De Filippi, l’arte che indaga spazi, forme, pensieri

A Lecce, nelle sale del Museo Sigismondo Castromediano,
dal 4 settembre, la mostra dedicata a Fernando De Filippi

Raffaele Polo

Mi ha sorpreso trovarlo dove meno te l’aspetti: sulla nave, in crociera. I suoi inconfondibili quadri abbelliscono la ‘Costa Serena’ e, in un certo senso, fanno da contraltare alle opere che sono all’ingresso della ‘nuova’ casa circondariale di Lecce; nuova per modo di dire, perché i dipinti sono lì da venticinque anni ma hanno serbato, intatto, tutto il loro fascino. E non ci ha sorpreso trovare l’amico Fernando De Filippi in luoghi così diversi. È tipico della sua incredibile versatilità, riuscire a coniugare con efficacia i segnali più evidenti del nostro tempo. Lui è stato sempre presente, a stigmatizzare un gesto, come potrebbe essere quello di imbracciare un fucile o sventolare una bandiera rossa, oppure a presentare un ricercato simbolo che rappresenti tutto il nostro vissuto.


Del resto, per chi ha una certa età e ha vissuto, magari partecipando attivamente, l’euforia e la disillusione pre e post ’68, esistono tuttora alcuni capisaldi, nelle Arti, che ricordano e simboleggiano proprio quel periodo, con tutti gli intuibili risvolti, che sono a configurare un periodo tutto sommato magico e ricco di suggestioni. Soprattutto perché eravamo giovani (mi ci metto anch’io…) e pieni di entusiasmo. Chi ha interpretato perfettamente i nostri ideali, le nostre aspirazioni, nel campo pittorico, è stato certamente Fernando De Filippi.
Anche per la sua motivata scelta di realizzare molte delle sue opere in formato manifesto, grazie alla serigrafia e alle tecniche grafiche che consentivano la diffusione del multiplo in tante copie…
Lo confesso: alcune opere del Maestro sono ancora nel mio studio, campeggiano e sovrastano, con le loro dimensioni maxi, le grafiche e i lavori di altri valenti artisti, tutti protagonisti di quegli ‘anni Settanta’ che, per la nostra cultura, sono stati così importanti.
Perciò, è con grande piacere ed emozione che plaudiamo alla iniziativa che vede le sue opere esposte in buon risalto in quella Lecce che, purtroppo, costringeva i suoi figli più dotati ad emigrare, ad andare ‘al Nord’, proprio come è successo a De Filippi che, se fosse rimasto qui, sicuramente non avrebbe realizzato il suo importante percorso…
Guardiamo, osserviamo, assimiliamo perciò le sue realizzazioni con grande interesse e con una punta di commozione. E vogliamo ricordare che, quando venivano realizzate queste opere, non c’erano ancora i computer in ogni casa e i telefoni funzionavano a gettone. Può sembrare una cosa da nulla, un aspetto poco importante. E invece, bisogna partire proprio da questo per poter meglio comprendere come sia emozionante quello sventolio di bandiere rosse che racchiudeva una speranza purtroppo svanita nel nulla.
Come la nostra giovinezza.

Fernando De Filippi, l’albero poeta, 1988

Arte come processo di riflessione, dinamica di indagine, spazio di condivisione per comunità, contesto in cui interagire e immaginare nuovi possibili forme di futuro. La ricerca dell’artista Fernando De Filippi rivela queste sintomatiche relazioni con il lavoro che il Polo biblio-museale di Lecce ha avviato e sta portando avanti attraverso mostre (pensiamo a quelle su Ezechiele Leandro e Edoardo De Candia), momenti corali di riflessione e workshop con artisti della contemporaneità. In occasione dei suoi ottant’anni il Museo Castromediano gli dedica una mostra antologica promossa da Regione Puglia – assessorato all’industria turistica e culturale, Polo biblio-museale di Lecce, Teatro Pubblico Pugliese e con il patrocinio del Comune di Lecce e dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, che si inserisce anche nell’alveo del protocollo d’intesa firmato alcuni mesi fa in merito alla valorizzazione e alla messa in rete dei musei e degli spazi espositivi della città. Le grandi sale della Pinacoteca del Museo Castromediano accolgono così la lunga ricerca di un maestro dell’arte contemporanea, nato a Lecce nel 1940 e di stanza a Milano sin dal 1959, con alle spalle un’intensa storia di ricerca, militanza culturale e una prestigiosa attività espositiva, che l’ha visto esporre le proprie opere alla Biennale di Venezia, a Palazzo Reale di Milano e in alcuni importanti musei nazionali e internazionali sin dagli anni Sessanta.

