Conversazioni in Accademia
L’incontro per il ciclo Conversazioni in Accademia si è svolto lo scorso 20 ottobre 2012
Il ritorno di Luciano Caramel
di Antonietta Fulvio
Sono state davvero tante le questioni snocciolate da Luciano Caramel nell’incontro Conversazioni in Accademia lo scorso 20 ottobre nell’ambito del ciclo di incontri organizzati per instaurare un dialogo costruttivo con la città. In un’aula magna gremita da docenti e studenti la cui presenza ha molto entusiasmato il professore comasco che ha voluto ricordare anche la felice esperienza all’Università del Salento e, in particolare, al rapporto con gli studenti salentini.
Tema centrale della lectio magistralis, il concetto di arte partendo dallo storico d’arte e critico Lionello Venturi che si rifiutò di giurare fedeltà al Fascismo al filosofo Dino Formaggio con quel suo andare oltre l’idealismo crociano asserendo che “l’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte …. anche ciò che gli uomini hanno realizzato senza averla pensata come arte, ne è un esempio l’arte primitiva” rivalutandone la dimensione del conoscere facendo di approccio vichiano, fino ad arrivare a Carlo Giulio Argan che lega la definizione di arte al concetto di “giudizio di valore” in quanto giudizio qualitativo che nasce dall’incontro tra opera e fruitore.
Un lungo excursus, citando saggi interessanti, cogliendo anche lo spunto per parlare di riforma universitaria “pessima quella del ‘99” e per porre l’accento su vecchie questioni l’assenza di dialogo tra università e accademia che risente ancora di una scarsa considerazione e meriterebbe trattamenti paritari.
In merito al tema dell’incontro “Il passato nel presente e il presente come memoria del futuro” Caramel ha evidenziato come la cultura sia un corpo unico e non si possano ignorare i cambiamenti: per i nuovi storici il pericolo è rappresentato dal progresso tecnologico, l’utilizzo di mezzi quali il computer e internet che ha cambiato la trasmissione del sapere. Il pericolo? Quando ciò che conta diventa vendere un prodotto nuovo a scapito di quello vecchio: la demonizzazione e il condizionamento del mercato dove ciò che conta diventa il prodotto che deve essere venduto e il sapiente finisce in secondo piano rispetto al “sapere” in quanto prodotto di mercato.