La bisettrice dell’anima
Loreta Failoni
La bisettrice dell’anima
Albatros Il Filo editore
Pagg. 293
“Tutto è numero”, il celebre motto pitagorico è l’assunto di partenza de “La bisettrice dell’anima” opera prima di Loreta Failoni. Un romanzo che ripercorre attraverso le vicende di Anne Durand, ebrea parigina, tutto l’orrore e la violenza della shoah, la tragedia della guerra, ma anche il coraggio di continuare, nonostante tutto, all’indomani della liberazione quando giunge il tempo della ricostruzione.Ma le ferite, difficili da cicatrizzare, restano evidenti e palpabili. Il tempo potrà alleviare il dolore ma non resettare la memoria. Dalla paura e dal ricordo dipende la sopravvivenza di una specie, compresa quella del genere umano.
Nel romanzo non trova spazio solo la Storia, contesto cronologico entro il quale si configurano le azioni dei vari protagonisti – Anne, i coniugi Perrin, Michelle, l’amica italiana Alma, l’avvocato Dubois… -ma soprattutto la matematica, in quanto scienza dei numeri e fondamento della logica, linguaggio universale che unisce e non divide: “più condivisa della religione, della politica, delle tradizioni, la matematica non è chiusa in se stessa, non è una stanza senza finestre,ma è un cielo, un cielo che ti mette le ali e ti permette di volare”.
I continui rimandi alle formule e ai teoremi geometrici sono abilmente inseriti nel tessuto narrativo; è la stessa Annea svelare gli aneddoti dei più grandi pensatori e matematici da Pitagora a Newton,da Einstein a Eulero ma anche donne straordinarie come Ipazia di Alessandria, la più insigne matematica della storia antica, o Sofia Kovalevskaja, matematico e fisico russo, che per prima ottenne una cattedra a Stoccolma.
Ma non si tratta di astrazioni, di sterili racconti e di elucubrazioni distaccate dalla realtà.
Con salti temporali, che abbracciano lo scibile umano dall’antichità ai primi anni del Novecento, calcoli e aneddotisi insinuano tra le pagine, integrandosi nel romanzo,nella quotidianità che si inquadra nel difficile dopoguerra. Una ripresa che non è solo di natura economica ma significa ritrovare identità perdute, dignità mutilate, sogni brutalmente recisi e speranze perché bisogna pur continuare a vivere. E per vivere è necessario avere una speranza, una direzione. E di poter condividere il proprio cammino. Da soli non si va mai da nessuna parte.
Cos è allora la bisettrice dell’anima? Una metafora in cui la matematica cede il passo al cuore, la bisettrice, luogo geometrico per eccellenza, diventa luogo privilegiato dell’anima dove trovano spazio le persone più care come un giorno spiega ad Anne il nonno David. “Tua nonna è la mia bisettrice, ha diviso in due parti la mia vita, la mia anima. Ora siamo due parti dello stesso angolo, dello stesso mondo”.
In un mondo regolato dai numeri solo i sentimenti non si possono quantificare.
Ancor oggi il ricordo della Shoa rimanda il pensiero immediatamente alle cifre impresse a fuoco sulla pelle degli ebrei deportati nei campi di concentramento, ai numeri di quelli che persero la vita nei forni crematoi e nelle camere a gas, dei soldati e dei partigiani che persero la vita al fronte, dei civili morti sotto i bombardamenti…
I numeri caratterizzano la narrazione: dati e date, statistiche e rapporti che l’autrice, sin dalla prima pagina, utilizza per raccontare la shoah dal punto di vista di Anne, e prima ancora, nel prologo, la condizione di David Sanson, nonno di Anne, prigioniero in attesa di essere giustiziato;il suo numero è 167428 rappresenta ciò che era divenuto il suo stato: un illustre matematico che aveva passato una vita tra i numeri “ridotto” a un numero. Eppure lucido, fino alla fine, David trova nella forza della nobile scienza il coraggio di sopportare la lunga agonia della prigionia che termina con una doccia. La marcia verso la camera a gas chiarisce l’epilogo. Da lì a poco la guerra terminerà con la liberazione, ma David non tornerà più a casa né potrà riabbracciare l’adorata nipote Anne alla quale resterà, al di là del patrimonio, l’eredità della conoscenza numerica che sta alla base del sapere. Come il dubbio.
“Il dubbio è l’origine della saggezza” sosteneva Cartesio ma i peggiori mali – dalla Shoah alle guerre attuali -non scaturiscono forse dall’arroganza di chi crede di avere solo certezze?
“Il numero è nell’arte come nella scienza. L’algebra è nell’astronomia e l’astronomia confina con la poesia. L’anima dell’uomo ha tre chiavi che aprono tutto la cifra, la lettera, la nota. Sapere, pensare, sognare”.La splendida citazione di Victor Hugo che apre il ventitreesimo capitolo del romanzo racchiude il senso stesso della narrazione scandita nei ventotto capitoli, ognuno dei quali è aperto da un motto di un personaggio illustre. Frasi che guidano il lettore all’interno della storia dove una serie di situazioni, apparentemente scollegate, si incastrano come tasselli di un puzzle che si compone solo grazie alla forza dell’amore. Anne vittima, come tante purtroppo, della follia dell’irrazionalità umana riesce grazie all’amore per la sua piccola Helene a ricostruire per gradi la sua vita. Attraverso l’aiuto prezioso della logica che riemerge dal suo passato. E’ stato suo nonno, infatti, ad averle trasmesso la passione per i numeri e per la razionalità di cui essi sono espressione perché i numeri, le figure, le formule matematiche e geometriche, apparentemente lontane dalla realtà quotidiana, ne sono invece l’essenza. Tutto è numero. Il fluire lento della Senna le riporta alla mente la formula di Archimede, la bellezza quale espressione della proporzione perfetta, la proporzione aurea utilizzata da Fidia per il Partenone, anche la successione dei petali in un fiore è regolata da una sequenza numerica scoperta da Fibonacci… La natura è riconducibile a leggi matematiche. E anche il benessere di una societàdipende dai numeri, in fondo. Un concetto che viene ribadito in quell’ultima lettera, ritrovata grazie alla risoluzione dell’enigma finale, sintetizzatonelle parole di Victor Hugo, considerazioni di una modernità disarmante che, al pari degli orrori già vissuti, non dovrebbero mai essere dimenticate:
“Quando la conoscenza si trova in un sol uomo, la monarchia si impone.
Quando si trova in un gruppo di uomini questo deve fare il posto all’aristocrazia.
Ma quando tutti hanno accesso ai lumi del sapere è venuto il tempo della democrazia.”
Un assioma questo che non ha bisogno di dimostrazioni.
Ma capita, ancora troppo spesso, di considerarlo solo un’astrazione. Purtroppo.
Antonietta Fulvio
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