L’effettismo. Il ritorno alla pittura
Si è inaugurata mercoledì 20 novembre 2019 nelle sale espositive della Cappella Orsini, la mostra/laboratorio dal titolo L’Effettismo. Corrente di pittura contemporanea, che presenta i lavori dei 13 artisti firmatari del Manifesto di questo nuovo movimento.
Ma cosa si propone l’Effettismo?
è una nuova corrente di pittura fondata dal Maestro Franco Fragale, pittore, scrittore, ingegnere, sostenuta dall’Accademia Internazionale d’Arte Moderna e oggi portata avanti da Francesca Romana Fragale.
Sono decenni che nella storia dell’arte italiana non viene fondata una nuova corrente artistica. I principi fondamentali su cui si basa sono: la sostenibilità e la rivalorizzazione dell’arte italiana libera dagli impulsi esterofili, soprattutto nordamericani, la conseguente liberazione dalle egemonie del mercato delle gallerie e delle fiere, e il ritorno al cavalletto e alla pittura nella sua vera essenza.
Francesca Romana Fragale, Claudio Morleni, José Van Roy Dalí, Elisa Camilli, Daniela Delle Fratte, Ivan Vicari, Daniela di Bitonto Sello, Emanuela Corbellini, Francesca Falli, Andrea Festa, Mario Nicosia, Mario Bresciano, Elvira Sirio, sono gli artisti firmatari del Manifesto dell’Effettismo, i quali saranno anche protagonisti di incontri che verteranno sul loro lavoro.
Durante la cerimonia di inaugurazione i 13 artisti firmatari, inconsuetamente davanti al pubblico, hanno presentato inoltre una sezione delle loro opere accompagnate dal jazz di Ivan Vicari, uno dei migliori organisti della Capitale.
Unom sguardo ad alcuni punti chiave del loro Manifesto per capire chi sono e a cosa puntano.
«Non possiamo continuare a omologarci con realtà artistiche che non ci appartengono, dalla pop Art, all’arte digitale, installazioni» (cit. dal Manifesto dell’Effettismo).
Il nostro Belpaese che vanta tra le ultime correnti forti i Macchiaioli, i Futuristi, la Transavanguardia, non può cadere, come è successo negli ultimi decenni, vittima degli influssi delle mode globali e deve mantenere una sua identità forte della tradizione, come continua ad essere per esempio per altre importanti realtà quali la moda o il design.
«La commerciabilità di un’opera non è sempre sinonimo di qualità. La ‘riconoscibilita’ dello stile di un autore è una trappola decisa dal mercato» (cit. dal Manifesto dell’Effettismo).
L’Effettista deve tendere all’originalità, non copia, non plagia, dipinge partendo da disegni preparatori e crea o con l’unicità del soggetto o con invenzioni tecniche. Può adottare qualsiasi stile o tecnica e non rimane schiavo della ‘riconoscibilità’ della mano, concetto preteso dal mercato, dai galleristi che commissionano ormai all’ingrosso.
«Noi Effettisti non intendiamo organizzarci per diventare simili, vogliamo la libertà espressiva. Figurativo o informale o astratto sono possibili modalità per esprimere un pensiero» (cit. dal Manifesto dell’Effettismo).
Un ritorno prepotente al cavalletto, alla pittura in tutte le sue sfaccettature di materiali e tecniche. Si tratta di una corrente eclettica sorta dunque a difesa della pittura intesa come segno, colore e tecnica. Nasce come reazione all’attuale crisi economica, culturale e sociale con l’obiettivo di produrre opere la cui fruizione possa almeno per un istante alleviare lo spirito dalle problematiche contingenti.
(fonte: comunicato stampa)
Info
Cappella Orsini
tel. 06 6877965
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