Oltre confine. Tania Welz in mostra al Castromediano
Dal 13 ottobre 2023 fino al 10 gennaio 2024 l’artista tedesca, d’adozione romana, per i Paesaggi del Museo Castromediano, nel catalogo della mostra il testo critico di Lorenzo Madaro
Il Museo Castromediano – in continuità con l’impegno e la riflessione dedicata all’Arte Contemporanea e alla necessità di creare momenti di riflessione collettiva sui temi della sostenibilità, del riciclo, della memoria, per sollecitare e generare “nuova bellezza” – sarà luogo, dal 13 ottobre 2023 fino al 10 gennaio 2024, di “Oltre confine”, mostra personale di Tania Welz per i Paesaggi del Museo Castromediano, nel catalogo della mostra il testo critico di Lorenzo Madaro.
Attraverso una selezione di opere dell’artista tedesca, da vent’anni residente a Roma, “Oltre confine” presenta l’instancabile ricerca artistica della Welz ed il suo continuo superamento, nel tempo, dei limiti tematici e formali. Una ricerca, la sua, orientata a esplorare nuove e inaspettate dimensioni espressive.
L’esposizione, è divisa in una serie di sezioni tematiche, che – in accordo con i “paesaggi” che caratterizzano la sistemazione della Collezione Archeologica del Castromediano – evocano uno scambio dialettico tra le opere e gli oggetti e i reperti custoditi nelle sale del più antico Museo pubblico della Puglia. Un dialogo tra la memoria più remota e le istanze di un “contemporaneo” sempre attento e teso, a suscitare stupore, interrogazioni generative e la partecipazione attiva del pubblico e dei visitatori nell’interazione con le opere.
La ricerca artistica di Tania Welz
I “paesaggi” che Welz propone al Castromediano, integrano i diversi aspetti della sua ricerca artistica: dalle prime sperimentazioni, passando per gli intensi ritratti psicologici della condizione umana, fino alle più recenti opere che fondono tecniche diverse e apparentemente inconciliabili. In tutti questi passaggi Tania Welz dimostra la sua propensione a oltrepassare i confini prescrittivi dell’arte per trasformarla in uno strumento di indagine della realtà del suo tempo.
Il lavoro di Tania Welz è “antico”, “alchemico” coltiva il tempo e i suoi segreti trasformativi, è impregnato da un raro grado di intensità emotiva, scava nuovi strati di comprensione invitando i fruitori ad intraprendere un proprio personale percorso di esplorazione e scoperta. Le sue composizioni intricate e futuribili, così come gli abbinamenti audaci e simbolici dei materiali, trasportano il visitatore in una dimensione spirituale e onirica, aprendo squarci inediti sullo spirito del tempo che stiamo vivendo e sulla condizione umana nel mondo.
Si legge in una nota dedicata alla sua opera: “Con ustioni, tagli e imbottiture di materiali umili che si contrappongono con inserti preziosi, Welz mette in moto una metamorfosi, una progressione costante di decadenza e rinnovamento, all’interno di un ciclo infinito di apparire e scomparire. Il suo lavoro si compone di una serie di istantanee in cui una vasta gamma di mondi materici si intrecciano, si danneggiano e si riparano — solo per un momento per poi separarsi nuovamente — nel tentativo di mostrare un ineffabile istante di vita e di congelare un momento di bellezza prima che inevitabilmente scompaia”.
Le opere in mostra
La mostra al Castromediano è dunque un invito a scoprire l’universo visionario della Welz e a lasciarsi ispirare dal suo modo di trattare i limiti dell’arte spingendoli verso nuovi ed inattesi confini.
Significativi i titoli delle opere che saranno in mostra. Nello spazio centrale del Castromediano, ad accogliere il pubblico “Echi di nessuna mente” primo lavoro della serie “Chaosmos” che utilizza la foglia d’oro come materiale principale con la iuta, la resina naturale, e il cotone, l’opera “esplora la correlazione tra il micro e il macro cosmo trascendendo la vita e la morte, sfidando i limiti della nostra immaginazione imprigionata nella nostra percezione dello spazio e del tempo”.
