All’Arte non è dato l’oblio…
Il prossimo 24 maggio 2011 la città di Lequile ricorda l’artista Renato Centonze
All’Arte non è dato l’oblio, né deve esser rinchiusa nelle case ma circolare libera e perenne…
Lettera all’amico di sempre
Caro Renato,
Per me che ti scrivo è un giorno qualunque di maggio del 2011. Per te l’oggi ed il domani forse è un Punto, ma chissà cos’è per te veramente il Punto. Per chi è laico non osservatore di un Sole che proietta le ombre e ne volge la schiena, piace discorrerlo con chi ha il sapere e lascio il sapore della certezza o dell’essere ascoltato.
É l’ombra a suggerirmi quel contrario, ma questa volta la ignoro.
Le lettere da sempre si inviano, e, a volte, ci rimandano all’angoscia di non poterle recapitare. Ti chiedo:”Quando è il Punto?” Noi ne discutevamo e l’insegnavamo, era come il Residente privilegiato ed al contempo il nostro Primitivo; era l’in-definito nell’entità adimensionali spaziali, e, sebbene abbiano avuto ed hanno anche carattere posizionale, come una qualunque coordinata, di fatto, continuano a stupirmi e già ieri ci stupivano e approdavano a nuovo interesse in chi ci ascoltava. Quello del tuo immaginario è stato notevole forza attrattiva. Quel farlo immaginare ci ha uniti ed è stata la nostra sperata sorte. Poi, abbiamo smesso di farlo per motivi differenti. Tu hai scelto la strada della brevità, io del cammino determinato. Non ci siamo più trovati come in un Luogo geometrico, nell’insieme di tanti altri punti che dovevano avere una specifica proprietà, nonché l’esistere.
Ad esempio, anche quello di una presenza visiva il cui centro aveva, ha ancora ed avrà per sempre una distanza costante da altrettanti punti. Per noi “feticisti” di quella costante era così quell’essere. Il Centro nell’allora tuo e mio Visivo era dichiarato, chissà perché:”l’ovunque”. Ma, dal momento che è trascorso un anno da quell’ultimo dei Centri condivisi, oggi anche qui da noi, ti assicuro, è sofferenza adimensionale. Il Centro di cosa può essere se gli “ovunque” sono oggi così differenti? So che non te ne stupirai. So che, in questi giorni, le tue creazioni sonore riprenderanno ad emettere suoni e le rivedrai circondarsi di buoni amici. All’Arte non è dato l’oblio, né deve esser rinchiusa nelle case ma circolare libera e perenne, deve emettere e ricevere suoni, viverla così come è stata vissuta da chi l’ha prodotta. Questo è un sogno che vorrei s’avverasse a Lequile, nel tuo Paese e con l’opportunità della dedica che il territorio ti deve.
Desidero che il Punto del tuo ieri andasse a moltiplicarsi, diventasse la eco del tuo solito Fare e non solo per un giorno.
Il 24 di maggio sarai udito anche da quanti non hanno avuto l’ardire di scovarlo. Quel suono è fra le tue coordinate, ma questa volta ti assicuro che lo sentiranno. Quell’indefinito atemporale sarà ancora all’unisono di quei punti, sarà il tuo nuovo Centro da cui dipartiranno le molteplici emissioni visive, sonore e tattili. Lo stato d’animo (voglio definirlo al singolare perché sarà unico e irripetibile) sarà finestra da non chiudere. Lascerai, ancora una volta, le corde e la pelle del tamburo tese e sarà colore la canzone dell’anima che è memoria di noi tutti. La materia coloratissima avrà pennellate stratificate come ere geologiche mescolate da una tua Ragione, che è stata di vita nei vorticosi duelli con la stessa.
Caro Amico,
qui da noi si combattono battaglie inutili che mai vinceremo, ma a chi importa più vincerle. Potrai comprendere il dire di tanta amarezza. Solo a te posso dedicare questa lettera. Almeno si riuniscano queste ovvietà, per dare le certezze che nulla è più vano del vano. Vano, nell’allora, è anche lo scriverci. Lo faccio oggi per il tuo ieri.
Un affettuoso abbraccio ed a me giungano le tue note.
Dalla mia incertezza, un abbraccio.
Francesco