Ricordando Renato Guttuso il maestro di Bagheria

FOGGIA. Si è chiusa il 4 febbraio la mostra dedicata a Guttuso da Giuseppe Benvenuto proprietario della “Contemporanea Galleria d’Arte” . La personale, realizzata in collaborazione con la Galleria di Stanislao De Bonis di Reggio Emilia, ha raccolto trentacinque opere appartenenti a tutte le fasi dell’artista, dagli anni ‘30 agli anni ‘80.
Tra le opere presentate spiccano alcuni lavori in olio su tela come la Natura morta con telefono e caffettiera (del 1973), Luxor del 1959 e Finestra con tenda rossa del 1960, oltre ad un’opera realizzata con matita, acquarello e china su carta dal titolo Due volti, del 1983, un’opera in china e acquarello stesi a pennello su carta intelata dal titolo I tetti di Roma, via Leonina, del 1961, e alcuni acquerelli su carta che ripercorrono il suo viaggio in Egitto (1959).

«Opere scelte, circa trenta lavori, fra cui pezzi rari e preziosi, – ha commentato lo stesso Benvenuto – per meglio conoscere le diverse fasi della sua ricerca e la ricchezza tematica della sua pittura». In mostra, dipinti ad olio su tela, chine, tecniche miste e matite di ogni decennio e di ogni soggetto caro all’artista: intense nature morte, figure, luoghi quotidiani e moderne scene di genere. Ampio spazio è stato dedicato non solo a studi preparatori, ma anche ad opere finite, parte di un preciso percorso di studio ed approfondimento. Buona parte della mostra è stata incentrata su una dimensione privata e intimista di Guttuso. Tra le chicche e perle curiose: rarissime chine raffiguranti la moglie ritratta dall’Artista durante i loro viaggi privati e i famosi nudi dedicati a Marta Marzotto. Per finire, opere della serie La Crocifissione ed una selezione di chine e disegni su carta, per analizzare i diversi approcci di Guttuso alla figura. Tra le opere ad olio anche una splendida opera dedicata all’eruzione dell’Etna pubblicata sul catalogo “Fondazione Pirelli” ed un suo autoritratto”.

“Renato Guttuso è un artista in aperto confronto con l’epoca in cui visse – sottolinea in una nota critica Giuseppe Marrone – e rimane impossibile poter cercare di limitare la potenzialità critica in una griglia che non tenga conto della complessità di un uomo che di questo confronto nutre il proprio senso morale esistenziale. La vita e la produzione artistica, assieme alle visioni ideologiche, sono un tutt’uno che si apre sul piano formale di contrasti necessari a fissare l’estensione della sua dimensione estetica. Guttuso sposa inizialmente un fauvismo coloratissimo, piano ed espressivo che ricorda Van Gogh e Sautine, per scegliere una dimensione spaziale più costruita, un colore “sonoro” e una disposizione complessa dove i piani si intrecciano a costruire “rifrazioni prismatiche” immerse in una prospettiva non tradizionale. Nel secondo dopoguerra, memore della propria giovinezza siciliana, e tenendo presente il proprio impegno politico, aderisce alla definizione di arte dell’Internazionale comunista del ’48, che dichiara stile della rivoluzione il realismo socialista, che pure non annienta l’inquietudine della ricerca che si muove tra astrattismo e realismo.

red.