Akbar. Il Grande Imperatore dell’India

130 opere per raccontare la storia del grande imperatore indiano a Roma, Palazzo Sciarra, dal 23 ottobre 2012 al 3 febbraio 2013

 

 

L’India di Akbar

La Fondazione Roma offre al pubblico unʼesposizione dedicata allʼimperatore dellʼIndia Akbar (Umarkot, 1542 – Agra, 1605), uno dei più grandi sovrani della storia. Una mostra mai realizzata prima in Italia e unica al mondo per il numero delle opere presentate (oltre 130) e per la completezza temporale, dal momento che copre lʼintero regno dellʼimperatore. Lʼultima esposizione sul tema fu realizzata a New York dalla prestigiosa Asia Society nel 1985-86, con circa 80 opere in mostra relative agli anni 1571-1585.
La mostra Akbar. Il Grande Imperatore dell’India, promossa dalla Fondazione Roma ed organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei con Arthemisia Group, sarà ospitata nelle sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra, dal 23 ottobre 2012 al 3 febbraio 2013.
Lʼevento è patrocinato dal Mibac – Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è realizzato grazie al coinvolgimento dellʼAmbasciata dʼItalia a New Delhi e dellʼAmbasciata dellʼIndia a Roma.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma: «Questa mostra ha un significato particolare: lʼimperatore Akbar è un sommo esempio di come la cultura possa fungere da volano per la comprensione reciproca tra civiltà e religioni diverse. La Fondazione Roma, su mio impulso, persegue da sempre
questo obiettivo, anche nellʼambito delle molteplici attività espositive del proprio Museo, tra cui ricordo la mostra dedicata allʼimperatore Qianlong e alla Cina della Città proibita, che per prima ha allargato lo sguardo allʼOriente e alle sue civiltà millenarie.
Lʼimperatore Akbar non cambiò solo lʼIndia, ma riuscì ad affermare nel mondo un progresso intellettuale che coinvolgeva al contempo la sfera spirituale e quella secolare degli individui del suo Paese.
Il percorso espositivo, ricco e originale, non intende solo raccontare la storia di Akbar; i visitatori saranno indotti a una profonda riflessione sui concetti di tolleranza, apertura, comprensione del diverso da sé. Più Paesi e più Religioni convergono verso un punto comune, segnato dalla consapevolezza che la conoscenza non sia solo una scelta, ma
una responsabilità dellʼessere umano.

Questo è il compito che, a mio parere, lʼarte dovrebbe anche assolvere e che la Fondazione Roma si propone di conseguire con il suo operato, attraverso le numerose iniziative promosse e sostenute in ambito culturale».
Curata da Gian Carlo Calza, lʼesposizione presenta opere prodotte durante il regno dellʼimperatore Akbar, selezionate per illustrare le grandi trasformazioni storiche di unʼepoca ricca di eventi politici e sociali e per raccontare la personalità di un uomo che ha dato un particolare apporto al dialogo artistico, culturale e religioso. Il regno di Jalaluddin Muhammad Akbar durò dal 1556 fino al 1605. Egli fu il più importante imperatore Moghul, divenuto Akbar – cioè il Grande – grazie alle molte conquiste militari, ma anche alle riforme amministrative, alla sua capacità di far
convivere religioni diverse e di promuovere allʼinterno del proprio regno cultura, arte e bellezza.
In concomitanza con la mostra, la Fondazione Roma-Arte-Musei organizza la rassegna cinematografica Bollywood Film Meeting Roma, che intende offrire un ampio sguardo sulle nuove tendenze che si vanno affermando nella produzione cinematografica in lingua hindi di Mumbai.
La manifestazione, ideata da Gian Carlo Calza e curata da Sabrina Ciolfi, indologa ed esperta di cinema indiano presso lʼUniversità degli Studi di Milano, si terrà a Roma, presso il Teatro Quirinetta.

