Il mistero del Campanile ‘interrotto’ della Chiesa madre

A Corigliano d’Otranto un altro luogo misterioso

Raffaele Polo

C’è una certa confusione di date: come in tutti i fatti che si perdono nella notte dei tempi, per il nostro Salento contano di più le tradizioni orali, i racconti, le leggende che finiscono per costituire una Verità non provata storicamente, ma piacevolissima da registrare e condividere.
Così, alzando gli occhi verso la sommità della ‘guglia’ di Soleto, ovvero del magnifico campanile che svetta agile e splendido nonostante una accentuata inclinazione dovuta all’assestamento del terreno argilloso, ci viene solo in mente la figura del ‘mago’ Matteo Tafuri che, si narra, utilizzò per la costruzione del campanile l’opera di diavoletti e spiritelli di tutte le forme, lavoratori alacri per una intera notte, fino ad essere sorpresi alle prime luci del mattino e rimanere, a mo’ di statua, proprio ai lati della torre, a testimoniare l’intervento esoterico necessario per completare quella bellezza…


Tanta filosofia, tanta storia con contraddizioni evidenti (la costruzione del campanile sarebbe anteriore alla presenza del Tafuro…) ma la realtà è proprio sotto i nostri occhi, un esempio unico della maestria dei costruttori di casa nostra…
Unico?
Lo credevamo, finché non siamo capitati a Corigliano d’Otranto, davanti alla Chiesa Madre, oggi quasi nascosta, alle spalle di Palazzo Comi e con la memoria turistica oscurata dalla imponenza del Castello e dalla particolarità dell’Arco Lucchetti.
Accanto alla Chiesa di San Nicola c’è il campanile, che ha una storia simile al coevo fratello maggiore di Soleto. Edificato, anche lui, su una preesistente torre, si sviluppa proprio come il campanile di Soleto, interrompendosi bruscamente al terzo stadio. Una striminzita ‘legenda’ spiega che i lavori di edificazione furono interrotti perché i soletani, invidiosi e arcigni depositari della unicità del proprio campanile, provvidero a eliminare il maestro costruttore, sottraendogli la scala e provocandone la morte. Nessuno pensò di continuare i lavori (non si sa perché…) e dunque il potenziale concorrente della ‘guglia’ soletana è rimasto incompiuto. Ma, anche ad una superficiale osservazione, si riscontra una incredibile somiglianza e viene da chiedersi se, anche qui, non sia stato necessario un intervento sovrumano per edificare il torrione. Poi, magari, ancora le luci del mattino sono intervenute a bloccare i lavori e i diavoletti hanno fatto in tempo a svolazzare via, seguiti da tutte le figure mostruose che abitano, da sempre, sulle facciate degli edifici religiosi.
E le cronache ignorano completamente questo episodio, non si conosce il nome dello sfortunato costruttore, e neppure una approssimativa attribuzione viene tentata, nonostante l’opera incompiuta sia sotto gli occhi di tutti: sarebbe stato un serio concorrente alla agile imponenza soletana, e i coriglianesi avrebbero avuto di che vantarsi, nei secoli dei secoli.
In una sorta di consolazione, nell’Ottocento la Chiesa è stata abbellita con un pavimento ‘museale’, un mosaico che rimanda a quello di Otranto, ma con un Albero della Vita molto ridotto e semplificato. E, dulcis in fundo, nel periodo fascista, l’ingresso della chiesa è stato integrato con una cortina che copre il ballatoio di congiunzione dei due tratti laterali di scale che convergono verso il centro.
Poca cosa, in verità.
Perché a noi interessava particolarmente la storia del campanile e quella del suo sfortunato capomastro, morto perché l’opera non fosse terminata e Corigliano non potesse concorrere direttamente con Soleto.
Questo ci viene da pensare, alzando gli occhi sulla facciata di San Nicola a Corigliano, nella più tradizionale Grecìa del Salento, in Puglia, in Italia.