Viaggio nell’iconografia dell’Inferno dantesco
Dal 15 ottobre al 9 gennaio 2022 alle scuderie del Quirinale più di duecento opere d’arte per celebrare Dante Alighieri nel settimo centenario della morte
Antonietta Fulvio
ROMA. Dalla porta di Rodin al capolavoro di Botticelli, la voragine dell’Inferno, dipinta su pergamena e oggi smembrato e concesso in prestito eccezionalmente dalla Biblioteca Apostolica Vaticana per le prime due settimane della mostra.
“Inferno” la mostra a cura dello scrittore e storico dell’arte Jean Clair, inaugurata il 13 ottobre 2021 nelle Scuderie del Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si configura come il più grande evento espositivo d’autunno momento culminante tra le celebrazioni dantesche per i settecento anni della morte del Sommo Poeta promosse e sostenute dal Comitato nazionale presieduto dal professor Carlo Ossola. Intitolata come la prima cantica della Commedia, che narra l’etterno dolore e la perduta gente, la mostra “Inferno” racconta la persistenza dell’iconografia del mondo dei dannati in un viaggio temporale che dal Medioevo arriva ai nostri giorni. La firma è di Jean Clair, già curatore nel 1995 della Biennale di Venezia, e ideatore di un progetto espositivo a dir poco spettacolare che riunisce nelle prestigiose sale delle Scuderie più di duecento opere d’arte concesse in prestito da oltre ottanta tra grandi musei, raccolte pubbliche e prestigiose collezioni private provenienti, oltre che dall’Italia e dal Vaticano, da Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Bulgaria. Lo ha affiancato nella curatela di “Inferno” Laura Bossi e insieme hanno così motivato così la scelta del tema della mostra: «Per celebrare degnamente con una mostra d’arte il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, il tema dell’Inferno si è imposto come un’evidenza. Non solo perché rispetto alle altre cantiche è senza dubbio la straordinaria iconografia infernale ad aver maggiormente ispirato gli artisti, con un duraturo impatto sulla cultura visiva europea; ma anche per la sua attualità, in un mondo in cui la distruzione della natura, la crisi sociale e culturale ci inducono a riflettere sul destino dell’umanità e sulle cose ultime. Che sia espressa nei cupi avvertimenti di sofferenza eterna nelle miniature medievali, nell’incontro con un universo satanico fatto di tragedie terrene nell’arte rinascimentale e barocca, nei tormenti dell’anima raffigurati nelle tele romantiche e simboliste, o nelle moderne interpretazioni psichiatriche del mistero del Male, la credenza in un possibile traguardo di dannazione si è dimostrata straordinariamente persistente, esercitando di volta in volta terrore, pietà, fascino morboso o curiosità ‘scientifica’.»
Accompagna la mostra il catalogo curato da Electa con un meraviglioso apparato di immagini e notevoli contributi tra i quali l’introduzione di Mario De Simoni presidente delle Scuderie che scrive «“Inferno” è una mostra potente, capace di condurre il visitatore in ambiti inattesi. Attraverso l’iconografia dell’Inferno dantesco, si giunge infatti non solo nei territori della forma e del gusto nelle arti, ma in quelli della storia delle idee e delle mentalità, con un’indagine serrata, per quanto consentito dagli specifici linguaggi di una mostra, anche sulla persistenza dei concetti di peccato e castigo, di dannazione e salvezza.»
Il percorso espositivo si apre con il modello di fusione in gesso in scala 1:1 della monumentale e celeberrima Porta dell’Inferno di Auguste Rodin: vertice delle riflessioni artistiche di tutti i tempi sul poema di Dante, eccezionalmente concesso in prestito dal Musée Rodin di Parigi.
Una visione che rimanda inevitabilmente all l’incipit della Commedia:
«Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina potestate,
la somma sapienza e ‘l primo amore;
dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza,
o voi ch’ intrate.»
Versi potenti, che ancora oggi hanno il poter di scuotere l’anima e aprire alla mente visioni laceranti. Il viaggio ultraterreno di Dante, poeta e uomo, affascina e affabula con la potenza della parola, nella lingua che è ancora la nostra lingua, capace di descrivere il male in tutte le sue sfaccettature per indicare all’umanità lo stato di infelicità e di peccato che è possibile superare perché il fine della Commedia è cambiare la vita degli uomini, “liberarli” dalle miserie e dagli orrori de «l’aiuola che ci fa tanto feroci» (Par. XXII, 151) verso una condizione di felicità e di salvezza.
«Le dieci sale delle Scuderie – scrive lo stesso De Simone – illustrano il viaggio dantesco nelle sue rappresentazioni succedutesi nei secoli, ma alcune di esse sono dedicate alla traslitterazione dell’Inferno sulla terra: la follia, i totalitarismi, la guerra.
Non a caso, la frequentazione del testo della Commedia era drammaticamente presente nella memoria degli internati dei campi di concentramento: il riferimento all’Inferno dantesco sembrava l’unico a cui potersi appigliare per trovare le parole che altrimenti sarebbero mancate, le parole per descrivere l’indicibile, quello che era successo nell’anus mundi dei campi nazisti.»
Tra gli altri capolavori, il Giudizio Finale di Beato Angelico, Le tentazioni di Sant’Antonio Abate di Jan Brueghel, Lucifero di Franz Von Stuck, Sternenfall di Anselm Kiefer.
E ancora, il celebre Demonio di Valladolid in legno policromo, la maestosa tela di quattro metri di Gustave Doré Virgilio e Dante nel IX girone dell’Inferno fino al Teatrino napoletano “Inferno” con pupi catanesi e palermitani, proveniente dal Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo.
Grazie alle le numerose collaborazioni istituzionali tra cui quelle con le Gallerie degli Uffizi, il Musée d’Orsay ma anche la Royal Academy di Londra, la Bibliothèque Nationale de France, il Museo Nacional de Escultura di Valladolid, il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona saranno esposte opere di Bosch, Goya, Manet, Delacroix, Cezanne, von Stuck, Balla, Dix, Taslitzky, Richter, Kiefer che condurranno il visitatore alla scoperta delle immagini che i versi del poema hanno suggerito agli artisti di tutti i tempi.
«Dall’immaginario infernale del Medioevo cristiano, ben rappresentato con ricchezza iconografica e documentaria nella prima parte, – scrive nel catalogo il ministro alla Cultura Dario Franceschini – si passa infatti agli inferni in terra dei totalitarismi del Novecento, dei campi di sterminio, delle guerre religiose, delle persecuzioni, dei genocidi, così come agli inferni mentali della follia, dei manicomi e dei sanatori: niente è dimenticato in questo terribile excursus, alla fine del quale si esce davvero con gioia a “riveder le stelle”: con la piena consapevolezza, però, di quanto il genio dantesco ci aiuti a rappresentare e a riconoscere pienamente ciò che è parte integrante della nostra vita.»
A latere della mostra, una serie di incontri collaterali dal titolo “Infernauti” finalizzati ad approfondire alcuni aspetti peculiari della rassegna che, nel corso dei secoli, hanno contribuito a definire la portata dell’opera dantesca ancora così attuale e determinante per la cultura contemporanea.
Seguendo il percorso tracciato dallo stesso Jean Clair e grazie alla partecipazione di studiosi, specialisti e figure di spicco del mondo della cultura, gli incontri saranno incentrati su alcuni temi-chiave: dalla visione di Dante e dei suoi contemporanei sul mondo degli inferi, fino all’evoluzione storica del concetto del male.
Il programma degli incontri è disponibile su: www.scuderiequirinale.it