Storia della pioggia, il romanzo di Nial Williams
#ladevotalettrice. Le recensioni di Lucia Accoto
Le cose nella vita non vanno sempre come si vorrebbe. Ci sono gli intoppi, le scelte sbagliate ed i fallimenti. E quando hai a che fare con la scrittura, con la poesia, perdersi è facile. Di fronte ad un verso che non va avanti, che non ha spinta, ti senti un fallito. Sei il niente su uno sfondo bianco. L’ispirazione non ti viene incontro per caso, ha bisogno di carburante per innescare la scintilla. Ha bisogno di magia e non tutti ce l’hanno negli occhi, nell’anima.
A volte, i pensieri volteggiano ma non si posano sui fogli. Vengono scritti per un istante e poi cancellati e nella peggiore delle ipotesi sono fumo nella mente. L’ispirazione è capricciosa, sfuggente, canaglia anche crudele perché ci mette tempo, ti scava le occhiaie e ti fa venire i nervi a fior di pelle. Allora, leggere aiuta come osservare la vita, la storia degli altri. Ed è lì che poi arriva la tua. Le parole si sciolgono, l’ispirazione diventa pioggia e tu nasci ancora una volta su carta. Certo, c’è anche chi scrive senza ispirazione accostando parole senza alcuna sostanza, contenuto, solo per il gusto di scrivere. In questo modo non vivono il tormento e il mistero dell’ispirazione, per loro va sempre bene tutto ciò che lasciano sui fogli.
Nel romanzo Storia della pioggia di Niall Williams senti addosso l’amore per i libri. Non sono mai abbastanza da leggere, ti senti sempre povero di storie se sei un lettore forte. Allora leggi, accumuli libri e speri di avere la possibilità economica per comprarne tanti e tanti altri ancora. Il tempo un lettore lo trova sempre anche quando è risicato, corto, quasi inesistente. I libri sono vita, respiro, fiato, emozioni, sogno. Lo sa bene Ruth, la protagonista del romanzo, una ragazza costretta a letto malata. Nella mansarda di casa, su cui batte la pioggia d’Irlanda, Ruth legge. Legge molto, sempre. Nella stanza ha tremilanovecentocinquantotto libri. Libri del padre poeta, del nonno, suoi, e cerca la sua storia. Leggere e scrivere è come una specie di malattia, non sei mai in pace se non hai tra le mani un libro. Hai il cuore spento, freddo, vuoi vivere la somma di tutti i libri, farli tuoi. E se viene la scrittura sarai predestinato al tormento, al fallimento, alla rinascita e alla magia. Se, invece, le tue mani resteranno secche senza pensieri da scrivere, non importa. Farai altro. La scrittura prende con se solo chi ha tumulto, chi raccoglie sofferenza per sperare in qualcosa in cui crede, sente, vive. Le parole abitano in chi ha un libro dentro se stesso.
Intimo, caldo lo stile dello scrittore. Il romanzo è una vera dichiarazione d’amore verso la letteratura. È un atto di fede, un salto nella magia. È pioggia, fiume. Respiro.