A proposito di versi
LA POESIA DI MAURO RAGOSTA
di Maurizio Nocera
Diletti e Delizie (Lecce, 2012) è una raccolta di poesie in autoedizione di Mauro Ragosta che, nelle sue considerazioni come autore, scrive: «Che senso ha pubblicare dei versi per uno scrittore professionista, per il quale gli aspetti economici sono decisivi? Si sa, i libri di poesie sono deficitari, delle operazioni a perdere!/ La risposta più naturale sarebbe quella che la divulgazione di un testo antieconomico va ricondotta con molta probabilità al rigoglio delle esigenze dettate dalla vanità dell’autore. […] Diletti e Delizie […] oscilla tra lo scaramantico e il simbolico./ È qualcosa che, da un lato è di buon auspicio […] e dall’altro deve essere fatto per soddisfare un contesto rituale, che celebra la fine di un periodo e dà l’abbrivo a una nuova esperienza […] è qualcosa che appartiene al passato, ad un tratto della mia esistenza che oggi non c’è più, e la sua pubblicazione ha anche un significato che ascende a dare compiutezza a quanto trascorso».
Detto questo da parte del poeta sembrerebbe aver detto tutto di queste 29 poesie. Invece non è così perché, leggendole, ci si accorge della vena lirica che in esse si effonde. Vi sono poesie dedicate all’amore, altre alla quotidianità della vita vissuta, altre ancora a sospiri e a sibili aedici che hanno a che fare con la terra, col mare, col cielo.
In Le porte dell’amore, ad es., il poeta apre alla propria amata con «la danza di una stella/ col suo cielo incantato». Il cielo e le stelle fanno subito pensare a quel «mi illumino d’immenso» di ungarettiana memoria. Quanti poeti non hanno guardato alla volta celeste rimanendo stupiti dal mistero dell’infinità, ma non mi era ancora capitato di leggere un verso che racconta di una danza di una stella, quasi fosse essa una tarantata salentina.
Altra lirica dedicata all’amore è Se solo avessi, in cui il cuore del poeta, poiché «Lei sbatte la porta… e» dice addio, rimane «straziato, aggrovigliato, sfilacciato/ palpitava a stenti/ senza un ordine, senza amore,/ senza vigore, senza di me». Tema sempre caro ad ogni poeta, l’abbandono, la separazione, il distacco. È questo uno degli eventi dei sentimenti che più di ogni altro fa vibrare le corde poetiche. E in questo caso vibrano forti le corde di Ragosta.
Vi sono altre liriche dedicate all’amore, come Eccomi, A Daniela, e sicuramente qualche altra ancora, che ora sfugge al lettore. Oltre ad esse però, vi sono poesie di un’intensità corale alta, che fanno riflettere, fanno sostare l’anima in attesa di un sospiro, di una possibile risposta.
Mauro Ragosta fa tremare la mente di lucida razionalità quando, in Il comunismo democratico e liberista, scrive: «Tutti uguali/ in una diversità illusoria,/ pecore consumistiche/ incapaci e paurose di esprimersi/ se non nella becera omologazione/ e/ squallida imitazione/ svuotate dell’essere,/ nascosto chissà dove./ Dio non ama il conformismo/ perché ci ha fatto opere uniche». C’è forza, convinzione, coraggio in questi versi che, dai meandri labirintici del nostro Io, ci fanno riemergere la ribellione pasoliniana.
E poi ancora altri versi, altri titoli, altre pause, altri spazi liberi, ma il mio fascino s’innalza nel momento in cui leggo Il Salento del mio mattino, che spero che il poeta non se la prenderà a male se mi permetto di riportarla qui per intero. La lirica non è solo bella, ma è anche tanto veritiera della realtà vissuta: «Ecco, di fronte a me,/ silente e benigna,/ si staglia piatta la linea dell’orizzonte/ sotto,/ sulla terra, bruna,/ ancora umida di giovane e lenta rugiada,/ il verde delle vigne,/ assieme dolce e luminoso,/ che, d’un sol colpo/ deciso/ lascia posto al blu cobalto/ dell’immenso cielo/ dove, una rondine… inquilina solitaria/ echeggia la sua gaia sorte:/ volare, librarsi lieve e agile/ nello spazio!/ È questo il Salento del mio mattino/ … il Salento che adoro,/ con la sua aria briosa, fresca, sospesa/ che rallegra/ l’animo, il profondo/ e i suoi nascondimenti/ e richiama alla vita/ quella piena./ Sì! Quella piena d’eternità…/ autentico appagamento/ di tutti i sensi».
Poesia bella e luminosa, come luminosa è la terra del poeta Mauro Ragosta, quella terra che è anche la mia terra.