Il ritratto femminile di De Chirico al Must di Lecce
A partire dal 10 maggio al Museo Storico di Lecce sarà esposta l’opera che segna il grande cambiamento pittorico del maestro, un ritorno all’arte antica e alle tradizioni
Da sabato 10 a domenica 18 maggio,una delle principali sale espositive del piano terra del Must (Museo Storico della città di Lecce), a stretto contatto con la collezione permanente di scultura contemporanea, ospiterà “Ritratto femminile”, un soggetto classico dipinto nel 1940 da Giorgio de Chirico, pubblicato nel primo volume del catalogo generale dell’artista.
L’esposizione – che sarà inaugurata sabato 10 maggio alle ore 11 – rientra nel mese dell’Eutopia di Lecce2019.
L’opera approda al Must grazie alla collaborazione con Tiziano Giurin, ambasciatore per Lecce2019, dopo essere stata esposta presso Art&Co, la nuova galleria d’Arte moderna e contemporanea ubicata in via Nahi 27 (una parallela di Via San Cesario) a Lecce, nell’ambito di “Ritratto di donna“. La mostra dal 5 aprile al 4 maggio ha ospitato, tra le altre, opere di Mimmo Rotella, Aligi Sassu, Renato Guttuso, Francesco Messina, Giovan Francesco Gonzaga, Salvatore Fiume, Valentino Marra, Marco Lodola, Giuseppe Ajmone, Aldo Parmigiani.
“Nel ritratto, soggetto in genere poco avventuroso – sottolineava de Chirico – subentra il senso della sorpresa e della scoperta”.
”Ritratto femminile” è un’opera di importanza storica del periodo barocco, presentata da de Chirico alla biennale di Venezia suscitando le reazioni degli artisti astrattisti. L’opera – che insieme ad una serie di autoritratti, volutamente ironici, lasciò sbigottiti anche molti critici – segna il grande cambiamento pittorico del maestro, un ritorno all’arte antica e alle tradizioni. La scelta di quest’opera non è affatto casuale, poiché nelle intenzioni del Must e di Art&Co si è inteso dare vita a un raffinato parallelismo tra due visioni eterogenee del barocco: da un lato quello architettonico e mediterraneo del centro storico di Lecce, dall’altro quello pittorico e di radice concettuale di un padre dell’arte del Novecento come Giorgio De Chirico.
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Giorgio de Chirico nasce nel 1888 a Vòlos, in Grecia, dove il padre ingegnere si è trasferito per costruire ferrovie. Questo particolare della sua vita spiega perché nei suoi quadri egli inserisca spesso treni: ricordo del padre e dell’infanzia, ma anche simbolo del viaggio e del desiderio di conoscere. In Grecia de Chirico è affascinato dalla cultura classica, dalla mitologia e dalle sculture antiche. Passione, questa, che lo accompagnerà per il resto della vita e popolerà i suoi quadri e i suoi scritti di eroi mitologici, rovine classiche e figure di archeologi. La fama di de Chirico è legata alla pittura metafisica: si tratta di dipinti in cui elementi reali e immaginari convivono per creare un insieme enigmatico. I primi quadri ispirati a temi metafisici risalgono al 1910, mentre la metafisica come teoria e scuola pittorica nasce nel 1917 dall’incontro con il pittore Carlo Carrà a Ferrara. Rispetto alle avanguardie, come l’astrattismo e il dadaismo, la pittura metafisica sembra un’arte tradizionale perché permette ancora di riconoscere il soggetto. Sulle tele compaiono piazze e nature morte, ma l’aspetto familiare degli oggetti tradisce un’atmosfera magica e misteriosa: tutto è immobile, non c’è vita, non ci sono personaggi, solo statue e ombre; gli uomini diventano malinconici manichini. Altre volte l’artista dipinge interni magici simili a laboratori, pieni di oggetti il cui rapporto sfugge a ogni logica: perché sono avvicinati biscotti e manichini, righelli e cartine geografiche? L’artista deforma la prospettiva, descrive nelle sue inquadrature piani inclinati verso il basso, come se gli oggetti potessero scivolare verso l’osservatore, che resta incerto e spaesato. Titoli misteriosi accentuano l’atmosfera magica di queste opere: Enigma della torre, Incertezza del poeta, Enigma dell’ora, Tributo dell’oracolo. Le tele più celebri di de Chirico rappresentano piazze assolate e vuote, dove tutto appare fermo e silenzioso: unica traccia di vita è un treno che corre all’orizzonte o una ciminiera fumante. Si riconosce solo qualche ombra o una statua isolata e la loro solitudine esprime l’incomunicabilità dell’uomo. La presenza di statue, castelli, portici rinascimentali ricorda alcune piazze italiane, ma nessuna di quelle dipinte esiste davvero, perché l’artista le modifica secondo le sue esigenze. Invece che luogo d’incontro sociale, le piazze di de Chirico sono spazi vuoti, dove non è più possibile incontrarsi, dove le poche figure dipinte scompaiono al confronto delle grandi architetture, appaiono estranee e inquietanti finendo per diventare appunto ‘metafisiche’. Sembrano luoghi reali, ma colori e luci innaturali, prospettive assurde e accostamenti impossibili le spingono verso una dimensione che va oltre la realtà e che sconfina nell’immaginario. A partire dal 1919 de Chirico si allontana dallo stile metafisico, frequenta i musei e copia i quadri più celebri per riscoprirne lo stile e studiarne la tecnica. Le sue tele si popolano i cavalli in riva al mare, mobili, pezzi di colonne o altri reperti archeologici: antichi gladiatori si uniscono ai manichini. Questi soggetti si ripetono anche nei decenni successivi, quando il suo stile si ispira alla pittura barocca e assume un accento teatrale: personaggi mitologici, nudi femminili dalle forme morbide e nature morte sono descritti con linee ondulate e pennellate cariche di colore che ricordano lo stile energico del pittore fiammingo Rubens, per mostrare al pubblico che, in pittura, il ritorno alla serietà è un fatto compiuto. Con passo sempre più fermo il tradizionalismo continuerà sulla sua strada per arginare la decadenza e per espellere dall’arte l’intellettualismo e lo snobismo. Numerosi sono anche gli autoritratti, in cui l’autore si racconta come in un diario attraverso quadri celebrativi o volutamente ironici. L’amore per la pittura metafisica torna a imporsi nelle ultime opere, dove de Chirico conferma così il suo desiderio di svelare il mistero dell’esistenza attraverso il fascino dei suoi quadri. Muore a Roma nel 1978.
Art&Co Gallerie rappresenta l’eccellenza italiana nel campo artistico e culturale (www.artcogallerie.it). Con gallerie a Milano, Caserta, Parma e ora anche Lecce (e le prossime aperture di altre sedi nazionali ed internazionali), Art&Co è una importante realtà nel campo dell’arte moderna e contemporanea, capace di unire le tradizionali attività della galleria d’arte intesa come luogo di cultura, di associazione e aggregazione di idee con una moderna visione di marketing, proponendosi come azienda orientata al mercato.
Il MUST – Museo storico della città di Lecce è uno di quei luoghi in cui la memoria del tempo viene custodita, i cui tesori sono oggi fruibili al pubblico dopo una lunga opera di restauro. Un complesso monumentale, un tempo antico monastero di Santa Chiara, oggi un museo destinato a raccontare la storia della città di Lecce, e l’arte moderna e contemporanea, negli ariosi spazi della galleria al piano terra. Orari di apertura del museo 10 -13.00 / 15.00 – 19.00 (chiuso il lunedì). Info www.mustlecce.it
(fonte: comunicato stampa)