arte, di cultura, di architettura, di musica, di ambiente e di paesaggio ho lanciato questa sfida». Una sfida partita il 22 maggio 2014 quando la proposta di legge n. 2401 è stata depositata in totale sordina e poi presentata il 26 novembre 2014, nell’ambito del convegno “Riconoscere la Bellezza” al quale presero parte, tra gli altri, gli onorevoli: Massimo Bray, Salvatore Matarrese, Mario Marazziti, Alessandro Pagano, Roberto Marti, Paolo Grimaldi, Giorgia Meloni, Pia Elda Locatelli, Pino Pisicchio, Titti Di Salvo, Adriano Zaccagnini, Francesco Paolo Sisto presidente della I Commissione affari costituzionali, Dario Franceschini ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo e il critico e storico d’arte Philippe Daverio.
E “Riconoscere la Bellezza” è diventata un’associazione, presieduta dalla stessa Serena Pellegrino, che organizza seminari e convegni, in lungo e largo per l’Italia, come quello svoltosi ad Udine lo scorso ottobre 2015,  che dialoga e si confronta con enti, scuole e realtà del territorio.
«Dopo aver percorso L’Italia da Nord a Sud, raccogliendo adesioni tra le più diverse associazioni – piccole e grandi – ambientaliste, culturali, artistiche, associazioni di professionisti, di agricoltori, di musicisti… Più di 150 parlamentari, filosofi, critici d’arte, geologi… e tantissimi cittadini, più o meno famosi, che a titolo personale hanno aderito e sostenuto la PdL, oggi finalmente possiamo pronunciare la parola “Bellezza” senza timore di equivoci!» – sottolinea la stessa Pellegrino che continua: «In soli due anni, dopo decenni e decenni di disprezzo e spesso derubricata tra la categoria dell’effimero, questa parola è stata finalmente riabilitata. Tant’è che lo stesso Governo la sta promuovendo, la parola! Prossimo passo?
Farla calendarizzare in Commissione Affari Costituzionali perché il Parlamento si pronunci, dia avvio e si apra, fuori e dentro dalle istituzioni, un chiaro ed esplicito dibattito. Il progetto deve essere analizzato in tutte le sue sfaccettature altrimenti si corre il rischio di farne una icona senza concretezza. Le Rivoluzioni culturali passano sempre attraverso dibattiti accesi e profondi» conclude l’onorevole Serena Pellegrino.
E passo dopo passo si moltiplicano le adesioni e il viaggio dell’associazione continua forte della propria mission: rieducare facendo ri-conoscere la bellezza perché come sosteneva Albert Camus «La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza.»

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