Il sottile atto di dimenticare ed essere dimenticati

Alec von Bargen a Lecce per Tempora/Contempora #2 al Museo Castromediano

Antonietta Fulvio

LECCE. Da un lato il Museo Castromediano, il più antico museo di Puglia, sempre più avamposto delle esigenze della comunità, dentro Museo con le sue collezioni archeologiche, la pinacoteca con opere dal 400 al 700 arricchita di recente con la donazione di Maurizio Aiuto e attualmente anche hub vaccinale. Fuori spazio installativo che continua a far dialogare l’arte con il pubblico senza soluzione di continuità. Dall’altro, Tempora/Contempora #2 prova il progetto innovativo di Ama che intende ripensare il rapporto tra artisti e pubblico, tra artisti e spazio di creazione, tra pensiero critico e pratiche performative. «Il focus – spiega Franco Ungaro – è sul tema del corpo, dei corpi e delle identità, espressione e simbolo di una resistenza necessaria al tempo che stiamo attraversando e dei cambiamenti sociali e culturali in atto.»


Ed ecco allora che il Castromediano diventa terreno di incontro e confronto per le sperimentazioni e le creazioni di artisti e performer internazionali. Così dopo il progetto A occhi aperti” dei fotografi Flavio & Frank, dal 20 agosto al 30 settembre 2021 visibile h 24 l’installazione dell’artista americano Alec Von Bargen. Sulle finestre del primo piano del museo e lungo il muro perimetrale è stato possibile ammirare – anche in notturno grazie ad uno strabiliante studio di luci – un ciclo di dittici che giocano sul doppio effetto positivo negativo e ritraggono i tanti senzatetto che Bargen ha fotografato in giro per il mondo. Lavori di un notevole impatto visivo che evidenziano ciò che che poi è espresso nel titolo dell’installazione fotografica: “Il sottile atto di dimenticare ed essere dimenticati”.
In questa nostra società dell’immagine che fagocita con la stessa velocità con cui genera volti e uomini, Bargen con la sua arte fa esattamente il contrario, rimette al centro l’umanità, le persone che quotidianamente sfioriamo con lo sguardo ma senza vedere. Sono gli invisibili, gli ultimi, gli emarginati tanto cari al Vangelo ma non agli uomini di poca volontà che chiusi nel proprio egoismo continuano ad ignorare la loro presenza.
Uno studio su sagome e corpi e in particolare volti che rimandano al concetto di identità, un concetto indagato anche nel teatro che fa fa parte della formazione artistica di Bargen che vanta anche un passato di attore in numerose serie televisive messicane.
«Tutti questi personaggi – spiega Von Bargen – hanno in comune il fatto che diventano invisibili alla società e poco a poco vengono dimenticati anche da loro stessi. La mostra è uno studio sul colore e sullo spazio negativo nel quale i protagonisti, anche se solo per un breve istante, hanno una piattaforma sulla quale poter raccontare la loro storia».
Nato a New York City il 9 febbraio 1972, Alec Von Bargen ha esposto alla 54a e alla 56a edizione della Biennale di Venezia, al Victoria and Albert Museum di Londra, all’OCT Museum di Shanghai, in Cina, al Museo d’Arte Moderna di Città del Messico e a Les Rencontres D’Arles Festival, Francia. Il suo lavoro ha vinto numerosi premi tra cui l’IPA di Los Angeles e il PX3 di Parigi. È stato finalista al Dubai Emerging Artist Award e Aesthetica Magazine, nel Regno Unito, lo ha selezionato come uno dei 100 migliori artisti del 2020. È stato finalista al Terry O’Neill Award e al Celeste Prize a Berlino, in Germania. Von Bargen è direttore del programma di sviluppo creativo di The Swatch @art Pe@ce Hotel e consulente creativo del Biennale College della Mostra del Cinema di Venezia oltre che direttore del collettivo di artisti Crema Collettiva.
Curata dalla storica dell’arte Marinilde Giannadrea, la mostra “Il sottile atto di dimenticare ed essere dimenticati” ha presentato trenta grandi pannelli (ognuno 1×3 m, installati su #Now le strutture espositive perimetrali create da EsternoNotte) che sono stati posizionati sulla facciata principale del Museo e lungo il muro per cui visibili tutto il giorno e destinati in questo modo ad essere in stretto contatto con i ritmi del quotidiano di cittadini e turisti. Un’esposizione costantemente aperta al pubblico e suscettibile di riflessioni su temi tanto attuali e drammatici dalla solitudine esistenziale all’emarginazione sociale.
Con la sua fotocamera, Van Bargen, con l’occhio dell’antropologo, ha inquadrato e catturato immagini che descrivono contesti storici, politici e sociali. Successivamente, su quelle fotografie è intervenuto graficamente riuscendo a coniugare bellezza e contenuto, storie e memoria, annullando le dimensioni del luogo e del tempo, focalizzando l’attenzione sulle persone togliendole dall’oblio. Quei volti di persone che non conosciamo e non conosceremo mai restano impressi nella memoria.
Spingere l’osservatore a guardare e a riflettere su temi di attualità è infatti tra le prerogative dell’agire artistico di Eric von Bargen, ricordiamo a tal proposito, tra le mostre, il progetto “Veritas Feminae” allestito negli spazi dell’Ex Filanda Meroni di Soncino incentrato sulla forza delle donne capaci di vincere le avversità della vita nonostante siano relegate spesso e purtroppo a margine dalla società.