 

 


 

LA MOSTRA
La mostra riunisce un vasto corpus di opere dʼarte, nellʼintento di raccontare lʼIndia classica che circola nellʼimmaginario collettivo dellʼOccidente, fatta di imperatori Moghul, raja e maharaja, meta di esploratori, mercanti e conquistatori, che giungevano da tutto il mondo in quella terra misteriosa, ricchissima e affascinante.
Per illustrare questa realtà è stato selezionato un nucleo straordinario di oltre centotrenta opere, che raccontano lʼepoca di Akbar, il terzo e principale sovrano della dinastia imperiale dei Moghul, la quale durò fino allʼannessione del subcontinente alla corona britannica nel 1858.
Di stirpe islamica, i Moghul erano stati fondati da Babur, primo conquistatore dellʼIndia, discendente di Chinggis Khan (1162?-1227) e di Timur (1369-1405), che visse dal 1483 al 1530 e regnò dal 1526 fino alla morte.
Dopo Babur, i suoi figli – Kamran Mizra e Humayun, padre di Akbar – si spartirono il regno, ma presto sopraggiunse una guerra fratricida che spinse Humayun a rifugiarsi in Persia. Durante le sue peregrinazioni, nel 1542 nella fortezza Rajput di Umarkot (attuale Pakistan) nacque Akbar, che dovette essere lasciato a uno zio in Afghanistan. Il futuro imperatore crebbe cacciando e combattendo tra i soldati e non gli si poté insegnare a leggere e scrivere: rimase così analfabeta per tutta la vita, ma questo non gli impedì di maturare un gusto per lʼarte, la musica, la letteratura e
lʼarchitettura.
Nel 1556, a soli tredici anni, succedette al padre, che aveva da poco riconquistato lʼimpero, e, grazie al genio militare di Bairam Khan, valente e fedele generale dell’esercito Moghul, conquistò gran parte del subcontinente e a diciotto anni assunse il controllo del regno. Si aprì così una nuova era per lʼIndia: il giovane guerriero si rivelò uno dei sovrani
più illuminati della storia.
Il musulmano Akbar ripudiò ogni forma di estremismo religioso e mirò allʼintegrazione delle varie etnie e delle religioni autoctone con lʼIslam; chiamò a corte eminenti esponenti di ogni credo, nominandoli ministri; eliminò la jizya, tradizionale tassa imposta ai non musulmani, e volle allearsi con i rajput, antica casta di guerrieri indù, sposando Hira Kunwari, figlia del Raja Bharmal. Inoltre abolì il concetto di religione di stato e introdusse princìpi di tolleranza ed eguaglianza tra le fedi, che rimangono eccezionali nellʼintera storia dellʼumanità.
Spinto dalla sua tolleranza religiosa, tentò la creazione di una fede sincretica, che fondesse lʼislam con lʼinduismo; fece costruire, tra le molte città, anche la capitale Fathpur Sikri, la Città della Vittoria, dove visse per quattordici anni (1571-1585); sviluppò e diffuse le arti che suo padre Humayun aveva importato dalla Persia e, con alcuni pittori persiani, creò uno studio con oltre cento aristi per realizzare opere eccelse, il cui stile si diffuse in tutte le province del suo regno.
La mostra Akbar. Il Grande Imperatore dell’India ne sottolinea i successi culturali e artistici, oltre che politico- militari, il profondo spirito religioso e lʼeccezionale apertura mentale.

IL PERCORSO IN CINQUE SEZIONI
Divisa in cinque sezioni, per interpretare al meglio lʼopera dellʼimperatore e il suo ambiente storico-sociale, la mostra rievoca il favoloso splendore della corte Moghul attraverso acquarelli, dipinti, illustrazioni di libri, rarissimi frammenti di tessuti, tappeti, oggetti e armi tempestate di pietre preziose, introducendo il visitatore allʼinternazionalismo di Akbar e al suo influsso sullʼEuropa del Sei, Sette e Ottocento.

 

