Reagire e continuare con formule ibride tra il web e la strada
l’idea espositiva di Officina Alviti

Antonietta Fulvio

In ottemperanza alle nuove misure di contrasto e contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 previste dal Dpcm 3 novembre 2020 (art 1, lettera r), il Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo ha comunicato la sospensione, a partire “dal 6 Novembre 2020 fino al 3 Dicembre 2020, di mostre e servizi di apertura al pubblico dei musei, degli archivi, delle biblioteche, delle aree archeologiche e dei complessi monumentali di cui all’articolo 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio”

8 marzo 2020. 3 novembre 2020.
Otto mesi tra due provvedimenti che costringono a prendere misure drastiche per il contenimento della pandemia da Covid 19. La curva dei contagi è ricominciata a salire vertiginosamente costringendo alla didattica a distanza, a chiudere i luoghi di cultura, dalle biblioteche ai musei, dai cinema ai teatro per non parlare delle difficoltà enormi di tutte le attività imprenditoriali e all’indotto che ruota intorno al mondo dello spettacolo e della cultura che si trova “sospeso”come in un limbo in attesa che la pandemia si arresti e possa far riprendere tutte quelle attività che si basano essenzialmente sulle relazioni umane. Perché il virus ci costringe ad evitare contatti diretti, quei gesti che solo fino ad un anno fa erano scontati e che oggi abbiamo riscoperto essenziali.

Oggi che ci manca l’abbraccio ad un figlio, la stretta di mano ad un amico l’incontro a distanza ravvicinata che erano la normalità. Ed è lecito chiedersi se sarà mai possibile tornare al “come eravamo”. Siamo agli sgoccioli ormai del 2020, un anno bisestile, palindromo e nefasto per l’intero pianeta piegato e sconvolto dal Coronavirus che ha stravolto la nostra quotidianità. Ma è necessario reagire e se da un lato è fondamentale continuare tutti ad osservare le disposizioni necessarie e indispensabili – mascherina, distanziamento fisico, igiene delle mani – le sole che possano ridurre il contagio, dall’altra bisogna inventarsi forme ibride di comunicazione, di divulgazione e di incontro. Per questo motivo riprenderemo ad incontrarci nelle stanze virtuali di Arte e Luoghi e a raccontarvi le sperimentazioni che giungono dal mondo dell’arte. Ritorneremo a visitare virtualmente le istituzioni museali che continuano la loro attività sui canali social in attesa che si possa ritornare a svolgere le visite in presenza. Perché ritorneremo ad aprire i nostri luoghi e ad incontrarci ma c’è bisogno in sostanza di una volontà di ferro proprio come il titolo che gli artisti Cristiano e Patrizio Alviti alias Officina Alviti hanno dato alla loro mostra che dal 23 novembre si svolgerà in contemporanea in 100 luoghi all’aperto della città di Roma. Ma come direte voi? e le misure e il protocollo imposto dalla pandemia? Ebbene i due fratelli hanno trovato una formula originale: trasformare la città di Roma in un’immensa sede espositiva, realizzando una mostra per tutti grazie all’inconsueto utilizzo degli spazi dedicati alla cartellonistica pubblicitaria. Un modo per far entrare l’arte nella quotidianità di ognuno sfruttando, in maniera più nobile, quei canali utilizzati solitamente per mero uso commerciale.


