Lecce ha il suo MUST
Stasera, 20 aprlel, ore 18, l’inaugurazione del Museo nell’ex Complesso di Santa Chiara
Carlucci e Okun. Un doppio vernissage per il Museo Storico di Lecce
di Antonietta Fulvio
Con l’acronimo di MUST Lecce svela stasera 20 aprile, ore 18.00, il bellissimo complesso monumentale di Santa Chiara, che dopo un lungo restauro torna fruibile alla città con una nuova destinazione d’uso, un contenitore di storia, memoria e arte. Sì, anche arte perché contestualmente all’inaugurazione delle sale al piano terra dedicate all’arte moderna e contemporanea saranno inaugurate le mostre di Cosimo Carlucci e Jenny Okun. Potrebbe sembrare un paradosso l’accostamento di questi due artisti, salentino il primo americana la seconda ma si tratta di una scelta ben precisa cioè raccontare Lecce e la sua storia partendo dalla contemporaneità – ha spiegato in conferenza stampa l’architetto Nicola Elia, Direttore del MUST. Il patrimonio culturale di Lecce si arricchirà presto di due altri splendidi contenitori: l’ex Convento degli Agostiniani e il Teatro Apollo ha promesso il Sindaco “Come Amministrazione – ha aggiunto – ci eravamo posti due precisi impegni: da un lato restaurare il patrimonio architettonico monumentale di questa città e, dall’altro, destinarlo a contenitori culturali compatibili con la ‘naturale’ vocazione di Lecce, città d’arte, di storia e di cultura. Quest’ ultimo obiettivo è un po’ più difficile da raggiungere ma faremo di tutto per riuscirci”.
Lo stesso direttore ha poi illustrato il lungo iter, partito nel 2003 con un protocollo d’intesa firmato tra l’amministrazione comunale, l’Agenzia del Demanio e la Soprintendenza regionale per i beni culturali. Così ,a pochi mesi dall’inaugurazione di Palazzo Vernazza, si è giunti al recupero di un altro tassello importante del patrimonio architettonico cittadino. Un ulteriore scrigno culturale dove si racconterà la storia della città attraverso documenti storici suddivisi per epoche, a partire da quella messapica, romana, rinascimentale, barocca, contemporanea. Al momento, però, si potrà ammirare il lavoro di restauro compiuto sui tremila metri quadrati di superficie coperta del complesso al cui interno saranno ospitati anche spazi complementari sala conferenze, bookshop, caffetteria e sale espositive, destinate a mostre permanenti e temporanee di artisti locali moderni e contemporanei. Intanto si parte, da questa sera, con l’allestimento di queste due mostre, visitabili fino a settembre (con orario 17/21 e la mattina solo su prenotazione) e che diverrano parte di una esposizione permanente che il Comune di Lecce vuole dedicare a Cosimo Carlucci, all’interno del MUST. Fu lo stesso Cosimo Carlucci a donare, negli anni Ottanta, 59 opere, comprese tra il 1958-1983, che tornano al loro originario splendore grazie ai restauri compiuti dagli esperti del Museo Castromediano. Lo scultore nato a San Michele Salentino nel 1919 e scomparso a Roma nel 1987, apprezzato a livello nazionale ed internazionale negli anni ’60-’70 e che nel corso della sua carriera ha ricevuto omaggi critici da Argan, Portoghesi e Fagiolo. La sua arte cinetica lo ha fatto ascrivere da Argan tra i quindici migliori artisti italiani nel mondo – hanno spiegato Brizia Minerva e Michele Afferri, i due storici dell’arte, curatori del catalogo della mostra. Le sue opere sembrano trovare una incredibile corrispondenza con i lavori fotografici di Jenny Okun – ha aggiunto Anna Cirignola curatrice della mostra della fotografa americana che donerà 17 suoi lavori al MUST. Artista di fama internazionale, Jenny Okun era già stata a Lecce nel 1998 e allestendo in occasione della Festa dell’Architettura una sua mostra negli spazi dell’Accademia di Belle Arti.
Attratta dalla luce e dalla pietra leccese che modella inestimabili capolavori, tra facciate di chiese e palazzi nobiliari, creò una serie di fotografie con la sua particolarissima tecnica che grazie all’avanzamento manuale della pellicola riusciva ad ottenere esposizioni multiple sovrapposte. Oggi con il digitale non agisce più sui negativi ma usa il programma di Photoshop, invariato però è il numero dei fotogrammi sovrapposti, una sequenza di sei scatti che danno vita ad una nuova immagine.