Alfabeti 2. In mostra il linguaggio verbovisivo

Inaugurata lo scorso 6 giugno nel Museo Pietro Cavoti di Galatina la mostra curata da Salvatore Luperto e Anna Panareo . Cinquantuno opere di autori storici (già protagonisti negli Sessanta) insieme con opere di autori degli anni Duemila per saggiare gli sviluppi di un fenomeno affermatosi nell’ambito delle neoavanguardie verbovisuali della seconda metà del Novecento. Un percorso espositivo ricco di opere significative che, partendo dal linguaggio arcaico con alfabeti ideografici, si conclude con alfabeti della scrittura asemica.

Salvatore Luperto

Alfabeti diversi che esprimono l’identità di un autore attraverso le caratteristiche formali di un’opera che ne determinano il significato e il significante.  

Cinquantuno linguaggi che si distinguono attraverso un canale comunicativo costituito di segni, colore, composizioni; che esprimono in forma diretta, allusiva o simbolica il pensiero di artisti i quali riuniti insieme attestano affinità o diversità nell’ambito della verbovisualità. Interpretazioni poetiche di autorevoli personalità appartenenti alla storia della poesia visuale che rientrano nell’espressività del linguaggio intrapreso nella seconda metà del Novecento. Personaggi famosi, innovatori, appartenenti ai movimenti poetici sperimentali degli anni Sessanta e Settanta.

Le opere di Lamberto Pignotti, Nanni Balestrini, Mirella Bentivoglio, Maria Lai, Tomaso Binga, Giovanni Fontana, Ugo Carrega sono alcuni dei lavori in mostra insieme con quelli di altri autori delle generazioni successive attivi nell’ambito dei linguaggi artistici, letterari, sonori, performativi che coniugano arte visiva e parola. Artisti ideatori di opere costruite con elementi, segni e colori che interagiscono creando intersezioni tra generi e aspetti dell’espressione. Nuovi costrutti in cui poesia, arte visiva, musica, gestualità sono espressi senza steccati tra i generi della cultura letteraria e artistica che rendono la letteratura e l’arte molto più libera, nuova e viva, lasciando all’artista ampia libertà d’azione nell’intersezione di linguaggi e nell’uso della tecnonologia.

Un’opera di Maria Lai, scritta con il filo, che suggerisce al fruitore di abbandonarsi all’immaginazione per la lettura del contenuto narrato con i fili intrecciati cuciti e aggrovigliati, seguendo il “filo del discorso” astratto.

Un collage di Pignotti in cui l’immagine di un francobollo (l’Italia turrita) rivela una delle tante asserzioni, scritta nel balloon, tra quelle talvolta ironiche, ludiche, riflessive rivelate dall’autore. Così pure il collage Doppio Alfabeto di Tomaso Binga, opera simbolica, ideata negli anni Settanta, periodo in cui il corpo della donna aveva una circoscritta dimensione, subordinata a determinati modelli dell’immaginario comune della donna-angelo e della donna-oggetto, ad uso e consumo della mentalità maschilista.

Nell’Alfabeto antico con fregi barocchi di Vittorio Fava, insistono scritture antiche sovrapposte in una mistione di segni che simbolicamente rappresentano l’evoluzione del linguaggio nel tempo. Alfabeti antichi, che alludono ai segni ideografici, con gli aurei segni barocchi impressi nella settecentesca scrittura autografa del principe di Palestrina, datata 1760.

Appartiene invece al linguaggio contemporaneo, l’Alfabeto tecnologico di Giovanni Tinti, rappresentato dalla nuova scrittura (già superata) dei nastri perforati delle macchine calcolatrici antesignane del computer.

Alfabeti asemantici sono le scritture astratte la cui grafia non ha segni decifrabili. Apparentemente privi di significato, ma analogamente alle opere con i fili intrecciati e cuciti, la comprensione del contenuto (semantico) è libero, esclusivamente assegnato alla fantasia e alla sensibilità del lettore. Un esempio di linguaggio asemantico è la scrittura asemica di Enzo Patti autore di “figurazioni asemiche”.

In esposizione opere significative e rappresentative del linguaggio verbo-visuale, da quello arcaico degli alfabeti ideografici fino alla scrittura asemica per sondare gli sviluppi attuali di una corrente letterario-artistica affermatasi nell’ambito delle neoavanguardie della seconda metà del Novecento.