Rembrandt. Capolavori di grafica

 

I capolavori della grafica del maestro olandese in esposizione a Pavia, Scuderie del castello Visconteo,  dal 17 marzo al 1° luglio 2012

Rembrandt. Incidere la luce

 

 

 

Dopo il grande successo della mostra Degas, Lautrec, Zando’. Les folies de Montmartre prosegue il programma di valorizzazione culturale delle Scuderie del Castello Visconteo con la mostra Rembrandt.
Incidere la luce. I capolavori della grafica dal 17 marzo al 1 luglio 2012.
L’iniziativa, promossa dal Comune di Pavia con l’esclusiva partnership istituzionale della Provincia di Pavia e curata da Laura Aldovini con i Musei Civici di Pavia, è prodotta e organizzata da Alef –
cultural project management.
L’esposizione presenta la produzione grafica del grande artista olandese, Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669), celebre pittore, ma anche e soprattutto geniale incisore che,
attraverso una grande varietà di soggetti, una straordinaria perizia tecnica e un inconsueto uso della luce, realizzò circa trecento stampe di forte impatto emotivo.
In mostra quaranta incisioni – tra autografe dell’artista e alcuni fogli di bottega – gran parte delle quali esposte per la prima volta al pubblico e tutte provenienti dalla Collezione Malaspina, prestigiosa raccolta grafica a livello nazionale e nucleo fondante dei Musei Civici di Pavia.
Il percorso espositivo presenta anche tre opere di Albrecht Dürer (1471-1528), al fine di mostrare l’influenza del celebre maestro tedesco su Rembrandt e affiancare due artisti che, seppure distanti cronologicamente e tecnicamente, sono da considerarsi i più grandi incisori di tutti i tempi.

Il visitatore potrà ammirare alcuni dei capolavori di Rembrandt tra cui una serie dei suoi famosi ritratti e autoritratti come il Ritratto di Jan Six (1647), l’Autoritratto con la sciarpa al collo (1633) o l’Autoritratto alla finestra (1648), prova di una forte capacità di introspezione psicologica, nonché le celeberrime scene sacre come La morte della Vergine (1639) o La stampa dei cento fiorini (1649 ca.) e anche esempi di opere rimaste ancora oggi enigmatiche nel loro significato, come quella detta generalmente Il Faust (1652 ca.).
Con questo omaggio al grande maestro olandese i Musei Civici permetteranno inoltre al pubblico di saggiare la qualità e la rarità di alcune delle incisioni appartenenti alla raccolta di stampe del marchese Malaspina, collezionista eccezionale, che attraverso l’acquisto di oltre 5.000 opere ha saputo ricostruire in modo esaustivo la storia dell’incisione dal Quattrocento al Settecento.
Dopo la sede pavese la mostra Rembrandt. Incidere la luce. I capolavori della grafica sarà ospitata al Museo Storico del Castello di Miramare di Trieste dal 7 luglio al 7 ottobre 2012.

 

 

 

 

