Mi spiacerà morire per non vederti più, il nuovo romanzo di Pazzi
Roberto Pazzi
“Mi spiacerà morire per non vederti più”, Corbo Editore
– A novembre su tutto il territorio nazionale –
Corbo Editore di Ferrara è lieta di presentare il nuovo, passionale, seducente e trasgressivo romanzo di Roberto Pazzi: “Mi spiacerà morire per non vederti più”, Venerdì 19 Novembre 2010 ore 18.00 presso la Sala dei Comuni del Castello Estense di Ferrara.
Roberto Pazzi reinventa il romanzo storico, intrecciandolo con l’attualità e le tematiche “calde” dei nostri giorni. Due storie d’amore, una omo e l’altra eterosessuale, che si inseguono,creando un perfetto connubio tra presente e passato.
Cosa succede, quando un ingegnere di mezza età appassionato di storia longobarda, scopre la passione travolgente per un professore incontrato in vacanza ed inventa un romanzo nel romanzo?
Lo scontro ed incontro fra mondi opposti, civiltà ormai lontane, ma così vicine perché accomunate dalla grande ricerca di ogni uomo: l’amore, la felicità, la trasgressione e l’appagamento personale. Un romanzo innovativo, creativo, dagli scorci storici dipinti nel dettaglio, grazie alla grande maestria ed eleganza che contraddistinguono l’inconfondibile stile di Roberto Pazzi. Una scoperta per i suoi nuovi lettori, ma anche per gli estimatori del romanziere ferrarese più tradotto nel Mondo.
Sinossi
“Mi spiacerà morire per non vederti più”
romanzo di Roberto Pazzi, edizioni Corbo
Due storie d’amore, una omo l’altra eterosessuale, s’inseguono nel romanzo con cui Roberto Pazzi torna alla Grande Storia di Cercando l’Imperatore, Vangelo di Giuda e Conclave, i suoi libri più tradotti. La vicenda si apre nel 590, con la visione dei giovani barbari in catene nel Foro romano, i bellissimi Angli il cui riscatto è conteso fra due cugini dalla nascosta identità. E si dipana fino al 596, a Roma, in piena età longobarda, nel passaggio fra la nuova morale e l’antica, vissuto da quei due cugini che più diversi non potrebbero essere : Gregorio Magno papa, che invierà in Britannia una missione per convertire gli Angli, e il colto senatore romano Eusebio Simmaco, della stirpe che aveva difeso, contro Sant’Ambrogio, la cultura del paganesimo travolta dal cristianesimo.
Questi vive con naturalezza ancora pagana, immune da sensi di colpa, la sua sessualità, e s’invaghisce del ventenne palafreniere Celeste, amante della figlia Ottavia. I due giovani innamorati, per sottrarsi alle sue brame, si rifugiano presso Gregorio. Fuggono quindi da Roma, inseguiti da Eusebio, che non si rassegna al negarsi di Celeste. E lo scenario si amplia in un costante movimento dei personaggi fra Roma e la Tuscia, e fra il monte Amiata e Roma, ponendo in campo i re longobardi, prima Autari e poi Agilulfo, insieme alla loro regina Teodolinda.
La morte di Autari in misteriose circostanze, durante una caccia al cervo sull’Amiata, consente al lettore una pausa nella duplice vicenda amorosa del romanzo. L’occhio intanto scorre sulle rovine di Roma e dell’Italia insanguinata dalla guerra gotica che aveva portato la città eterna a subire, fra il 535 e il 553, ben cinque assedi, passando da un milione e cinquecentomila abitanti a soli quindicimila.