Ferando De Filippi, Il vento del passato , 1972

La mostra, inaugurata il 4 settembre e fruibile sino al 2 ottobre, suddivisa in specifiche sezioni, analizza in maniera sistematica la sua indagine sin dai primi anni Sessanta, attraverso le opere legate a un personale impegno politico e sociale, declinato mediante iconografie legate alla Pop-Art, ma assolutamente autonome rispetto alle istanze americane, per poi giungere, attraverso l’analisi dell’iconografia di Lenin, alle performance, alle scritte sulla sabbia legate agli scritti teorici di Marx e poi, dagli anni Ottanta, alla mitologia e alla costruzione di un immaginario in cui l’iconografia dell’albero assume una determinata centralità. Si approda poi agli anni Duemila, con le opere realizzate con l’ausilio delle nuove tecnologie, in cui il fuoco e la riflessione sull’alchimia evidenziano particolari visioni. In mostra anche documenti e materiali legati alla sua storia d’artista e intellettuale e una video-intervista inedita con l’artista.

Fernando De Filippi, Il tempio nella foresta

Nel percorso ormai sessantennale di Fernando De Filippi è possibile rileggere in filigrana i principali momenti del dibattito artistico internazionale dalla seconda metà del ‘900 ad oggi. Lui c’è sempre, senza pause, testimone e primo attore. C’è nella lucida consapevolezza dei passaggi della storia, nelle scelte di campo e nella riflessione sulla natura dell’arte, nell’utilizzazione consapevole di situazioni, immagini, simboli, mitologie del nostro tempo. C’è nel sapiente possesso dei linguaggi e degli strumenti del fare arte, dal passato al presente tecnologico: è pittore scultore grafico, pratica installazione e fotografia, attraversa un’importante fase comportamentale con azioni d’impronta politico-ideologica e concettuali (e relative derivazioni filmico-fotografiche), ritorna ancora alla pittura, ma per il tramite di elaborazioni digitali. Si delinea così il profilo esemplare di una ricerca caratterizzata da una rigorosa e insieme flessibile visione mentale e analitica che tuttavia non rinuncia alla “poesia”, sia pure in una forma priva di ogni ingenuità o lirismo, nata dalla stessa esigenza di riflessione, inesauribile nel suo proporsi. Il tema della memoria, come meccanismo sovratemporale che ricuce gli eventi del tempo in una ricostruzione personale che subito si confronta e si apre alla dimensione storica e sociale, attraversa – con maggiore o minore intensità – tutte le stagioni di questo percorso: in un continuo andirivieni tra passato (non solo personale, ma universalmente mitico) e presente (come storia e ideologia), tra atemporalità dell’arte e tempo storico.
La mostra, coordinata da Luigi De Luca e curata da Brizia Minerva e Lorenzo Madaro, fa quindi il punto su tutta la sua indagine, come rivela anche il catalogo, edito da Prearo, che accoglie anche un denso apparato iconografico e testi dei curatori.
“Ricerca e divulgazione, prossimità e sguardo aperto sul mondo, narrazione e, soprattutto, comunità: sono state queste le linee guida della nostra programmazione espositiva, che in questi anni ha visto il Polo biblio-museale di Lecce impegnarsi in maniera sistematica con dei focus sui maestri dell’arte contemporanea che dalla Puglia hanno varcato i confini con un respiro nazionale e internazionale. Oggi con Fernando De Filippi indaghiamo un altro campo: il maestro ha una lunga storia da intellettuale militante, sin da quando – giovanissimo – ha lasciato Lecce per Milano, città che l’ha accolto con entusiasmo e progettualità. Pieno di energie, brillante, talentuoso, bravissimo disegnatore: il giovane Fernando da studente dell’Accademia di Brera è poi diventato, dopo anni di impegno nella docenza, direttore della prestigiosa istituzione, forse la più importante accademia italiana”, commenta Loredana Capone, assessore all’industria turistica e culturale della Regione Puglia.
Per Luigi De Luca, direttore del Polo biblio-museale di Lecce, “La mostra che ospitiamo al Castromediano vuole dimostrare come De Filippi non abbia mai derogato in tutta la sua lunga e feconda carriera alla responsabilità della scelta, sia come uomo che come artista. Anche quando l’ideologia si affievolisce, la politica delega alla società dello spettacolo e all’industria della cultura i suoi ideali e i sogni di cambiamento, e le onde del mare cancellano le parole dei sacri testi di Marx impresse sulla sabbia, l’arte si riduce a slogan e la resa alla società dei consumi appare definitiva, anche quando tutto sembra perduto, De Filippi ci indica una via: quella di un’arte come ricomposizione dell’unità della vita”.
“Fernando De Filippi è uno di quei leccesi che tra gli anni Cinquanta e Sessanta ha dovuto lasciare la città per cercare un suo spazio a Milano, che lo ha accolto con entusiasmo, dandogli grandi opportunità – commenta Carlo Salvemini, sindaco di Lecce.- È stato docente e poi a lungo direttore dell’Accademia di Brera e come artista ha esposto nei maggiori musei e nelle più interessanti gallerie d’arte.Ma il suo legame con il territorio non si è mai interrotto, continuando a tornare periodicamente e molte mostre hanno ribadito tale rapporto ancestrale. Questa, per la prima volta, ci consente di compiere una panoramica tra oltre cinquant’anni di lavoro, evidenziando i caratteri peculiari di un artista che ha saputo attraversare in modo significativo e con autonomia la vita culturale del paese”.

