SULL’ESTREMA SOGLIA. La poesia di Arrigo Colombo
Da Lieto Colle “Sull’estrema soglia” di Arrigo Colombo
di Angelo Lippo
Poesia dal fiato lungo, da respirare a polmoni aperti, quella che ci propone Arrigo Colombo nel suo ultimo libro: Sull’estrema soglia, pubblicato nella collezione Graal dell’editore comasco Lieto Colle di Michelangelo Camelliti.
L’Autore, lombardo d’origine, attivo in Puglia come filosofo nell’Università di Lecce, dichiara senza infingimenti i modelli culturali ai quali si rifà la sua poetica: in primis T.S.Eliot e Novalis.
Del primo è facile intuirne la partitura fondata su varianti ripercorribili e intersecate fra di loro in una sorta di richiamo all’unità nel più ampio dettato lirico.
A Novalis sono invece ispirati i tre “Inni alla notte”, un primo assaggio di quanto Arrigo Colombo ha già in mente, che sicuramente troveranno quanto prima una loro verifica.
Preliminarmente c’è da sottolineare quanta e quale è la diversità di questi testi da quelli dai quali siamo sommersi, affidati per lo più al frammentarismo, alle folgorazioni rapide, mentre Colombo preferisce volare alto, abbracciare le nuvole del cielo e poi pian piano scendere giù verso le pianure, da cui riprendere a librarsi in uno slancio irripetibile.
I suoi testi non indugiano al descrittivismo fine a sé stesso, piuttosto preferisce la nominazione ripetitiva ma propedeutica ad allargare il significato e il senso delle proporzioni.
Ogni “variante” o “canzone” si snoda in una maratona di pensieri, di riflessioni acute, dalle quali partono continuamente altre indicazioni, altre ipotesi di approfondimenti, per potersi specificare nella totalità della presenza.
Difficile segnalare quel brano o un altro, perché ogni momento, ogni tensione poetica è un unicum da non lasciarsi sfuggire, da mettere a fuoco e scoprirne le qualità più profonde e necessarie. Perché tale diventa questa circumnavigazione di pensiero, di scavo all’interno dei significati e dei suoi intrecci spirituali. La poesia, allora si fa circolarità di azione e di vita, tensione da tenere fermamente salda per combattere “L’ombra”, per sconfiggere “il male del mondo immenso immensurabile, / vincerlo tuttavia una lotta lenta tenace / lotta di secoli di un’umanità intera / contro l’ombra la tenebra”. Una battaglia che Arrigo Colombo ha fatto sua declinando verso dopo verso la sua idea di poesia, la sua necessità utopica di dire quello che lo circonda e lo attira.