Una giornata particolare per Hidetoshi Nagasawa

Il 7 novembre alla Masseria Secolario (Otranto) l’Associazione “Amici di Hidetoshi”, nata per iniziativa di alcuni suoi stretti amici a ridosso della scomparsa dell’artista, ha deciso di festeggiarlo nel Salento, territorio a lui molto amico, quasi una sua seconda casa.

Una ‘giornata particolare’ per Hidetoshi Nagasawa (Tonei, 30 ottobre 1940 – Ponderano, 24 marzo 2018) è l’iniziativa organizzata dall’Associazione “Amici di Hidetoshi” che si terrà il 7 novembre alla Masseria Secolario in Otranto ( a partire dalle ore 10), uno dei luoghi cari all’artista giapponese che il 30 ottobre avrebbe compiuto 85 anni. Personalmente ho avuto il privilegio di incontrare Nagasawa grazie al compianto architetto Giacinto Leone che all’epoca – era il 3 giugno del lontano 2004 – era direttore dell’Accademia di Belle Arti e alla curatrice ed esperta d’arte Anna Cirignola.

Fui invitata, come giornalista di Leccesera, all’incontro con il maestro nell’Accademia di Belle Arti dove erano state collocate due straordinarie installazioni, assistetti alla firma sul libro degli ospiti ed ebbi l’opportunità di dialogare con lui. Ne uscì fuori un articolo, che riporto in calce, ricordando soprattutto il sorriso e le parole di Hidetoshi Nagasawa alla mia domanda sul senso dell’arte contemporanea: «L’arte è in ogni tempo contemporanea all’artista e rappresenta sempre il bene a differenza della guerra che è il male in assoluto. Purtroppo non siamo diventati più intelligenti di tremila anni fa, per questo l’uomo continua ad insanguinare il mondo. Con la mia arte io dico che sono contrario a tutto questo e cerco di suggerire la positività, perché tutti possano pensare davanti alla bellezza di un’opera d’arte per fortuna sono ancora vivo».

Parole scolpite, che risuonano di un’attualità disarmante in un contesto storico dove prevale la violenza, la sopraffazione, l’annullamento dei diritti dei molti in nome del potere di pochi.

In quell’occasione parlò del suo straordinario viaggio in bicicletta attraversando diciasette nazioni per arrivare in Italia, a Brindisi, e mentre parlava si comprendeva la profonda cultura dell’uomo, imprescindibile dall’artista affascinato dal rapporto uomo natura, che aveva instaurato un legame particolare con il Salento. Per lui la luce che c’è qui aveva suggerito la metafisica a De Chirico e si sentiva «in equilibrio nel bel mezzo delle due culture: a destra c’è quella giapponese, a sinistra quella italiana; il mio pensiero non è una fusione ma la ricerca dei punti di contatto che sono comuni ad entrambe e che devono solo essere scoperti», aveva espresso.

A Casarano, dove fu insignito della cittadinanza onoraria nel 2004, ha lasciato un’importante opera pubblica “Le Ali” nella piazza dedicata alle due sorelle, Daniela e Paola Bastaniutti, tragicamente morte nell’attentato del 2005 a Sharm El Sheikh. Altre sue opere sono presenti in Salento, tra interventi pubblici e collezioni private. Presenza, nel suo caso, – spiegano gli organizzatori della “giornata” – significa attualità della sua idea di arte, concretezza di quello spazio indagato e, per certi versi, saturato dagli elementi compositivi del suo lavoro. Significa spinta, desiderio, tensione nel cosmo. E significa invenzione dello spazio stesso attraverso i vettori delle sue installazioni, che siano elementi fragili come la carta, alchemici come il rame, potenti come l’acciaio, secolari come il marmo e il legno. Significa poesia, generosità. Significa attenzione agli elementi naturali, apertura ai giovani. Cura dello spirito.

Per queste, ed altre ragioni, il 7 novembre 2025, dalle ore 11.00, l’Associazione “Amici di Hidetoshi”, nata per iniziativa di alcuni suoi stretti amici a ridosso della scomparsa dell’artista, ha deciso di festeggiarlo nel Salento, territorio a lui molto amico, quasi una sua seconda casa, scegliendo tra i luoghi la Masseria Secolario, vicino Otranto, dove è presente una suggestiva opera dell’artista, con l’intento non solo di ricordarlo ma di riattualizzare il lavoro e di presentare la nascente Fondazione Nagasawa.

Questa “giornata particolare”, curata da Adriana Polveroni e introdotta da Paride De Masi, presidente dell’Associazione “Amici di Hidetoshi” e da Luigi De Luca, direttore del museo Castromediano di Lecce, vede la partecipazione di molti critici e curatori che hanno lavorato con Nagasawa. Tra gli altri: Bruno CoràAldo IoriPablo RicoGiorgio VerzottiCaterina NiccoliniGiacomo ZazaCaterina Riva, Fabio Cavallucci.

Accanto ai curatori saranno presenti alcuni artisti che hanno conosciuto e lavorato con Nagasawa insieme ad altri che l’hanno guardato e apprezzato da lontano: Paolo IcaroStefano BoccaliniMichele Guido e Alice Cattaneo. Parteciperanno poi alcuni suoi galleristi: Andrea Alibrandi e Sara Zanin, insieme ad alcuni suoi grandi e anomali committenti come Antonio Presti, nella cui Fiumara d’Arte è presente un sua affascinante opera ipogea e Paolo Gori, a testimonianza del lavoro dell’artista nella magnifica Fattoria di Celle in Toscana, e molti altri ancora, tra amici e sostenitori, insieme alla famiglia Nagasawa, a Silvia Fabro, testimone del forte e fertile rapporto tra Nagasawa e Luciano FabroAnna Cirignola e Toti Semerano, da sempre suoi strettissimi amici e sostenitori.

