Per la memoria dei Luoghi. Casaranello

 

S. MARIA DELLA CROCE (CASARANELLO)
Una memoria da custodire, un tesoro da valorizzare

II Conferenza – Prof. Gino Pisanò
Giovedì 1 marzo 2012-  ore 18.00
Aula Magna Liceo Classico – Casarano

 

 

Prosegue il ciclo di conferenze dedicate a S. Maria della Croce (Casaranello) – Una memoria da custodire, un tesoro da valorizzare. Dopo la conferenza, tenutasi lo scorso 4 febbraio, sul tema “Recenti acquisizioni  per la conoscenza storica di Casarano” tenuta da Arcangelo Alessio Soprintendente per i beni Archeologici della Puglia, giovedì 1 marzo, secondo appuntamento ( a partire dalle ore 18.00, presso l’Aula Magna del Liceo Classico di Casarano)

L’iniziativa, promossa dagli studiosi Fabio D’Astore, Alessandro De Marco, Luigi Marrella e Leo Stefàno, si avvale della collaborazione di Associazione ArcheoCasarano, Società Dante Alighieri – Comitato di Casarano, Liceo Classico – Casarano, Associazione Liceo Docet, Lions Club – Casarano.

Gino Pisanò, critico letterario, storico della cultura, saggista, ed autore di oltre duecento pubblicazioni, che spaziano dall’Antichità classica all’Arte paleocristiana al Novecento, terrà una relazione  sul tema “I mosaici paleocristiani (V sec. d. C.) in S. Maria della Croce (Casaranello)”, soffermandosi in particolare sugli aspetti storici e simbolici dell’opera d’arte.

 

 

«Mossi unicamente dall’amore per il luogo – hanno affermato i promotori in una nota – e consapevoli che la conoscenza è fondamentale per la sua valorizzazione, abbiamo voluto organizzare una serie di incontri con autorevoli studiosi. La chiesa di Casaranello è una rara ed eccezionale testimonianza dell’arte paleocristiana, miracolosamente giunta fino a noi. E’ nostro auspicio che l’iniziativa possa stimolare nuovi studi, i quali contribuiscano a dare ulteriore rilievo a un tesoro storico, artistico e religioso che – conclude la nota – soprattutto per il suo mosaico, trova pochissimi esemplari similari superstiti in tutta l’area mediterranea».

Altri incontri sono in programma il 30 marzo, il 19 aprile, il 5 e il 31 maggio; i relatori saranno i professori  Paul Arthur (Università del Salento), Giorgio Otranto (Università di Bari), Francesco D’Andria (Università del Salento).

 

 


 

Casaranello e la sua Chiesa

Santa Maria della Croce

 

Ci sono tanti luoghi bellissimi, ricchi di fascino e di storia nel Salento. Casaranello, piccolo nucleo orginario di Casarano, è uno di questi. La storia di questo luogo si intreccia con la Chiesa di Santa Maria della Croce, testimonianza del Cristianesimo in terra di Puglia.

Edificata intorno alla metà del V sec. d.C. su un impianto a croce latina, a tre navate, la Chiesa è un raro gioiello di architettura paleocristiana. Per lungo tempo dimenticata, fu all’inizo del Novecento riscoperta da alcuni studiosi tra i quali  Arthur Haseloff che definì la Chiesa “il monumento più antico ed importante dell’epoca cristiana primitiva nel Sud-Est dell’Italia Meridionale”.

La facciata è molto sobria contraddistinta da un rosone scolpito sormontato da un arco di scarico e un portale rettangolare, sormontato da una lunetta inclusa in un arco lunato.

Sull’ala meridionale del transetto spicca il campanile a vela. L’interno è diviso in tre navate coperte con volte a botte. Al centro del transetto si innalza, su quattro pennacchi angolari, una piccola cupola, al centro della quale si trova un foro che la tradizione vuole avesse funzione di meridiana. Ma il visitatore che attraversa la navata non potrà non meravigliarsi e restare affascinato dai tesori che in essa vi sono custoditi e che hanno bisogno di essere continuamente salvaguardati e valorizzati.

Basta alzare lo sguardo per restare estasiati dalla vista del cupolone e dell’arcone absidale,ricoperti da mosaici del V sec. d. C., opera eccelsa di maestranze venute dal vicino Oriente e che dal Salento poi raggiunsero altri centri italiani tra cui Roma e Ravenna.

Il mosaico, realizzato intorno al 450 d.C., simbolizza il dogma della Theotokos Odegitria proclamato dal Concilio di Efeso nel 431 d.C. ovvero della divina maternità di Maria e fa di questa Chiesa se non la prima in assoluto, fra le prime testimonianze del culto della Theotokos della Vergine Madre di Dio.

Ma i mosaici non sono l’unica attrattiva. Le pareti con  i resti visibili di pitture bizantine e del ciclo di affreschi non fanno che aumentare lo stupore.

Databili tra XI e XIII secolo, gli affreschi si alternano sui pilastri e le pareti della navata centrale: tra di essi si possono ammirare “Il bacio di Giuda” e “L’ultima cena”, tra il ciclo di scene dedicato alla Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, e poi le immagini degli Arcangeli Michele e Gabriele, una Madonna col Bambino, S. Barbara.

Anche la volta della navata centrale è ricoperta da affreschi (XIII sec.) che rappresentano  scene della vita e della “passione” di due Santi martiri, Caterina d’Alessandria e Margherita d’Antiochia ma sono in  stile gotico, introdotto dagli Angioini.

La Chiesa ha conosciuto momenti di declino, già tra il 1500 e il 1600, le cronache vescovili riportavano il danneggiamento del tappeto musivo e del ciclo degli affreschi. Più volte nel Novecento sono stati effettuati una serie di restauri che, almeno in parte, hanno restituito l’antico splendore agli splendidi mosaici sopravvissuti.

Dell’immagine mariana sopravvive oggi solo una traccia sulla parete orientale dell’abside: un nimbo costituito da tessere rosse su fondo azzurro chiaro.

Un tempo l’intero abside e la cupoletta del presbiterio dovevano essere ricoperti da un unico mosaico. Le preziose tessere, dalle intense cromie che vanno dal rosso scuro, crema, bianco, celeste, cilestrino, verde, acqua marina, blu, viola, azzurro chiaro al rosa furono utilizzati per dar vita a splendide figurazioni di animali e piante, dalla coda di pavone simbolo della divina regalità al pesce, alla vite rampicante con grappoli d’uva e melagrane, tipici simboli paleocristiani. (an.fu.)