“Insegnami la tempesta” di Emanuela Canepa
#ladevotalettrice | Le recensioni di Lucia Accoto
Il disagio è un campanello di allarme. All’inizio si presenta come un fastidio, poi cresce arrampicandosi nei pensieri. Quando compare ti senti fuori luogo, sorretto da gesti impacciati, abbottonati, che parlano di inadeguatezza. Non c’è nessun codice per abbattere il muro del disagio. La sensazione quella è e quella rimane se non trovi subito una svolta, una via d’uscita. Non è facile. E se hai un figlio lontano dalla tua anima pur avendolo vicino, trovi un deserto. Vorresti la sua voce accostata alle tue orecchie, gli sguardi puntati sui tuoi, anche se sono di resistenza, di ostinazione. Una mamma può capovolgere il mondo, la sua vita, cambiare prospettiva e progetti, ma quando non è in sintonia con i figli si sente persa. In lei vive un vuoto. Brucia di aspettative, di speranze, ha sete di normalità, di condivisione e cerca parole, discorsi, negli occhi. Le vorrebbe strappare dalle labbra e tatuarle sulle sue, qualunque esse siano, buone o cattive. Tutte, comunque, se arrivano a menti aperte portano a riflettere, a cambiare passo, all’avvicinamento o alla distanza.
Nel romanzo Insegnami la tempesta di Emanuela Canepa percorri le distanze tra una mamma e sua figlia. Vivi anche il conflitto interiore della donna che si sente esclusa dal dialogo e dalla complicità che la ragazza, invece, ha con il padre. Un mondo nel quale vorrebbe entrare anche a gamba tesa, ma lascia stare perché non trova gli strumenti per scardinare la chiusura della figlia.Senti sulla pelle il tormento, il disagio, l’ansia, la rabbia, il dolore. Avverti la confusione emotiva che porta una gravidanza e la ristrettezza delle scelte, i problemi che crescono insieme al figlio. Non si può tornare indietro e andare avanti è sempre un punto interrogativo. L’istinto è quello di proteggere i figli da chiunque e da qualunque cosa a costo di urlare o di tacere. A parlare spesso sono gli ordini, disattesi.
Buona la narrazione, pulito lo stile. Ripetitivi alcuni passaggi che portano il lettore a sentirsi un po’ soffocato