(an.fu.)


Il germe del progetto editoriale “Arte e Luoghi” si nutrì di quegli incontri unici e straordinari. Grazie alla casa editrice Il Raggio Verde, un anno dopo la rivista fu registrata al Tribunale di Lecce con l’idea di diffondere cultura e bellezza perché diffondere pensieri positivi è un imperativo a cui non possiamo sottrarci.

Nagasawa, in equilibrio tra due culture
Antonietta Fulvio

Di origine giapponese, nato a Tonei in Manciuria, Hidetoshi Nagasawa, tra i maggiori artisti contemporanei, è da lunedì cittadino onorario di Casarano.
Un riconoscimento che sancisce, ancora di più il legame dello scultore giapponese con il Salento. E’ il 1966, quando, terminati gli studi, Nagasawa intraprende un leggendario viaggio in bicicletta attraverso 17 nazioni. Ed è l’agosto del 1967 quando approda, per la prima volta, in Italia.
Lo abbiamo incontrato in occasione della visita nell’Accademia di Belle Arti di Lecce. Sul registro degli ospiti ha lasciato la sua firma e un pensiero rimasto per noi nella intraducibilità della sua scrittura “sospeso” come le sue mirabili installazioni. Sorridente e con l’imperturbabilità tipica degli orientali non ha esitato però a svelarci il suo legame con il Salento, che risale a più di trent’anni fa.
“Dopo l’Oriente e la Grecia finalmente arrivavo in Italia, il paese che con la sua luce particolare ha suggerito la metafisica a De Chirico e la teoria della relatività ad Einstein. E’ stata la città di Brindisi il mio approdo, anche se vivo tra Milano e Tokio, il Salento, la Puglia, è ancora oggi per me l’Italia”. Un’affinità suggerita anche da tradizioni comuni: “anche qui si mangia pesce crudo come nel mio paese. Ma abitudini gastronomiche a parte, ritorno sempre volentieri nel Salento, un paese di alta cultura e la cittadinanza onoraria mi fa sentire ancora più vicino a questi luoghi”. Luoghi familiari. A Casarano, infatti, Nagasawa aveva partecipato nel 1992 e nel 1994 alle due rassegne “Crocevia 1” e “Crocevia 2”, organizzate da Anna Cirignola donando in quell’occasione Pleroma, uno dei suoi esempi di sculture-architetture realizzata e collocata all’interno di Palazzo Elia. E sempre a Casarano, per conto di Transiti, associazione animata dalla volontà di produrre cultura, è nell’aria la realizzazione di un progetto artistico insieme al Maestro. “Più che realizzare un parco o un museo l’idea, interessante e innovativa, sarebbe quella di creare un itinerario di scultura in un territorio, come quello salentino, disseminato di dolmen e menhir, eccezionali testimonianze della preistoria. Una sorta di tragitto parallelo, meglio se nascosto, sulla scia delle tracce lasciate dai nostri predecessori creando un collegamento tra le opere e l’energia molto particolare di questi luoghi. Sarebbe molto bello poter realizzare qualcosa di questo tipo che naturalmente richiede un profondo studio”. Lo studio che è alla base di ogni opera così come l’attenzione al territorio. Alla cultura.
“Una cultura quella giapponese che negli ultimi 130 anni ha vissuto parallelamente a quella dell’Occidente. E’ come se sul nostro albero avessimo fatto un innesto, attingendo per l’arte dall’Italia, per la filosofia e la medicina da Francia e Germania… così grazie allo studio ho conosciuto la cultura italiana prima ancora di arrivarci fisicamente. Come si traduce questo nella mia arte? E’ come se camminassi in equilibrio nel bel mezzo delle due culture: a destra c’è quella giapponese, a sinistra quella italiana; il mio pensiero non è una fusione ma la ricerca dei punti di contatto che sono comuni ad entrambe e che devono solo essere scoperti. Studiando la Bibbia, in un passo dove si parla dell’ombra di Dio, ho trovato, ad esempio una definizione di luce, vicina alla mia cultura. Per voi esiste luce ed ombra, come positivo e negativo di una stessa realtà, invece per noi ombra e luce si equivalgono”. Ombra e luce. Pieno e vuoto, armonie di volumi, il filo rosso di una ricerca che spazia dal recupero dell’antica arte giapponese del giardino zen “che deve ritornare ad essere realizzato dagli artisti e ad essere concepito come opera d’arte” alle installazioni che nascono dal rapporto intrinseco con i luoghi. Come quella realizzata a Matera per Sensi Contemporanei, manifestazione promossa dalla Biennale di Venezia. “Lo stesso Pleroma è nato dalle suggestioni che mi suggeriva la stessa ubicazione tenendo conto che la scultura deve convivere con l’ambiente, con la luce: la gente deve poterla guardare come a qualcosa che c’è sempre stato. Un modo per avvicinare gli animi al culto del bello e alla conoscenza. L’arte è in ogni tempo contemporanea all’artista e rappresenta sempre il bene a differenza della guerra che è il male in assoluto. Purtroppo non siamo diventati più intelligenti di tremila anni fa, per questo l’uomo continua ad insanguinare il mondo. Con la mia arte io dico che sono contrario a tutto questo e cerco di suggerire la positività, perché tutti possano pensare davanti alla bellezza di un’opera d’arte per fortuna sono ancora vivo”.

(articolo pubblicato sul quotidiano Leccesera il 3 giugno 2004)

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