Dopo varie e tumultuose peripezie, il matrimonio di Ottavia e Celeste e la nascita dei primi figli sembrerebbero placare Eusebio ma …
Tutto questo, e molto altro ancora, viene raccontato a un ospite, in vacanza, dello stesso albergo, da un personaggio odierno, l’ ingegnere milanese Gregorio Eusebi, oppresso dal mestiere di famiglia. Narrato di nascosto dalla moglie, che non sfugge al fascino dell’ospite, il romanzo è il suo modo di reinventarsi, profittando di uno sconosciuto per fargli credere di averlo scritto davvero. Gregorio mette così in scena giorno per giorno una verità che ignorava di sé e si farà strada mentre l’ospite lo ascolta incantato …
Il nuovo e più lungo romanzo di Roberto Pazzi nasce dalla fascinazione dell’età dei barbari che, distruggendo Roma antica, avevano creato una nuova realtà storica che si distende su tutto il Medio Evo, fino all’età moderna. Molto influisce sull’ispirazione dell’autore il misterioso destino dei Longobardi che, calati in Italia nel 568, dopo aver tenuto sotto il loro dominio gli italiani, finirono per sciogliersi nel popolo che avevano conquistato e scomparire dalla Storia.
Lo scontro e incontro fra opposte civiltà, moralità, sessualità, religiosità, è il riferimento d’obbligo, nell’ammiccamento costante al presente dal quale nasce il romanzo. Si pensi allo scandalo della pedofilia nella Chiesa, alla sessuofobia della stessa, a una risorgente intolleranza della diversità sessuale a vari livelli in Italia, non solo di governo, a un terreno culturale ed educativo che impedisce, a differenza della restante Europa, la promulgazione nel Bel Paese, a causa della negativa pressione del Vaticano, di una legge sulle coppie di fatto, come sul testamento biologico. Sono state anche queste limitazioni delle libertà civili di un popolo a muovere l’autore a scrivere il suo romanzo storico. Con un animo, si passi il confronto, simile a quello con cui Manzoni scriveva del malgoverno degli spagnoli del Seicento, avendo di mira l’oppressione straniera in casa sua degli Austriaci dell’Ottocento.
Il quadro storico di “Mi spiacerà morire per non vederti più” è piuttosto preciso anche se con qualche licenza, come l’anticipazione al regno di Autari della vicenda leggendaria della caccia di re Rachis, che si dice abbia ispirato la fondazione dell’abbazia di San Salvatore sull’Amiata.
Da una parte la civiltà pagana, la classicità greco romana, con la ricchezza infinita della sua Letteratura e del suo pensiero filosofico che da Platone arriva, attraverso l’emanazionismo di Plotino, fino alla diffusione dei primi vangeli cristiani. Dall’altra il cristianesimo delle origini, che s’impadronirà lentamente dell’anima dei barbari, e in cui prevarrà, dopo Origene di Alessandria, col concilio di Nicea del 325 ferreamente presieduto dall’imperatore Costantino, la rottura con il pensiero antico, appena interrotta dai due anni di regno dell’imperatore Giuliano, dal 361 al 363.
L’opera di Roberto Pazzi entra nel cuore di uno degli aspetti più delicati e sacrali, intimi e universali di quelle due civiltà nel momento in cui l’una, quella cristiana, inizia a prevalere sull’altra, quella pagana : la sessualità. E mettendo in scena una doppia storia di passione e di amore, una omo e una eterosessuale, mostra il profondo e inconciliabile dualismo fra etica omofoba e sessuofoba cattolica e libera espressione dell’eros non finalizzato alla procreazione che era alla base del pensiero classico.
Sono i temi che hanno guidato a interpretare il mondo antico Federico Nietzsche, Sigmund Freud, Oscar Wilde, Marguerite Yourcenar, Andrè Gide, Henry de Montherlant, Hermann Broch, Gore Vidal, Costantino Kavafis, Pier Paolo Pasolini. Sono le rivisitazioni del passato servite a capire i disagi, le lacerazioni, i ritardi, le intolleranze, i dualismi, le schizofrenie e i sensi di colpa che tormentano in Occidente l’anima moderna.
Il lungo titolo, così diverso da quelli brevi dei sedici romanzi di Roberto Pazzi, è una scelta espressiva che allude a un profondo rinnovamento. E’ un titolo eccessivo, passionale, sensuale, un “titolo di pancia”, new romantic, che parrebbe persino un mantra, una frase logorata dall’uso, tanto è comune alla condizione amorosa e, in quella, allusiva all’eterno legame fra amore e morte.
(fonte: comunicato stampa)