Il cibo come dono. A San Cassiano torna la sagra di San Giuseppe

Sabato 18 e domenica 19 marzo nel comune salentino due giorni di festa: la grande “tavola” dei Santi, con i cibi tipici della cucina povera ma antichissima e devozionale, accanto alla “tavola dei bambini”. E sabato l’accensione della focàra.

Fede e tradizione, ma anche cultura e agricolture. A San Cassiano, nel profondo Salento, tutto si fonde nella festa religiosa di primavera dedicata a San Giuseppe ma, soprattutto, nel ricordo di riti antichissimi, consacrata al passaggio della stagione, tra inverno e primavera, segnato proprio dall’equinozio primaverile.


Tornano i riti di questo grande appuntamento tradizionale, sempre più incentrato sulla solidarietà che si manifesta nella distribuzione, casa per casa, delle farine, prodotte con i grani che in questi anni gli abitanti di San Cassiano hanno piantato nei terreni intorno al paese per l’autoproduzione agricola comunitaria e la loro utilizzazione proprio per questa manifestazione.
Dopo un lungo lavoro di condivisione, l’intera comunità di San Cassiano fatta di abitanti, contadini, pasticceri e fornai, ha deciso di investire sull’agricoltura sostenibile attivando ”produzioni agricole comunitarie” necessarie per la preparazione dei cibi del giorno della festa nel rispetto dei principi della biodiversità.


Si è partiti dal grano, l’ingrediente principale della festa di San Giuseppe, che è infatti utilizzato sotto forma di farina per la realizzazione del tradizionale ”Pane di San Giuseppe”, delle gustose “zeppole”, ma anche per la “massa”, una pasta da condire con i ceci e cavoli, le pittule, per il pesce fritto ed i suoi chicchi sono usati per il tradizionale piatto del grano “stumpatu” (decorticato).
Attraverso l’autoproduzione si è voluto ricucire una relazione autentica tra gli uomini, la “terra” e le pietanze della “tavola” tradizionalmente offerte a devozione del Santo. Ritornare a produrre autonomamente quei prodotti ha significato rinsaldare quel legame antico che fino a pochi anni fa ancora univa questo tipo di manifestazioni alle stagioni e ai tempi della terra. Alcuni terreni privati sono stati messi a disposizione gratuitamente per avviare la coltivazione comunitaria del grano.
Tutto questo confluisce nella festa che si terrà nel comune di San Cassiano nel fine settimana, il 18 e 19 marzo. Dal 2020, nel pieno dell’emergenza sanitaria causata dal covid, la comunità sancassianese, infatti, ha deciso di offrire a chi ne ha più bisogno una parte del grano prodotto comunitariamente e che sarebbe servito per produrre la “massa” e il pane della sagra. Dalla farina ricavata, sono infatti stati confezionati un “paniere solidale” costituito da beni fondamentali a lunga conservazione come pacchi di frise e biscotti per affrontare le ristrettezze economiche. Il cibo è distribuito grazie al coordinamento tra l’Amministrazione Comunale, la Caritas e le associazioni del territorio.
Inoltre, in collaborazione con l’associazione Sentirsi Casa – sancassianesi nel Mondo, una confezione di farina “La Farina del Santo” (così chiamata in onore a San Giuseppe), prodotta dalla coltivazione comunitaria di grano, è stata spedita ai sancassianesi residenti fuori Salento che in questo modo hanno potuto unirsi in una simbolica “Taula” condividendo lo stesso piatto: la tradizionale “massa di San Giuseppe”. Anche se non è stato possibile condividere insieme il momento di festa, si è declinato in questi modi il significato del cibo che “diventa dono” in onore del padre putativo di Gesù.
Nel 2022 la festa ha continuato a vivere nel segno della solidarietà e, dal banchetto allestito grazie alla collaborazione con la Protezione Civile, è stato possibile acquistare confezioni di grano stumpatu Senatore Cappelli e di farina di grano Saragolla, il cui ricavato è stato devoluto alla raccolta fondi dell’Unicef a sostegno dei bambini ucraini sconvolti dal conflitto bellico.
La Sagra di San Giuseppe 2023 di San Cassiano, che si concluderà sabato con l’accensione della “focara”, il grande falò, anche questo rito antichissimo di passaggio tra inverno e primavera, conferma le sue origini antiche e le sostanzia di solidarietà e comunanza. La grande “tavola” dei Santi, con i cibi tipici di questa cucina povera ma antichissima e devozionale, accanto alla “tavola dei bambini”, per insegnare e continuare questa bella tradizione, sarà uno dei momenti più attesi della festa che richiamerà a San Cassiano centinaia di persone che apprezzano questa tradizione importante per tutto il Salento.
”Il cibo come dono – afferma il sindaco di San Cassiano, Oronzo Lazzari – il “marchio guida” scelto per portare avanti la tradizione della Sagra ha assunto, in questo modo, un’accezione più ampia: donare cibo come simbolo di comunitarismo e solidarietà, come oggetto del dono, ma che può diventare il soggetto del dono stesso. Il cibo che ci dona attimi di fratellanza e collaborazione, diventa il mezzo, una scusa, che unisce intere generazioni, diverse culture, svariati Paesi, in un vorticoso turbine di emozioni, che oltre a nutrire il corpo, nutre l’anima, sempre nel rispetto di cosa ci circonda, a partire dall’ambiente, la fonte di tutto”.

(fonte: comunicato stampa)