Per i Paesaggi del Sacro: “E poi arriva il sole”, un lavoro che racconta la dialettica tra sole e ombre, tra la “sontuosità” del velluto e la semplice materialità della iuta. Nell’opera, i due materiali si integrano: l’arrivo del sole porta la lucentezza ed il calore del velluto che gradualmente colonizza, con la sua forza e la sua ricchezza la juta con le sue povere origini a rappresentare l’ombra del mattino e l’opera dell’uomo.
Nello spazio dei Paesaggi dei Morti: “Tutto ciò che (non) puoi lasciare indietro”, un lavoro realizzato con la iuta riciclata proveniente dal Pakistan, dal Brasile e dall’India, il velluto e la seta per esplorare la difficoltà di lasciare andare il dolore e la sofferenza. Staccato dalla realtà, il disagio emotivo diventa un teatro dove “le ferite visibili in superficie possono diventare portatrici di opportunità e, potenzialmente sfociare in un sollievo per il proprio bagaglio emotivo, permettendoci di camminare nella vita con più pienezza ed un passo più leggero”.
Per i Paesaggi dei vivi, con “Seguendo la mappa dei tesori” Tania Welz propone tre tavole della serie “Chrysopoeia”. La iuta è “la terra solida delle nostre convinzioni da cui partono le radici che rappresentano il nostro lato oscuro. Attratte dal velluto le radici vanno in una sola direzione seguendo una bussola invisibile. Il velluto cangiante, con i suoi registri di luminosità che variano con l’angolo di osservazione, richiama il passaggio dalla notte al pieno giorno. Il conflitto una volta illuminato manifesta la ricchezza e la possibilità è in ogni integrazione. Tutto aspira a raggiungere la luce e anche nelle situazioni di conflitto la vita offre un’opportunità di evoluzione”.
Per i Paesaggi di Terra, in mostra sei opere della serie Chrysopoeia che “ispirata all’antica arte alchemica di trasmutare i metalli comuni in oro, esplora la metamorfosi artistica della stoffa in rame. Tania Welz combina l’intuizione dell’artista con la perizia dell’artigiano per sfidare i confini dei materiali tradizionali e le percezioni del pubblico. Ogni pezzo della serie “Chrysopoeia” inizia la sua vita come un pezzo di stoffa, semplice e malleabile. Welz lo modella e lo manipola, unendo arte e scienza in un processo che ricorda la pratica alchemica. L’artista immerge la stoffa in un lento processo di mineralizzazione, durante il quale la stoffa assorbe il rame, trasformandosi lentamente in un pezzo unico di arte metallica”.
Per i Paesaggi dell’Acqua, “I cacciatori dell’acqua”. “L’acqua esce dalle nostre mani e per sua stessa natura non può essere afferrata. Questa spinta sfrenata a voler possedere qualcosa che è impossibile afferrare, “è sempre stata la più spaventosa e autodistruttiva delle caratteristiche umane. Sfortunatamente, questo approccio fin troppo comune nei confronti delle nostre risorse, malgrado i continui ammonimenti che la natura ci offre, è a malapena considerato. Rischia così di generare uno scenario da incubo in cui pochi possiedono il bene più prezioso per il prossimo futuro, minacciando l’esistenza di intere comunità e, forse, anche l’esistenza dell’intero genere umano”.
Tania Welz è nata a Monaco di Baviera, in Germania, vive e lavora a Roma da oltre 20 anni. Il suo lavoro ha ricevuto diversi premi ed è stato esposto in mostre collettive e personali internazionali in Cina, Dubai, Varsavia, Los Angeles, Belgrado, Londra, Monaco e Roma.
(fonte: comunicato stampa)