167 B Street così ti coloro la periferia
Intervista ad Ania Kitlas dell’associazione che ha cambiato il volto della periferia di Lecce. E non solo
Antonietta Fulvio
Noi crediamo che l’arte sia in grado di insinuarsi nel lato più profondo delle persone. Dopo aver vissuto questi mesi di paure e incertezza, siamo ancora più coscienti di quanto l’arte sia, in passato come tutt’ora, protagonista dei processi di cambiamento che ci circondano.
Arte come coscienza Attiva contro l’indifferenza.
Ania Kitlas
Portare la poesia del colore ai margini della città. Nelle aree periferiche come lo sono le 167 da quando una legge urbanistica strabili i canoni dell’edilizia popolare facendo di fatto sorgere quartieri che si sarebbero rivelati aree cementificate senza spazi verdi, né servizi adeguati. Luoghi alienanti dove è difficile immaginare la bellezza. Eppure, negli ultimi decenni, grazie all’arte urbana, sono in atto processi di rigenerazione e gli effetti sono visibili e tangibili perché gli street artist nel tempo hanno reinventato le facciate cieche dei palazzi della 167 diventate tele per opere maestose che dialogano con il tessuto sociale e urbano. è accaduto a Roma, a Napoli e, senza andar troppo lontano, è sotto i nostri occhi da alcuni anni ormai grazie all’attività instancabile di 167B Street. È il nome di un laboratorio e di un progetto che ruota intorno all’artista Chekos e di sua moglie Anna Kitlas, street artisti per vocazione. Lei, di origine polacca, arrivata nel Salento per l’Erasmus e restata qui per amore. Per amore di Francesco, in arte Chekos, che dopo vent’anni di esperienze artistiche a Milano e in Europa ha scelto di ritornare nella sua Lecce e fermarsi nella 167 B.
Abbiamo incontrato Anna Kitlas, presidente dell’associazione e coordinatrice di 167 Art Project.
Con il vostro laboratorio avete realizzato negli anni una serie di interventi che hanno cambiato il volto della 167 ma anche di altri punti di Lecce fino ad arrivare al litorale di San Cataldo. Luoghi non più periferici ma sempre più come musei a cielo aperto.
È ciò che ci impegnamo a fare da tempo ormai in ambito locale e internazionale. Abbiamo realizzato diversi interventi artistici, laboratori e progetti speciali come quelli svolti a Lecce presso la casa circondariale di Borgo San Nicola, le scuole pubbliche, Istituiti della cultura italiana a Jakarta e Tirana e in collaborazione con associazioni e collettivi in tutto il mondo.
Quale lo spirito che anima i vostri interventi di street art?
Il rapporto con il quartiere e la gente che vi abita. L’esperienza ogni volta è resa indimenticabile dalla partecipazione delle persone che hanno modo di vedere gli artisti all’opera. Ed è qui la differenza: gli artisti non sono al chiuso nei loro laboratori ma tra la gente, ogni volta per realizzare un murales ci vogliono sette dieci giorni di lavoro intenso e spesso la parte più interessante è proprio l’intero processo creativo. Gli abitanti si sentono coinvolti e apprezzano chi si prende cura dei loro spazi.
Raccontami di 167 Art Project, quali sono stati gli intenti e gli interventi?
Uno dei più noti progetti attuati nel quartiere di riferimento “167 Art Project” è una serie di performance artistiche realizzate da street artist di fama internazionale che hanno dato un nuovo volto a sei grandi facciate delle case popolari nel cuore del quartiere 167 B, nate dalla collaborazione con la comunità parrocchiale di San Giovanni Battista guidata da Don Gerardo Ippolito.
Colori, opere monumentali connotate da un’attenta lettura sociologica del luogo e della realtà circostante, nuovi e dinamici sensi degli spazi condivisi dagli abitanti del quartiere hanno scandito i giorni previsti per l’intervento. Le palazzine e le loro facciate sono state riformulate e riconsiderate come una tela bianca su cui intervenire con la creatività e l’attitudine degli artisti coinvolti.
Lo scopo del progetto è creare opere d’arte che rompano gli schemi sociali, stimolino il desiderio di partecipazione e rispecchino il sentimento diffuso della comunità di quest’angolo di Lecce a sentirsi parte integrante della città e del suo futuro.
Sono nati così i murales del Quartiere Stadio. Ad aprire le danze l’artista serbo Artez con “Warm Book” la giovane donna alle prese con una enorme pila di libri, perché solo con la cultura e la bellezza si possono vincere marginalità e solitudine?
