Addio a Francesco Saverio Dòdaro

LECCE. Addio a Francesco Saverio Dodàro, scrittore, saggista, direttore editoriale. Un intellettuale fuori dagli schemi.

Un altro Maestro ci ha lasciato… Francesco Saverio Dodàro non c’è più ma restano le sue idee, il suo agire culturale sempre all’avanguardia. L’immenso patrimonio di idee, di modi di concepire nuovi codici di comunicazione restano  e rappresenano un’eredità straordinaria.

Era nato a Bari Francesco Saverio Dòdaro ma era cittadino del mondo. L’amore per la letteratura, il teatro e l’arte lo avevano portato  dapprima a Bologna poi a Parigi  infine a Lecce negli anni Cinquanta diventando un punto di riferimento  nel panorama culturale non solo del Salento. La sua capacità visionaria, il suo essere proiettato  nel futuro contraddistingue tutta la sua ricerca letteraria e artistica e non è un caso che nel 1992 Saverio Dòdaro sia l’unico scrittore italiano ad essere presente all’Hokkaido Museum of Literature di Sapporo con  il suo Wall Word  tradotta in giapponese.  E quanto fosse “avanti” lo testimonia il suo percorso: dal Movimento di Arte Genetica e la testata «Ghen» che fonda nel 1976 alle Locandine Letterarie  in cui il medium diventa il messaggio dedicata alla scrittura contemporanea fino al movimento New Page, fondato nel 2009  con una filosofia che lui stesso condensa in poche parole: «I romanzi, la poiesi in genere, intercettano l’ora, il contesto, l’ampio know-how, ed escono dalle gabbie speculative – commerciali e di potere – per diffondersi tra i frammenti, le desolazioni, le mancanze, gli smembramenti, le solitudini. L’amore. Cento parole. Ritorna, in altra veste, il cantastorie. Il cantastorie del terzo millennio».

Francesco Saverio Dodaro ha svolto una intensa attività saggistica e diretto e ideato numerosissime collane editoriali, tra le quali ricordiamo Ghen arte (Lecce, 1978); Violazioni estetiche (Lecce, 1981); Scritture (Parabita, 1989); Spagine (Caprarica di Lecce, 1989) Diapoesitive. Scritture per gli schermi (Caprarica di Lecce, 1990), Mail Fiction (Caprarica di lecce, 1999; Wall Word (Lecce, 1992) tradotta in giapponese ed esposta all’Hokkaido Museum of Literature di Sapporo, Le locandine Letterarie (Lecce, 2005)

Ho avuto il privilegio di conoscerlo quando veniva a vedere le mostre che allestivamo nella sede della nostra associazione “Raggio Verde” con Giusy e Ambra quando ci ostinavamo nella nostra militanza culturale nella via che dopo sarebbe diventata quella della movida leccese … ricordo le chiacchierate, il continuo confronto, talvolta anche scontro. Era bello poter parlare con Saverio e non dimenticherò mai i suoi insegnamenti, a cominciare dal primo “Bisogna difendere sempre la maternità delle idee”. Perchè le idee hanno una madre. «Il battito cardiaco materno, ascoltato nella prenatalità è il codice ritmico di tutte le arti» sostenendo che è nella separazione dalla madre che si originano la psiche e l’arte.

Mi regalò un meraviglioso scritto per Arte e Luoghi quando la rivista, nata da poco, era un mensile cartaceo di trentadue pagine ma gli piaceva l’impostazione che le avevo dato e apprezzava gli sforzi di una piccola casa editrice Il Raggio Verde per la quale firmammo uno dei progetti editoriali più innovativi: le locandine letterarie.

Ideata e fondata da Francesco Saverio Dòdaro, curata dallo stesso Dòdaro e Maurizio Nocera, nasceva a Lecce  nel 2005 per i tipi della casa editrice Il Raggio Verde, una nuova collana letteraria internazionale, Le Locandine Letterarie.

“Una doppia L contraddistingue le “locandine letterarie” che si presentano come una nuova collana d’assalto, trasgressiva e innovativa a cominciare dal suo layout grafico. La locandina, che generalmente si utilizza per veicolare l’opera d’arte, diventa essa stessa opera d’arte. Connotativa dell’hic et nunc, del qui e dell’ora e del dibattito in atto, la collana sarà polisettoriale e darà particolare ascolto alla ricerca e alla scrittura avanzata, da prima linea sul fronte formale ed estetico.” Con queste parole anticipava la linea editoriale lo stesso fondatore.

Dalla poesia, alla saggistica, alla narrativa per gettare ponti tra il Salento e il mondo.

I primi due numeri: la sua “Dichiarazione d’innocenza” e “Fintotontopazzo” di Maurizio Nocera dedicato ad un altro figlio del Salento: Edoardo de Candia. Probabilmente Saverio sarà con lui ora o almeno mi piace immaginarli insieme… Ciao Saverio e grazie per i saperi che ci hai trasmesso, li custodiremo con cura. Buon viaggio Maestro! (an.fu.)