Martinelli tra gli autoritratti degli Uffizi
Donata il 30 settembre, alla collezione degli Autoritratti, l’opera dell’artista Andrea Martinelli
La donazione di Martinelli
La collezione degli Autoritratti della Galleria degli Uffizi, la più antica e prestigiosa del mondo, si arricchisce di un nuovo titolo, “la bocca” l’autoritratto di Andrea Martinelli
L’opera che l’artista pratese ha deciso di donare alla Galleria è una grande tavola che misura due metri d’altezza per 140 centimetri di base, dipinta con tecnica mista.
In concomitanza con la donazione, nella Sala del Camino (al Piano Nobile dell’edificio vasariano) è allestita la mostra in cui, oltre all’Autoritratto di Martinelli, è visibile una ventina di disegni e bozzetti p reparatori che rappresentano il percorso seguito da Martinelli per giungere all’opera finale.
Imprezisiscono la mostra alcuni scatti in bianco/nero che Gianni Berengo Gardin (il fotografo di fama mondiale con il quale l’artista pratese collabora ormai da circa dieci anni) ha eseguito durante il lavoro preparatorio dell’opera di Martinelli.
Accompagna la donazione dell’Autoritratto, e la mostra connessa, il catalogo edito da Gruppo Editoriale e recante l’introduzione del Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, che scrive: “Una bravura demiurgica, e per questo sottilmente inquietante, guida la mano di Andrea Martinelli in opere tali da trascendere l’abilità mimetica, pur suprema, di un disegno che non si fa mancare niente: la certezza del contorno, la saldezza del volume, la vibrazione del tratteggio, l’impeccabilità del chiaroscuro, l’evanescenza dello sfumato e altro ancora. Tutte corde intonate ad un’armonia soggettiva e cangiante, che fa di ogni suo autoritratto un racconto interiore espresso da una doviziosa esteriorità”.
L’iniziativa – ha detto Andrea Martinelli–è nata anni fa per volontà del Direttore degli Uffizi, Antonio Natali, che mi chiese un autoritratto per la collezione della Galleria. Ci siamo rivisti lo scorso inverno e io mi sono messo a lavoro iniziando un percorso fatto di disegni e bozzetti, di immagini ironiche e altre inquietanti. Si è trattato di un’esperienza nuova, che mi ha permesso di lavorare su me stesso. Alla fine ho scelto un’opea dove appaio più sereno, una sorta di sogno, anche se poi non si sa bene se è un incubo. Di certo –ha concluso Martinelli –mi rappresenta”
red. Arte e Luoghi