La voce dei colori. Lo sguardo critico di Michele Campione
Arte e Luoghi/Libri
“La voce dei colori” di Michele Campione, edizioni Gelsorosso
L’artista Nicola Andreace tra le critiche d’arte del giornalista e scrittore pugliese
Si è svolta mercoledì, 23 ottobre 2013, alla Libreria Feltrinelli (in Via Melo 119 a Bari) la presentazione del libro “La voce dei colori” di Michele Campione, edizioni Gelsorosso.
Un pubblico numeroso ha partecipato all’iniziativa che ha fatto conoscere un ulteriore aspetto della personalità eclettica di Michele Campione (1929-2003) il quale, oltre che giornalista, poeta e scrittore, fu anche protagonista nel secolo scorso della storia della critica d’arte di Puglia.
Nella parte introduttiva di “ La voce dei colori”, Alessandra Campione ricorda in modo struggente il padre e sottolinea come il volume intende presentare ad un più vasto pubblico una selezione delle critiche del padre su alcuni pittori e scultori che nel secolo scorso furono protagonisti della storia d’arte della Puglia. A serguire un ampio saggio di Raffaele Nigro che, dopo aver parlato del periodo in cui l’arte a Bari era viva per il buon numero di gallerie d’arte dove si organizzavano personali e collettive, parla della vicenda personale e professionale di Michele Campione, il quale, «si spese, mettendo a frutto le sue conoscenze, in ambito di futurismo, espressionismo, metafisica, citazionismo, postmoderno e per tutto ciò che concerneva le avanguardie storiche e le produzioni posteriori […] con un occhio diviso tra certezze della figurazione classica e incertezze della sperimentazione moderna e postmoderna».
Arricchiscono il libro un ricordo del fraterno amico Michele Damiani e la selezione delle critiche d’arte di Campione su pittori e scultori supportate dalla raffigurazione di un’opera dell’artista per consentirne ai lettori una opportuna interpretazione. Tra gli artisti selezionati , accanto a Filippo Alto, a Luigi Guerricchio, ai fratelli Spizzico, a Francesco Speranza, a Remo Brindisi e altri, c’è Nicola Andreace, di cui parla anche Raffaele Nigro nel suo saggio introduttivo.
Campione, a conclusione del suo giudizio così scrive ”… Le opere (di Andreace) , con un linguaggio iconico di forte tensione espressionista ed un impianto grafico robusto, presentano storie che attingono ai valori del passato, ma parlano anche del presente, quando ci inducono a correlare i costumi di un tempo con quelli di oggi e a riflettere sugli straordinari strategici percorsi del progresso scientifico , tecnologico e culturale. Il forte valore simbolico della storia è sottolineato dall’intensità espressiva dei personaggi pieni di dignità e di orgoglio del proprio essere e della propria operosità fattiva; è completata dagli umili oggetti ludici o di basilare fruizione e dagli scorci del territorio, che, quasi fa da collante tra la tradizione di ieri e l’innovazione di oggi. Le composizioni hanno una considerevole pregnanza concettuale. Sono un documento storico del valore dell’amicizia, dell’antica solidarietà, intesa non come episodio eccezionale da reclamizzare, ma come normale modo comportamentale. Parlano non di rassegnazione, ma di voglia, da parte dei nostri padri, di trascorrere la propria vita con onestà e coerenza , per sentirsi in pace con se stessi e stimati dal prossimo. Analizzano il valore della nostra civiltà mediterranea , in cui rilevante è il confronto e l’iterazione fra culture, ideologie e fedi diverse. Puntualizzano la centralità dell’UOMO, che non può né deve essere sopraffatto dalla logica del profitto e dai parametri delle proprie capacità di produrre ricchezza. Sono un invito a non rigettare le conquiste del presente, ma a saperle sfruttare in modo costruttivo. Contengono la speranza dell’azzeramento della superficialità, del recupero della concretezza dei buoni sentimenti, quali la tolleranza e la disponibilità solidale e disinteressata verso gli altri.”
red. Arte e Luoghi