I SEZIONE – Vita a Corte, governo e politica
La prima sezione racconta alcuni momenti della vita pubblica e privata dellʼimperatore, attraverso opere come Akbar riceve gli omaggi e La nascita di Salim nel 1569.
Salim, primogenito di Akbar, nacque dallʼunione con Hira Kunwari. Diventerà imperatore con il nome di Jahangir, il conquistatore del mondo. Egli vide la luce a Fatehpur Sikri, dove Akbar aveva costruito la sua nuova capitale come ringraziamento per il figlio inaspettato. Le vesti dai colori sgargianti e la ritualità degli usi e costumi di quellʼambiente sono mirabilmente espresse in queste opere, dove le architetture del nuovo regno fanno da sfondo alle preziose tempere e acquerelli su carta arricchiti con lʼoro.
II SEZIONE –
Città, urbanistica e ambiente
La seconda sezione illustra, attraverso raffigurazioni dʼepoca, la costruzione delle città e lo sviluppo dellʼarchitettura e dellʼurbanistica. Si vedono uomini e animali – tra cui i grandi elefanti indiani – impegnati nellʼedificazione di mura e palazzi, secondo il nuovo stile voluto da Akbar, come per esempio in Akbar ispeziona la costruzione di Fathpur. In mostra anche immagini che raccontano lʼimpegno degli imperatori precedenti nelle opere pubbliche, come si può vedere in Babur supervisiona la costruzione di un bacino presso la fonte di Khwajah sih yaran vicino Kabul,
proveniente dal Baburnama (Biografia di Babur).
III SEZIONE – Arti e artigianato
In questa sezione vengono esposti alcuni manufatti, sia per uso locale sia per lʼesportazione in Occidente, come antichi tappeti e coperte nuziali, porta gioielli e cassettoni finemente intarsiati dʼavorio, ottone e madreperla, allo scopo di documentare la ricchezza e la ricercatezza della corte di Akbar. Sono presenti lavori elegantemente decorati,
con animali e motivi fitomorfi, come in Tappeto con coppie di uccelli su paesaggio e nel Frammento di tappeto.
In mostra anche manoscritti, sculture, tessuti indo-portoghesi e oggetti di arredamento provenienti da alcune delle principali raccolte indiane, europee, statunitensi e arabe.
IV SEZIONE – Guerra, battaglia e caccia
Nella quarta sezione, opere come Babur a caccia di rinoceronti vicino a Bigram (Peshawar) il 10 dicembre 1526 e Lʼavventura di Akbar con lʼelefante Hawaʼi, narrano scene, mitiche e storiche, di combattimento e di lotta, e mostrano la pratica delle grandi spedizioni di caccia fatte con i mastodontici elefanti. Tra questi, spesso ritratto come montatura di Akbar, emerge Hawaʼi, che, secondo la leggenda, fu uno dei più forti elefanti esistenti, difficilissimo da gestire, ma dominato dal grande imperatore.
Vengono esposte anche armi da combattimento e da parata, spesso decorate da pietre di grande caratura, come la Daga con elsa in bronzo dorato, incastonata di rubini o la Spada curva a un taglio, in acciaio damaschinato, legno e velluto.
V SEZIONE – Religione e mito
La quinta sezione racconta la religione del tempo, il rapporto tra i differenti culti – principalmente islamico e hindu, ma anche jain, zoroastriano e cristiano – e il sentimento della tolleranza tanto diffuso da Akbar. Illustrazioni mitologiche, sacre e letterarie sono rappresentate in opere come la tempera su carta intitolata Un angelo in conversazione con un gruppo di europei e la miniatura La trasformazione dellʼoceano [di latte in burro], che narra la grande impresa di dèi e demoni per raggiungere lʼambrosia, nettare della vita eterna.

Lʼesposizione dedicata ad Akbar – in linea con la missione culturale della Fondazione Roma – mostra come lo scambio tra i popoli contribuisca, insieme con il dialogo artistico, culturale e religioso, alle grandi trasformazioni storiche, per le quali sono fondamentali personalità carismatiche e magnifiche come lʼimperatore indiano.

 


BOLLYWOOD FILM MEETING ROMA
Alla vigilia delle celebrazioni per i cento anni del cinema indiano, che si terranno nel Paese asiatico nel 2013, la rassegna Bollywood Film Meeting Roma intende offrire uno sguardo generale sulla Bollywood contemporanea, proponendo una selezione di lungometraggi prodotti negli ultimi tre anni – espressione sia del cinema mainstream che di quello indipendente – particolarmente rappresentativi dei diversi generi cinematografici, di alto valore artistico e di grande successo di critica e di pubblico.
Tradizionalmente conosciuta per le sue prevedibili trame romantiche, la Bollywood delle grandi case di produzione sta oggi vivendo un momento di grande sviluppo, che porta i registi a sperimentare linguaggi, tematiche e stili diversi.
Contemporaneamente si assiste alla crescita del cinema indipendente, che ha dato vita a nuove tendenze in grado di attirare lʼinteresse dei più importanti festival internazionali.
Aprirà la rassegna lo spettacolare film storico sulla vita dellʼImperatore Akbar Jodhaa Akbar (2008), di Ashutosh Gowariker, già regista dellʼacclamato Lagaan (2001), candidato agli Oscar come miglior film straniero.

(fonte: comunicato stampa)