Luis Sepùlveda
Tra segni e parole il ricordo di uno scrittore straordinario
di Giancarlo Montelli
Luis Sepùlveda.
Lottatore per un mondo forse utopico ma possibile. Per la maggior parte della gente verrà ricordato solamente come l’autore della “Storia di una Gabbianella etc…”, dimenticando i tanti suoi meravigliosi romanzi come “Il Vecchio che leggeva romanzi d’amore”, “Il mondo alla fine del mondo”, “Tutti i racconti”, “Il potere dei sogni”, “Cronache dal cono Sud”, “Patagonia Express”, “Incontro d’amore in un paese in guerra” e tanti altri.
E il suo grande impegno politico, dalla cattura da parte degli sgherri di Pinochet a seguito del colpo di stato in cui fu ucciso Salvador Allende e le torture subite in carcere dove passò sette mesi in una cella dove non si poteva stare in piedi, alla condanna a otto anni di carcere, all’esilio. E poi il giornalismo e il teatro. L’amicizia raccontata in delicatissime storie di animali. E poi in Nicaragua dove aveva raggiunto le brigate Internazionali di Simon Bolivar che stava combattendo contro la dittatura di Somoza, e ancora con l’Unesco per le sorti degli indios americani, fino alla sua partecipazione come membro dell’equipaggio delle navi di Greenpeace con cui collaborò attivamente per molto tempo. “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”. Sepùlveda che amava gli ultimi e gli animali. “La fine della storia”, un romanzo che resterà fra i suoi migliori. Un’attività intensa per la libertà e contro tutti i soprusi e le ingiustizie. E una mente dal pensiero grande.