Per me Aldo si è rivelato un dono

Intervista ad Elena Pranzo Zaccaria Giuffrè in occasione dei primi 100 anni di Aldo Giuffrè

Antonietta Fulvio

Il 10 aprile Aldo avrebbe compiuto cento anni ma sono già trascorsi quattordici anni senza di lui. Quale è il suo primo pensiero? E quali sono gli eventi che si terranno per celebrarlo?
Io l’ho conosciuto tramite un amico di vecchia data che recitava con Aldo e Carlo Giuffrè, mi fu presentato nel lontano 1982 e per me si è rivelato un dono, potevo stare solo con lui perché era una persona profonda e intelligente, carismatica al di là della sua personalità importante, sia come artista che come uomo non potevo trovare di meglio. Gli eventi sono tanti, un ciclo di quatro rappresentazioni su Rai 5, l’intitolazione della scalinata in via San Felice al Vomero dove ha vissuto e poi la mostra alla Biblioteca Nazionale di Napoli dove ho donato il Fondo Aldo Giuffrè.


Una vita per il teatro, per il cinema, la televisione e soprattutto per la scrittura. Un artista a tutto tondo che manca tantissimo. Tutto ebbe inizio nel 1947, con il debutto in Napoli milionaria del grande Eduardo De Filippo al Piccinni di Bari, “Da quel momento non mi sono più fermato” raccontava… ma a parte le sue straordinarie interpretazioni nel teatro dialettale, anche con il fratello Carlo, Aldo Giuffrè ha interpretato i grandi classici e il pensiero va agli anni del Piccolo Teatro di Milano con Giorgio Strehler, a Cesco Baseggio che riteneva suoi maestri insieme a Totò… cosa significava per lui salire sul palco e incontrare il pubblico…e come ha affrontato la malattia che lo aveva colpito proprio nella voce che per un attore è così determinante?
Aldo era molto grato al suo pubblico, per lui era l’unico che contava ebbe un premio il “Nettuno d’oro” che gli fu conferito al Teatro comunale di Bologna con la pièce di Pirandello “Questa sera si recita a soggetto” ed è stato il premio a cui più era legato proprio perché lo dava esclusivamente il pubblico. Aldo diceva sempre “noi dobbiamo tutto al pubblico”. Per quanto riguarda il dramma della voce l’ha affrontato con la sua solita filosofia, la sua voce chiaramente era lo strumento che lui usava per il suo lavoro ma ha affrontato tutto con forza e tanta dignità, non si è mai lamentato, non si è mai arreso… ha inventato un’altra voce. Una sola volta, in 28 anni di vita insieme, solo una volta mi disse la frase “sono come un pianoforte senza i tasti neri”, tutto qui, però sapendo respirare, sapendo usare bene il diaframma, ha continuato tranquillamente con la sua meravigliosa stellare carriera.
Non solo interprete sul palco, Aldo Giuffrè ha portato in scena e diretto soggetti teatrali di cui era autore, penso, tra le altre, a Fine del gioco (1988), La signora è cotta? (1989); La risposta è no (1993) Parole d’amore (2001) per non parlare dei classici da Molière, a Plauto, Pirandello, Scarpetta, Goldoni, Eduardo De Filippo… Una carriera lunghissima e costellata di successi, un protagonista assoluto del teatro italiano ma come era nella quotidianità Aldo? Era davvero come ebbe modo di dire (durante una intervista realizzata in occasione della presentazione del suo secondo libro, nda) “uno zingaro felice”?
Aldo si definiva “zingaro” perché era sempre in giro e prima le tournée duravano sette, otto mesi e “felice” chiaramente perché faceva un lavoro che lo appassionava e credo che quando si ha passione per quello che si fa sia tutto.
Aldo Giuffrè approdò al cinema nel film “Assunta Spina” diretto da Mario Mattioli. Era il 1947 nel cast la grande Anna Magnani ed Eduardo De Filippo, poi ci furono i film da Ieri oggi e domani di Vittorio De Sica al ruolo del Capitano Clinton ne Il buono il brutto e il cattivo di Sergio Leone per non parlare dei film con Totò…

Qual era il pensiero di Aldo sul cinema?
Il cinema avrebbe tanto voluto farlo da regista perché lui era un uomo di teatro, la sua frase era ‘il teatro è dell’attore, il cinema è del regista’. Lui era bravissimo anche nel cinema e anche se era tutta un’altra storia, perchè nel cinema si possono provare le scene tante, tante volte, in teatro no, in teatro si va in scena amnche quando stai male, quando soffri sia fisicamente che moralmente Però certamente apprezzava molto anche il cinema.


