Castellaneta e il mito di Rodolfo Valentino
Per i Luoghi del cinema alla scoperta del Museo dedicato al primo vero divo di Hollywood
Stefano Cambò
Sulle pendici di una gravina, nell’entroterra tarantino, sorge Castellaneta.
Cittadina il cui nome è associato al cinema per un motivo davvero importante.
Perché, in una casa del centro, a pochi passi dalla Chiesa e dalla piazza principale il 6 maggio 1895 nasceva Rodolfo Valentino
Quel Rodolfo Valentino che, emigrato giovanissimo negli Stati Uniti, trovò la sua fortuna a Hollywood divenendo, grazie al suo sguardo magnetico e la sua grazia latina, il primo vero divo del cinema.
La sua morte prematura avvenuta a New York il 23 agosto 1926 per una grave polmonite non curata, lo fece diventare nell’immaginario collettivo un mito, tanto che ai suoi funerali assistette una folla oceanica composta da attori, registi e soprattutto gente comune.
Quella gente che lo aveva conosciuto e poi amato per i suoi film.
Piccole gemme in bianco e nero, senza il sonoro a cui bastavano gli occhi di Rodolfo Valentino e il suo sguardo suadente a mandare in delirio il cuore delle tante fan.
E per celebrare al meglio, il primo divo del cinema mondiale oggi andremo a visitare Castellaneta, la cittadina in provincia di Taranto che ha dato i natali al grande attore.
Per ricordare, infatti, Rodolfo Valentino tante sono le tappe da seguire.
In primis, la sua casa in via Roma dove una lapide ne ricorda il nome.
Alla fine della passeggiata a lui dedicata è possibile ammirare un monumento in ceramica che lo ritrae in una delle sue pose più celebri legate al film Il figlio dello Sceicco.
Ma la vera gemma è senz’altro il MU.V, ossia il Museo documentario presso l’ex- Convento di Santa Chiara, nel cuore del centro storico.
Qui, vi aspetta all’entrata, un suo bellissimo ritratto dai colori tenui per una foto insieme da conservare con cura.
Ma il meglio, come spesso accade, è ciò che vi è custodito all’interno.
Il giro parte, infatti, con la sala “Leo Pantaleo”.
In un vero viaggio nel tempo, il visitatore inizierà a entrare in contatto con la vita del divo grazie a reperti, foto e riviste d’epoca.
Si parte dalla nascita a Castellaneta fino alla sua precoce morte avvenuta a New York.
La mostra “Valentino e le donne”, invece, ci apre la vista a uno spazio riempito da maxi-pannelli esposti nella sala del Grande Amatore, dove l’attore è ritratto nelle sue più celebri pose che lo videro cosacco, sceicco, nobile e gentiluomo.
Per un attimo sembra come di ritrovarsi in una vecchia pellicola in bianco e nero o, meglio ancora, in una vecchia sala di un cinema di periferia, proprio come succede nella scena conclusiva del film Nuovo Cinema Paradiso, quando il protagonista emozionato asserva sul grande schermo tutti gli spezzoni tagliati dalla censura che il suo caro amico Alfredo è riuscito a ricomporre e a mettere insieme come se fossero un piccolo tesoro.
Immaginate il momento con in sottofondo la struggente colonna sonora composta dal maestro Ennio Morricone e la visione malinconica di quei tanti baci rubati appartenuti a un tempo lontano e mai vissuto.
Ecco, la sensazione è proprio questa.
Ammirazione e nostalgia, nell’osservare un giovane Rodolfo Valentino immortalato per sempre nelle sue pose più iconiche mentre stringe tra le braccia la protagonista e la guarda con amore e passione.
La sala “Day Dreams” (Sogni a occhi aperti), ci fa conoscere il lato più umano e intimo dell’attore di origini tarantine. Soprattutto il suo aspetto romantico legato al mondo della poesia, di cui si hanno piccole testimonianze raccolte nei fogli lasciati in eredità al Museo.
Altro luogo simbolo che merita una sosta prolungata è “La sala de Lo Sceicco”, dove si può ammirare un set cinematografico, e più precisamente quello del film Il figlio dello Sceicco.

Oltre a strumenti e oggetti di scena ricostruiti con cura e dovizia, al suo interno vi è presente parte della tenda utilizzata veramente durante le riprese.
Il giro finisce con la stanza dell’Amore Eterno, dove è ben visibile il letto (concesso dalla famiglia Maldarizzi) utilizzato da Rodolfo Valentino da ragazzino nei suoi primi anni di vita e anche quando ritornò a Castellaneta nel 1923, ormai divo affermato del cinema muto.
Prima di lasciare il Museo si consiglia la visione del videomapping che rievoca il rapporto tormentato e burrascoso dell’attore con la moglie Natacha Rambova e gli ultimi giorni a New York con il funerale e la commozione delle tante persone che ne presero parte.
Oltre a tutto quello già citato, sono esposte le locandine cinematografiche dei suoi film, da quelli più iconici a quelli meno conosciuti e tanti materiali storici che hanno contribuito ad alimentare nel tempo il mito del grande Rodolfo Valentino.
Ma se pensate che Castellaneta sia conosciuta solo per il suo famoso concittadino, vi sbagliate di grosso.
Il rapporto che lega questa località al mondo della settima arte va bel oltre il mito.
Infatti, passeggiando per le stradine del centro e per quelle che costeggiano la gravina, ci si può imbattere in piccoli grandi murales che omaggiano alcuni capolavori del cinema neorealista italiano.
E così, senza volerlo, ci si può ritrovare di fronte Anna Magnani immortalata nel film Roma città aperta, o una scena iconica ripresa da Ladri di biciclette o Sciuscià.
Un modo davvero bello e originale di omaggiare tanti capolavori, confermando l’attitudine della cittadina al dialogo con la street art, per rendere note anche a un pubblico più giovane, le icone e i simboli di un momento indimenticabile della cultura moderna.
E con questa ultima perla, lasciamo Castellaneta e Rodolfo Valentino, non prima di aver omaggiato per l’ultima volta il primo grande divo del cinema mondiale, il cui nome riecheggia e farà parte per sempre del mito.




