Roma e il mare, il rapporto della Città Eterna con le acque del Tirreno

Non si tratta di uno dei tantissimi libri che parlano di Roma, ma di un libro diverso e originale, che punta su una prospettiva precisa: il rapporto della “Città eterna” con il mare, mediato dal Tevere, grande fiume navigabile, e dal porto di Ostia, in alcuni momenti dell’antichità e del Medioevo. Ne sono autori quattro specialisti: Pino Blasone, Ettore Janulardo, Claudio Mocchegiani Carpano e Marazzi. Il curatore è l’archeologo Sebastiano Tusa. È stato appena pubblicato dalle Edizioni di storia e studi sociali.
Roma e il Mediterraneo: un rapporto complesso, che evoca conflitti egemonici, migrazioni, incursioni predatorie, rivolgimenti religiosi. Nell’orizzonte geopolitico del Mare nostrum, dai tempi pagani ai secoli della Chiesa, la città eterna cambia pelle e ridefinisce i propri ruoli, con discontinuità sovente traumatiche, mentre insiste a rivendicare la propria universalità. Anche quando si riduce a una città di piccole dimensioni, come avviene tra il IX e il X secolo, Roma rimane Caput mundi, per il suo passato di potenza e il suo presente di capitale della cattolicità. Nel corso della sua lunga storia essa non smette inoltre di rispecchiarsi e di ritrovarsi nelle acque, nei tòpoi e nei miti del suo fiume, il Tevere, mentre rinviene brani significativi della propria identità nel suo antico porto di Ostia, nei commerci, nelle navigazioni d’altura, nelle sue difese costiere. In questo orizzonte, materiale e immateriale, erompe allora un mondo di relazioni, in cui approdano religioni, convengono pensatori pagani e cristiani, si stanziano eserciti e predoni, villeggiano papi e si sedimentano miti. In questo lavoro quattro studiosi, offrono alcuni scorci emblematici di questa lunga vicenda, da prospettive diverse ma tutte affascinanti.
Dall’introduzione di Sebastiano Tusa” Attraverso la lettura di questo saggio a più mani percepiamo e quasi «ascoltiamo» il brulicante ambiente di sponda del Tevere nel suo attraversamento cittadino. Vediamo la vivace e chiassosa umanità che si riversava sulle sponde del Tevere per praticare le più svariate attività, principalmente commerciali, ma anche ad esse collegate. Commercianti di vino, olio e frumento che attendevano con ansia le proprie mercanzie o che si preoccupavano del loro carico e scarico. Pellegrini che arrivavano da tutte le parti del Mediterraneo con i loro variopinti e disparati abbigliamenti. Vediamo sulle banchine di sponda aggirarsi atletici personaggi maschili in cerca di lauto ingaggio per esercitare la loro abilità di sommozzatori in cerca di carichi perduti. Ma soprattutto vediamo la lunga e lenta teoria di barche e barconi tirati dai buoi sugli argini del fiume per portare le merci dai porti sulla costa alla città. Durante questo faticoso e lungo viaggio che poteva durare anche tre giorni echeggiavano i canti dei caudicarii che ci richiamano alla memoria le indimenticabili litanie del «barcarolo va contro corente».

Pino Blasone Ettore Janulardo Mario Marazzi Claudio Mocchegiani
Carpano

Roma e il mare
Edizioni di storia e Studi sociali
2017
€ 14.00