BIOGRAFIA
Rembrandt Harmenszoon van Rijn nasce il 15 luglio 1606 a Leida nei Paesi Bassi, ottavo figlio di nove fratelli. Nel 1620 si iscrive all’Università, ma ben presto abbandona gli studi per lavorare nella bottega
del pittore Jacob van Swaneburgh. Dopo un breve apprendistato ad Amsterdam presso il pittore di storia Pieter Lastman, Rembrandt torna a Leida per aprire uno studio insieme al collega Jan Lievens.
Nel 1629 dipinge Giuda rende i trenta denari, opera molto lodata da Constantijn Huygens, segretario del principe d’Orange Frederick Hendrick, che gli commissionerà in seguito la serie della Passione.
Nel 1631 conosce Hendrick Uylenburgh, pittore e mercante d’arte, di cui sposa la cugina Saskia con la quale si trasferisce ad Amsterdam. Rembrandt riceve da questo momento numerosi incarichi per la
realizzazione di ritratti, ai quali affianca la produzione di dipinti di genere storico. Al successo negli affari si contrappongono diverse difficoltà personali: nel 1635 muore a soli due mesi il primogenito Rombertus,
seguito dalla sorella Cornelia che muore nel 1638, a sole tre settimane di vita. Nel 1640 una seconda bambina, anch’essa di nome Cornelia, muore dopo neanche un mese di vita. Anche Saskia, l’amata
moglie, muore prematuramente. Solo Tito, il quarto figlio nato nel 1941, riesce a raggiungere l’età adulta.
Gertje Dircks viene assunta da Rembrandt come balia del piccolo Tito e con lei Rembrandt inizia una relazione turbolenta che si concluderà con una citazione in tribunale da parte di Gertje al pittore per una
promessa di matrimonio non mantenuta. Il caso si risolverà con la chiusura di Gertje nel manicomio di Gouda. Ai problemi di natura privata seguono quelli di natura finanziaria, conseguenti a speculazioni
avventate nel collezionistico artistico.
Nel 1654 dipinge uno dei suoi capolavori, il Ritratto di Jan Six. Nello stesso anno Hendrickje Stoffels, governante e nuova amante di Rembrandt, partorisce una figlia illegittima, Cornelia. Insieme al pittore
è deferita alla Corte ecclesiastica con l’accusa di concubinaggio e punita con il divieto di accostarsi al sacramento della Comunione. Le finanze di Rembrandt precipitano e il maestro cerca di intestare
la propria casa a Tito, presso la Camera degli orfani, per evitare che il patrimonio sia espropriato dai creditori.
Ciò nonostante Rembrandt deve dichiarare fallimento e, nel 1657, tutti i suoi dipinti, disegni, stampe, oggetti d’arte e la sua casa vengono messi all’asta.
Nel 1660 crea una società con il figlio e con Hendrickje Stoffels per un commercio d’arte; l’anno successivo viene incaricato della realizzazione di I sindaci dei drappieri e La congiura di Claudio Civile, decorazioni
del palazzo comunale di nuova costruzione.
Gli ultimi anni della sua vita sono segnati da pesanti ristrettezze economiche e nuovi eventi drammatici: nel 1663 muore di peste la sua compagna Hendrickje e nel 1688 muore anche il figlio Tito.
Nello stesso anno l’artista realizza il Ritorno del figliol prodigo e continua a dipingere fino agli ultimi giorni di vita. Muore il 4 ottobre del 1669 e viene sepolto in una tomba senza nome nella Westerkerk.

 


 

LA COLLEZIONE MALASPINA
Intitolata al marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754-1835), intellettuale e mecenate illuminista, assertore delle teorie artistiche neoclassiche, la raccolta di stampe dei Musei Civici pavesi conta oltre
5000 fogli di grande prestigio.
L’interesse collezionistico rivolto dal marchese all’arte incisoria, di natura documentaristica e di intento sistematico, insieme agli acquisti da lui compiuti a partire dal suo lungo soggiorno in Germania (1797-
1808) hanno conferito ai Musei Civici della città di Pavia il privilegio di possedere una delle raccolte di maggiore valore di tutto il territorio nazionale per qualità, consistenza e sistematicità. Il marchese non fu infatti un collezionista alla ricerca del pezzo raro, del colpo di mercato fine a se stesso, ma diede vita a una raccolta di incisioni metodica, in grado di documentare l’iter della stampa d’arte dai suoi esordi fino
al XVIII secolo.
Accanto ai fogli di nomi altisonanti quali Dürer, Mantegna, Marcantonio Raimondi, Parmigianino, Rembrandt si ritrovano i nomi di quegli artisti che, per quanto meno noti, hanno fatto la storia dell’incisione come
Jacopo de’ Barbari, Benedetto Montagna, Cornelis Cort, Stefano Della Bella.
Celebrata da intenditori e dagli addetti ai lavori, ma non a tutti nota in quanto non esposta al pubblico, la collezione Malaspina è conservata nel Gabinetto della Grafica dei Musei Civici di Pavia.
Catalogo Silvana Editoriale
(fonte: comunicato stampa)