“Due parole in croce” e il graffio della vita
I luoghi della parola/ spazio recensione
Versi che svestono la vita nel nuovo libro di Giuseppe Semeraro
di Lucia Accoto
Ci si sente legati ad una promessa che tira fuori fiato, immagini. La scelta, l’unica possibile, è quella di abbandonarsi alla profondità di una poesia che non lascia scampo, via di fuga. Perché i versi ti seguono, ti cercano, ti accarezzano, ti fanno anche gelare per come svestono la vita. In “Due parole in croce” di Giuseppe Semeraro per Il Raggio Verde edizioni si regola anche il respiro per non disturbare il movimento di sentimenti, di scene, di teatralità che l’autore è riuscito a creare in versi.
“La mia lingua zoppica
e sbatte e sgrassa
s’inventa una libidine
per pregare
cantare e fare requiem
e della solitudine per difetto far mestiere”
Ecco, un esempio che inghiotte le distanze, la superficialità per resistere al mondo. Semeraro dosa le parole è come se si girasse verso il lettore tenendosi un po’ in disparte per non disturbare lo sguardo di chi ha voglia di drizzare le orecchie rimestando le emozioni che hanno fretta di manifestarsi.
A firmare la prefazione di “Due parole in croce” è Mauro Marino che scrive: “… c’è da sentirsi in più quando nelle pagine abita la poesia… l’autore , con il suo sentire. La tenerezza e il graffio. L’osare e l’abbandono…”.
Giuseppe Semeraro, attore teatrale è uno dei fondatori della compagnia “Principio Attivo Teatro” e vanta tra l’altro un bel curriculum di pubblicazioni, non è mai imprudente nei suoi versi. Ricava dalle parole, dando forza così alle pagine e quindi anche alle immagini che ne vengono fuori, schizzi di stelle, di lacrime.
Tira fuori la grazia per poi metterla a confronto con la rabbia che urla dentro riflessi di ombre. Non si ha nulla da temere abbracciando l’inchiostro di Giuseppe Semeraro. Anzi, solo sperare che l’ultimo verso non giunga mai. “Due parole in croce” fa parte della collana ConTesti DiVersi/Poesia. In copertina e all’interno del libro i disegni di Bardamù (Fabio Inglese).