Cristiano e Patrizio Alviti, artisti riconosciuti e attivi nella Capitale, hanno quest’anno prodotto un ingente corpus di opere tra incisioni monotipo, prove d’autore e lastre. Scaturite nel periodo di isolamento forzato che ognuno di noi ha vissuto e quando è stato il momento di condividere il loro lavoro si sono ritrovati a fare i conti con le misure imposte dalla pandemia. Hanno così escogitato un sistema per entrare in contatto con più “visitatori” possibili superando ogni possibile ostacolo dovuto all’attuale situazione sanitaria, che al momento frena molti progetti, non solo culturali. I fratelli Alviti hanno quindi riprodotto le loro opere su manifesti pubblicitari stradali (ogni cartellone presenta un’opera diversa con relativa didascalia) e organizzato la loro esposizione intitolata appunto “Volontà di ferro”, in 100 spazi all’aperto della città. Va da sé che ogni cartellone presenta un’unica delle 100 opere creando un percorso espositivo gigantesco che coinvolge e rende Roma un’estesissima galleria d’arte.
La scelta delle location è stata valutata in base alle zone strategiche, alla viabilità (strade di intenso traffico come ad esempio tangenziale zona Salaria-Corso Francia) e al coinvolgimento delle periferie e sarà comunicata con un’apposita mappa della mostra da scaricare dal sito creato ad hoc volontadiferro.it, dove ovviamente compariranno tutte le opere prodotte, approfondimenti e dove si potrà, se interessati, concretizzare un appuntamento in Atelier per poterle visionare dal vivo.
Curata da Werner Bortolotti la mostra presenta un modo diverso di fruire e vivere l’arte, non come qualcosa di distaccato ma come componente essenziale della vita quotidiana.
«Questo tempo indefinibile non ha fermato le nostre visioni di futuro e anzi ha rievocato in noi la potenza del paesaggio quale protagonista assoluto di emozioni capaci di travolgerci e farci “uscire” in tempi di lockdown. La nostra è una volontà di ferro: un viaggio fisico e astratto ai confini della natura che ci stimola a ricercare nella “scena” costruita i riferimenti per farci trasportare, dalle macchie di colore, alla memoria ed al ricordo di quei paesaggi.». Con queste parole i fratelli Alviti spiegano l’idea concettuale della mostra che corrisponde al diario di una quarantena. Volontà di Ferro: volontà dei fratelli Alviti di vivere e creare in una nefasta prospettiva negativa e di morte (economica e sociale), di ferro, dove per ferro non si intende solo il rimando alla lastra scriccata e puntellata che dà forma al segno sul foglio, ma la metafora della determinazione di Cristiano e Patrizio. Il messaggio che intendono far passare è che mentre il mondo si ferma ad osservare dalla finestra loro producono spazi e immagini in cui perdersi. Un paesaggio, che parte dalla natura e dagli alberi, ricostruito attraverso la realtà (il segno che incide le lastre) e quello dell’emozione (il ricordo e le sensazioni che il paesaggio suscita così come filtrate dalla sensibilità degli Alviti). Il filtro che rende visibile tale commistione è il colore, quegli inchiostri e quei liquidi che si perdono sulla lastra rincorrendosi e miscelandosi, così imprevedibili ed espressivamente liberi di muoversi, di evadere e di “uscire” dal segno. Il risultato è una carta inchiostrata dove è possibile scorgere la luce, una conversazione, l’aria, la vita vissuta, i particolari, gli scorci, la prospettiva tra gli alberi e l’infinita potenza della natura.
Cristiano e Patrizio, riconosciuti nel mondo dell’arte anche per essere eccellenti artigiani, per realizzare queste opere hanno costruito un torchio che consente grandi formati e pesi notevoli delle lastre. L’incisione delle stesse è ottenuta mediante “scriccatura” con macchine di taglio che, rispetto al plasma normale, consentono solchi e riporti di materia. Sulla lastra si rincorrono due lavori: uno razionale dato dai segni incisi che, per quanto artistici, sono fermi e rigidi nella loro geometria ed un altro totalmente irrazionale ed emotivo, quasi incontrollabile nel suo espandersi e mischiarsi di fluidi. La presenza della scriccatura è fortemente denunciata dalla tridimensionalità dei solchi lasciati dalla lastra come le stampe a secco.
Ad un segno razionale, anche se pur sempre artistico, inciso sulla lastra che è sempre la stessa si sovrappone in un gioco di pieni e vuoti una acquarellatura di volta in volta diversa che segue l’emozione del momento. Razionale e irrazionale si incontrano e si inseguono sulle carte inchiostrate dagli Alviti lasciando a chi guarda la libertà di seguire le proprie emozioni. «Perché il paesaggio è come musica: non ha contenuti precisi e interviene sul sentimento di chi l’osserva come la musica agisce su chi l’ascolta.»
E oltre la mostra il contest per ribadire con forza che non bisogna arrendersi né fermarsi. Perciò dal 23 novembre al 6 dicembre sarà indetto il contest. Gli artisti invitano all’invio di racconti, di audio o video brevi che testimoniano la propria “volontà di ferro” Regolamento, premi e scadenze saranno disponibili sul sito www.volontadiferro.it dal 23 novembre.