La voce della paura

I luoghi della parola/ spazio recensione. Il nuovo libro di Loreta Failoni

 

Memoria, identità e la scelta di essere madre

di Antonietta Fulvio

Che voce ha la paura? Può avere una voce, la paura? È urlo assordante? O, invece, può essere silenzio. Imperscrutabile. Dietro il quale trincerarsi. Nascondere a se stessi le emozioni o i dolori più grandi? Dopo il romanzo La bisettrice dell’anima, la scrittrice Loreta Failoni esce con un nuovo libro, La voce della paura, per i tipi Riverdito. 

366 pagine in cui Loreta Failoni intreccia abilmente, in un thriller ambientato tra Stoccolma e l’isola di Gotland, più temi. A cominciare dal ruolo della protagonista, Emily, mettendo a fuoco la dimensione femminile, l’essere donna e madre anche quando quest’ultima condizione non è un dato biologico ma acquisito attraverso un’adozione: in fondo, la maternità non coincide necessariamente con la capacità o meno di procreare, essere madre è amore, dedizione, cura, sacrificio. Incondizionato.

All’importanza della scrittura per mantenere viva la memoria rispetto al tema della shoah (già affrontato nel suo precedente romanzo) e dell’antisemitismo che non è, purtroppo, un ricordo. Anche in Svezia, paese profondamente amato e conosciuto da Loreta: la descrizione dei luoghi che si affaccia di tanto in tanto tra le pagine, caratterizzate dal suo stile narrativo asciutto e cristallino, ne è una conferma. Dopo aver divorato libri sulla letteratura nordica, infatti, l’autrice si è recata in quel paese “dove pulsano nell’aria il rispetto umano, la libertà di essere ciò che vuoi”.

Ma, veniamo al thriller che vede accanto alla protagonista, Leonard, un bambino di quattro anni che Emily e suo marito Lars hanno adottato. Che Leonard sia un bambino speciale lo si intuisce subito, quando si apprende che era stato ritrovato solo a vagare lungo l’autostrada che conduce a Stoccolma. Da dove viene Leonard? È il primo dei tanti interrogativi che via via catturano il lettore, suscitando la curiosità e al tempo stesso incitandolo a divorare i 23 capitoli. Leonard non parla e tutto ciò che lo riguarda sembra essere circondato da un alone di mistero. Così come a dir poco misteriosa è la morte di Lars, giornalista del quotidiano Svenska Dagbladet, inviato in Afganistan. Il dolore, atroce, della perdita del marito spinge Emily a rifugiarsi nell’isola di Gotland ma inspiegabilmente lì in quella che lei crede un’oasi di pace avverte una sensazione di pericolo. Un pericolo che si fa sempre più consistente. Anche il suo vicino, vittima di un’aggressione,  le suggerisce di andar via.  “Tanto tempo fa è successa una cosa. La mia vita  non è stata più la stessa. Quando mi hanno portato fuori non parlavo più. Sono stato in silenzio per molti anni, come Leonard.  Deve andare via Emily, porti via suo figlio da qui”. Come un fiume in piena Bertil dà spago ai ricordi dolorosi, un rastrellamento tra le strade di Varsavia, suo padre giustiziato davanti ai suoi figli solo perché ebreo. Il resto della famiglia, insieme a tante altre distrutte per sempre, madre e figli separati caricati su camion, deportati dal ghetto verso un orrore ancora più grande.

Ma cosa è successo a Leonard? Quale orrore i suoi occhi hanno visto e vissuto? Lo si scoprirà alla fine della storia che riserva colpi di scena e un rocambolesco epilogo. Intrigante e incalzante il ritmo, accurati i personaggi che entrano nella narrazione. Dal commissario Jorgensen  al dottor Ratman, dal dottor Steine all’amica del cuore, Annika, che organizzerà una vera e propria squadra con i colleghi Arno, laureato in Scienze del comportamento e criminologo, e Gabriel matematico e informatico per aiutare Emily a trovare il bandolo della matassa. Non mancano i cattivi, ma a loro preferiamo non dare un nome. Lasciamo che sia il lettore a scoprire la dinamica degli eventi, gli intrighi e il finale del thriller. Un thriller caratterizzato da un doppio registro narrativo. Come già per il precedente romanzo, dove ogni capitolo era anticipato da una citazione, qui invece troviamo dei veri e propri testi, monologhi e dialoghi che raccontano una vicenda parallela. O forse è la stessa ma da un altro punto di vista. Parole, gesti che sembrano la trama e l’ordito di un orrore che si ripete. Forse di una salvazione. Di un silenzio che si rompe. Con una nuova voce. 

 

 

La voce della paura di Loreta Failoni

edizioni: Reverdito, ottobre 2013

pp. 367  

13,50