Profilo biografico dell’artista
La formazione di Fernando De Filippi (Lecce, 1940) è stata di tipo accademico. Dopo aver frequentato la sezione di “Pittura decorativa” nell’Istituto d’Arte della sua città –un tipo di scuola che permetteva di entrare immediatamente in contatto con gli strumenti della pittura e di fare esperienza sul campo, riprendendo in qualche modo il concetto della bottega rinascimentale- nel 1956 ottiene il titolo di “Maestro d’Arte”, corrispondente all’attuale maturità artistica. (Questo tipo di scuola sarà soppresso dopo il 1962). Contemporaneamente all’Istituto d’Arte frequenta il Liceo Musicale, scegliendo come strumento il corno. Nell’estate del 1959, con il ricavato delle vendite della sua prima mostra personale a Lecce, parte per Milano in lambretta. Da qui, dopo alcuni mesi, si trasferisce a Parigi dove incontra Jean Fautrier e entra a contatto con la poetica e le tecniche dell’informale che allora rappresentava il momento estremo dell’avanguardia internazionale.
Dopo un anno vissuto da bohémien a Parigi, torna a Milano e si iscrive al corso di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, concludendo gli studi nel1964. Nel 1966 ottiene la docenza di Ornato Disegnato al Liceo Artistico di Brera che dirige dal 1971 al 1973; nel 1973 assume la cattedra di Tecniche Grafiche speciali presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1978 vince la cattedra di Scenografia all’Accademia di BB.AA.di Bari, quindi torna ad insegnare all’Accademia di Brera a Milano, dove nel 1991 viene nominato direttore, carica che ricopre ininterrottamente sino al 2009. Dal 2009 al 2011 dirige l’Accademia di BB.AA di Verona. Dall’ottobre del 2016 all’ottobre del 2019 è presidente dell’Accademia di Belle Arti di Lecce.
Nel 1959 De Filippi inizia la sua lunga attività espositiva con una personale nella galleria “Il Sedile” di Lecce. Seguono oltre un centinaio di personali in Italia e all’estero: New York, San Francisco, Varsavia, Belgrado, Parigi, Bruxelles, Ginevra, Lisbona, Vancouver, Malta, Buenos Aires, Cina. Ha partecipato a cinque edizioni della Biennale di Venezia con sale personali nel 1970/72/76 e con due “progetti speciali” nel 1978 e nel 1980. È stato tra i protagonisti della IX, X, XI XII Quadriennale di Roma e della Triennale di Milano nel 1981.Ha inoltre partecipato, selezionando tra le numerosissime mostre, a: “Arte in Italia dal 1960/1975”, Galleria d’Arte moderna, Torino; “Arte Italiana”, Haward Gallery, Londra; “Le linee della ricerca artistica in Italia”, Palazzo delle Esposizioni, Roma; “Aspetti della Pittura italiana dal dopoguerra ai nostri giorni”, Museo d’Arte moderna, San Paolo e Rio; “Pittura a Milano dal 1945 al 1990”. Nel 1998 tiene un’importante personale a Palazzo Reale a Milano. Numerosi i premi e i riconoscimenti nel corso degli anni: nel 2005 nella sede del Castello Sforzesco di Milano gli viene assegnato il Premio Internazionale Principe di Venezia; el 2010 il Premio delle Arti – Premio della Cultura- Circolo della Stampa – Milano. Nel 2015 l’Associazione Architetti Artisti Italia, all’interno delle Manifestazioni per Expo Milano, gli assegna il Premio per le Arti Visive. Nel 2018 la città di Novara gli assegna il Premio alla carriera artistica.