Sì, era il 2017 ed è stata la prima edizione cui hanno preso parte anche Mantra con il murales “Moments suspendus” (Francia), Bifido & Julieta XLF hanno realizzato “Fist fire” (Italia, Spagna) e Chekos Art ha dedicato un murales a “Lo Russo e Pezzella” i due calciatori dell’U.S. Lecce che persero la vita il 2 dicembre 1983 in un incidente stradale. Con l’edizione del 2018 il quartiere si è arricchito poi di nuove opere: “Viktoria” di Dimitris Taxis (Grecia), “Mamma perdono” di Sabotaje Al Montaje (Spagna) e “Meno parole, più fatti” di Farhan Siki (Indonesia).
Sono opere bellissime, ormai sotto lo sguardo di tutti che ci offrono una galleria di arte urbana che dialoga con il territorio. Temi di grande attualità, dalla cultura dell’integrazione, al rispetto dell’altro alla tutela dell’ambiente sono affrontati con la poesia del colore…
Per noi il colore è fondamentale come pure le attrezzature logistiche che ci consentono di salire su in alto e dipingere in sicurezza. E mentre dipingiamo la gente ci osserva ed è felice per il nostro intervento. E di ciò che resta sulle mura delle loro case, meno grigie. Il nostro motto è arte come coscienza attiva contro l’indifferenza. Nel 2019 abbiamo realizzato altri due murales, uno è firmato da Chekos “Il mondo è nostro” un chiaro messaggio contro il razzismo e l’altro intitolato “Wish” lo ha realizzato Milo sono due giovani disegnati su due porzioni di muro separate ma uniti da un filo rosso perché non siamo entità separate e l’unione fa la forza.
E la differenza. L’arte riesce a raccontare il presente e a proiettarci nel futuro. A maggior ragione l’arte urbana, oggi. Quale è la cifra e la forza di Art Project?
Questo progetto è nato totalmente dal basso. nel corso del tempo è riuscito a scatenare i processi del cambiamento sociale e culturale nel quartiere. è stato finanziato grazie a Don Gerardo Ippolito e al nostro laboratorio. Ci siamo impegnati a trovare gli sponsor della vernice e abbiamo messo tutte le nostre competenze in campo per far sì che ogni singolo progetto venisse realizzato in maniera seria e professionale.
In questo momento storico la parola contagio ci fa paura ma il contagio positivo della bellezza esiste e l’arte è il “virus” per trasmetterla.
Esatto, purtroppo la pandemia ha bloccato un po’ tutti, ci ha isolati e abbiamo dovuto rinunciare a viaggiare. Però noi crediamo che l’arte sia in grado di insinuarsi nel lato più profondo delle persone. Dopo aver vissuto questi mesi di paure e incertezza, siamo ancora più coscienti di quanto l’arte sia, in passato come tutt’ora, protagonista dei processi di cambiamento che ci circondano.
E nonostante tutto non si sono fermate le idee e la condivisione di progetti come l’ultimo che ci ha visti quest’anno vincitori del bando “STREET ART – Artisti italiani e neerlandesi lanciano un messaggio insieme” promosso e ideato dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi e dal Consolato Generale di Milano. Tra i partner dell’iniziativa figurano il Comune di Lecce con gli assessorati alle Politiche Urbanistiche e Rigenerazione Urbana e al Welfare, Politiche Abitative e Politiche Giovanili, oltre ad Arca Sud Salento e la comunità parrocchiale San Giovanni Battista. Il progetto, incentrato sul tema “Casa e sicurezza”, ha visto in azione il duo artistico neerlandese Karski & Beyond che hanno raffigurato una coppia di colorati uccelli, simbolo di comunità e capacità di prendersi cura l’un l’altro.
Ed è ciò che i writer del laboratorio 167BStreet fanno ed invitano a fare: “avere cura”. Dei luoghi come delle persone. è una frase e un messaggio così bello e vero. L’humus indispensabile per rifondare una nuova umanità. E il gesto pittorico ancora una volta ci viene in soccorso e ce lo ricorda. L’importanza dell’amore, dell’amicizia, della fraternità come il messaggio della terza enciclica di Papa Francesco firmata il 3 ottobre sulla tomba del Santo di Assisi.
E se vi capita di passeggiare a Lecce, oltre il quartiere Stadio, vi suggeriamo un itinerario di street art (firmati Chekos) partendo da San Pio dove è possibile imbattersi tra i versi e la figura del poeta Vittorio Bodini, nel quartiere Santa Rosa invece sul prospetto della polisportiva ci si trova al cospetto dell’attore Carmelo Bene. O a Lequile, qui, sul muro perimetrale della scuola media “Sandro Pertini”, il volto di Renata Fonte, uccisa dalla mafia, ci ricorda l’importanza di valori come l’onestà e la tutela del territorio fino ad arrivare sul litorale di San Cataldo dove i tanti murales del progetto Oltremare Summer Festival (2017/2018 con capofila 167bStreet) puntano il dito su un progetto di riqualificazione che però stenta a partire.