Dal grande al piccolo schermo, tanti ruoli in sceneggiati e commedie anche conduttore del varietà Senza rete. Cosa pensava della televisione e del teatro in televisione?

Aldo era contrario al teatro in televisione A parte il fatto che i classici come diceva lui in televisione sono molto duri, sono molto difficili però per la frase che lui diceva spiritosamente ma con convinzione era “Già agli italiani sono pigri portargli pure il teatro in casa Forse è un po’ troppo” era una sua battuta però credo che lo pensasse realmente.
Fu proprio Aldo ad annunciare la fine della guerra il 25 aprile dai microfoni della radio, la Eiar divenuta poi Rai. Cosa avrebbe detto oggi del drammatico momento storico che stiamo vivendo con due atroci conflitti e tanta disumanità e violenza?
Credo che anche Aldo avrebbe vissuto male chiaramente questo momento storico, anche se era molto filosofo, una persona che affrontava la realtà con deterninazione, ha affrontato la Seconda Guerra Mondiale, all’epoca lui era giovane quindi aveva dei ricordi indelebili su tante tragedie che aveva anche vissuto sulla sua pelle, quindi cosa avrebbe potuto pensare oggi? sicuramente sarebbe stato avvilito per tutto ciò che riguarda la violenza e la tanta disumanità di questo tempo.

Aldo amava molto anche la scrittura “scrivere è liberarsi” diceva, ed è stato autore di quattro romanzi In viaggio con amore, Amici come prima, I Coviello, La meravigliosa storia di Antonio Maraviglia, in quest’ultimo in particolare ritroviamo qualcosa di autobiografico… l’incidente che stravolge i lineamenti del protagonista conservandogli la voce e l’incontro con Elena e l’amore….
Mi piacerebbe sapere come vi siete incontrati, il vostro matrimonio segreto e romanticissimo nel Salento…

È vero l’ultimo romanzo è autobiografico con queste due fasi della vita di Antonio Maraviglia, anche secondo me sono le sue due facce. Aldo diceva sempre ‘una volta che il romanzo è scritto non appartiene più all’autore sono gli altri a dover dire la loro opinione’, è vero e cercava il personaggio femminile poi si è detto, beh ce l’ho accanto quindi ‘sfrutto’ Elena. Per cui è vero. Sì è proprio così, purtroppo non ha potuto pubblicizzarlo perché poi se n’è andato che aveva iniziato a scrivere un’autobiografia. Non amava far fare le biografie, a riguardo diceva ‘Tanto tutti, mogli, figli, parenti parlano bene perché è morto’ neanche l’autobiografia gli piaceva tanto però l’aveva iniziata, ha scritto solo una trentina di pagine circa in chiave assolutamente ironica, meravigliosa, di lui che nella pancia della mamma che si scoccia di stare lì, bussa e dall’altra parte la mamma ha le doglie, per cui c’è un inizio e delle cose veramente esilaranti, spiritose come era lui… (potete leggerle sul sito ufficiale, nda). Per quanto riguarda Lecce, sì gli piaceva stare, venivamo d’estate e andavamo al mare lì, in un agriturismo bellissimo di cari amici nel mio basso Salento. Il nostro primo incontro? Era il lontano 1982, un caro amico di vecchia data, originario di Lecce, faceva teatro con Aldo e Carlo e me lo presentò. Ci fu una presentazione classica, la stretta di mano durò alcuni secondi e poi essendo rimasta a lungo a Lecce la compagnia ‘Aldo e Carlo Giuffrè’, andavo ogni sera a teatro con il mio amico Massimo e dopo a cena parlavamo a lungo. Poi la compagnia terminò la sua tournée nel Salento e in Puglia e, prima di andar via, Aldo mi chiese l’indirizzo, glielo diedi convinta che poi non ci saremmo più visti e, invece, dopo le vacanze di Pasqua trascorse a Lecce, tornai a Firenze dove dove studiavo e dopo alcuni giorni mi arrivò una prima lettera di Aldo… Questo fu l’incontro, l’inizio basato su tanto dialogo e su tanta profondità. Aldo era un uomo profondo, introspettivo, carismatico, spiritoso per cui più di così veramente non avrei potuto trovare. Ci siamo sposati nel basso Salento in una chiesetta, appena restaurata, bellissima di Ugento.