Gigi Proietti, il Signore del Teatro
Il ricordo di uno straordinario Uomo di Cultura e di spettacolo, dal teatro, al cinema alla tv una lunga carriera costellata di successi
Raffaele Polo
Se vi capita di passare per Villa Borghese, a Roma, andate a visitare il Globe Theatre, il Teatro Elisabettiano e scoprirete tanti stimoli e tante storie che, magari, non conoscevate. Perchè quel Teatro è quasi unico nel suo genere (ce n’è un altro, a Londra, ma è un po’ diverso) e vuole riproporre, senza peraltro copiarla pedissequamente, come era la struttura teatrale che ospitava i capolavori di Shakespeare, al suo tempo. L’idea è quella di far capire, al meglio, l’importanza di questi lavori, rappresentandoli proprio come era ai tempi del Bardo, il pubblico rimaneva in piedi oppure accedeva con delle passerelle agli scomodi palchi. La struttura era rigorosamente in legno e vi erano particolari accorgimenti per la disposizione del palco e delle entrate. E, una ventina di anni fa, chi fu a proporre all’allora sindaco Veltroni questa opera che, magari, oggi gli amministratori attuali giudicherebbero inutile e priva di importanza?
Fu un cultore affezionato e meticoloso del Teatro, fu quel Gigi Proietti che stiamo imparando a conoscere meglio adesso che non c’è più, ci accorgiamo che non è stato solo l’interprete di un mazzo di barzellette offerte con una incredibile verve e mimica facciale, non era solo il Maresciallo Rocca o il mattatore dello spettacolo considerato una pietra miliare nella turbolenta storia del teatro italiano, ovvero ‘A me gli occhi, please’.
E non era certamente solo il protagonista di ‘Febbre da cavallo’ film tra i più trasmessi dalle reti nazionali e private di una Tv che continua a riproporre film con attori che vanno via via scomparendo, sorprendendoci quasi perchè li abbiamo avuti affianco per anni, hanno caratterizzato la nostra vita e adesso se ne vanno, non ci accorgiamo che il tempo passa per tutti, anche per loro che, in verità, sullo schermo grande o piccolo sono eternamente giovani e in forma…
Proietti, allora, viene riscoperto e osannato adesso per quella sua cultura, per quel suo calcare le scene che, in vita, pochi gli hanno riconosciuto. Preferendo annoverarlo in quella schiera di attori e finedicitori che, avendo avuto la fortuna di nascere a Roma, hanno costituito e continuano a costituire lo ‘zoccolo duro’ del cinema nostrano. Il teatro, quello serio e importante, da noi viene come ripiego: al primo posto la TV, poi un po’ di Cinema e, verso la fine della carriera o quando non ti offrono che particine insignificanti nei cosiddetti ‘panettoni’, allora si riscopre il teatro e si gira l’Italia magari con una commediola da niente, non fosse altro che per farsi un po’ di pubblicità…
Lui no. Proietti amava e conosceva talmente bene il Teatro più importante, da riuscire a far costruire il gioiello che, adesso, gli verrà sicuramente intitolato. E, a proposito di teatri costruiti ad hoc, l’enorme successo del suo ‘A me gli occhi’ negli anni Settanta, viene anche per la sua rischiosa scelta di utilizzare un teatro tenda tutto per sé, alla periferia di Roma, dove riesce a fare tutto, ma proprio tutto, novello Fregoli, offrendo uno spaccato completo della realtà italiana, pieno di fatti, maschere, invettive, stornelli, figure caratteristiche e soprattutto poesia, in uno Zibaldone che lo vede assoluto protagonista, eclissando chi, fino ad allora era stato l’unico a tentare questa strada, ma in TV, ovvero il Vittorio Gasmann delle puntate de ‘Il mattatore’.
Proietti affascina per la sua capacità affabulatoria e per l’incredibile espressività che gli fa interpretare al meglio un po’ tutti i ruoli, lo vediamo anche come memorabile Mangiafuoco in un cammeo di ‘Pinocchio’. E lui, er Giggi, ci tiene a sottolineare che ha fatto film con Altman, Tavernier e Lumet, ma alla gente non interessa, lui è e rimane il Maresciallo Rocca, altro che Teatro, la TV gli porta il Successo con la S maiuscola, tanta TV che offusca le interpretazioni più riuscite come ‘Il Casotto’, altro film che ricorre spesso nei palinsesti delle TV nostrane.
Proietti, dunque, uomo di fine cultura e grande attore di teatro. Chi l’avrebbe detto, ricordando di lui le sovente sboccate o licenziose storielle o le gag che divertivano tanto un pubblico di bocca buona? Ma lui amava tanto, troppo il suo ruolo di ‘attore’ per non apprezzare anche questo tipo di predilezione popolare. Un guizzo furbetto nello sguardo, poi, faceva intendere che, ahò, ce semo capiti, vero?
E comunque, lontano dai rumori e dai fasti della Metropoli, recatevi a rendergli un doveroso omaggio al ‘suo’ teatro, nel cuore della sua Roma, tanto amata. E al Cimitero degli inglesi, dove riposa assieme a tanti altri importanti nomi della Cultura mondiale.