Il mito della poesia visiva in un video
Il video SAL SAL INA SALENTO, il mito della Poesia Visiva (a cura di Salvatore Luperto con la collaborazione di Giovanni Giangrande, Liliana Ebalginelli e Biagio Putignano) sarà presentato il 22 Maggio 2013 alle ore 17, presso l’Accademia BB. AA. di Brera di Milano
“SAL-SAL-INA-SAL-ENTO”. Il mito della poesia visiva
di Lamberto Pignotti
Da quando la poesia ha iniziato a sconfinare dalla pagina, da quando la poesia si è messa a evadere dal libro, da quando la poesia ha voluto dichiaratamente confrontarsi e coniugarsi con l’immagine, da quando insomma la poesia, voltate le spalle alla parola che la voleva tutta per sé in una sorta di matrimonio indissolubile, si è rivelata agli occhi di tutti anche nelle forme attraenti di “poesia visiva”, la poesia ha cominciato a correre in tutte le direzioni, a frequentare i più diversi luoghi: gallerie d’arte, locali notturni, piazze di festival, pasticcerie, biblioteche, accademie, vie cittadine, caffè letterari , aule universitarie, scuole di vario ordine e grado, librerie, case del popolo, sagrati di cattedrale, aule magne, antri di una qualche sibilla, musei, chiostri, saloni d’albergo, scantinati, ridotti, chiese consacrate e sconsacrate, studi televisivi, teatri…
Correndo in tutte le direzioni, frequentando i più diversi luoghi, la poesia visiva, insieme alla sua reale immagine è andata assumendo anche, nel corso ormai di mezzo secolo – dati alla mano essa è nata ufficialmente nel 1963 – una immagine che ha del mitologico.
Ed è proprio una tale immagine mitologica che viene ora a suggerire, a evocare con gradevoli, sfumate suggestioni, questo video, SAL-SAL-INA-SAL-ENTO, di S.Luperto, G. Giangrande, L.Ebalginelli e B.Putignano, dove con ben dosati pizzichi di sale si incontrano, si scontrano, si affiancano, si rincorrono, si intrecciano, si moltiplicano, si esaltano, scritture e screpolature, graffi e graffitii, segni e segnali, superfici e impronte, apparizioni e dissolvenze, il visibile e l’invisibile, l’assenza e la presenza…
Sì, è stato davvero importante aver rilevato qui esplicitamente – attraverso le opere di vari e validi autori in cui ansia di ricerca e attestato di classicità si fondono – il visibile dell’invisibile, l’assenza che si fa presenza, della poesia visiva, una forma di arte che lungi dall’esibirsi come aggressiva nei materiali e ingombrante nelle dimensioni, appare agli occhi che sanno vedere con tutta la sua carica di innovazione, diversità, alterità.
Il mito che aleggia in questa suggestiva rincorsa di immagini è quello che ha ben inteso come la poesia visiva, fin dai suoi esordi, sappia risplendere anche per la sua assenza: prendendo le distanze dall’arte ufficiale, essa non ha mai creduto alla morte dell’arte, mettendo in crisi la poesia convenzionale , essa non ha mai creduto alla crisi della poesia.