La biblioteca nazionale di Napoli: un bene inamovibile

La biblioteca nazionale di Napoli: un bene inamovibile. Palazzo Fuga potrebbe invece essere destinato a diventare il Louvre napoletano. Il punto di vista dello storico dell’arte esponente della delegazione di Gaeta dell’associazione RAM Rinascita Artistica del Mezzogiorno

Marco Tedesco

La biblioteca nazionale di Napoli: un bene inamovibile

di Marco Tedesco

In questi giorni, si sta parlando molto di un probabile trasloco delle intere sezioni della biblioteca nazionale di Napoli nei locali di Palazzo Fuga. Questa iniziativa è stata proposta dal ministro della cultura Franceschini in accordo con il ministro per il sud Carfagna e il sindaco di Napoli Manfredi, utilizzando i fondi della comunità europea. Il ministro non ha fatto altro che far propria un’idea già lanciata a suo tempo da Cesare De Seta, il quale sosteneva che i locali storici di palazzo reale, ora occupati dalle importanti sezioni librarie di cui la biblioteca si compone, erano adatti per un proseguimento del percorso museale di Palazzo Reale. La fondazione della Biblioteca Nazionale di Napoli risale agli ultimi decenni del XVIII secolo, quando – in applicazione di un regio decreto – si cominciarono a collocare nel Palazzo degli Studi, oggi sede del Museo Archeologico, le raccolte librarie fino a quel momento conservate nella Reggia di Capodimonte. Tra queste la famosa libreria farnesiana che Carlo di Borbone, figlio ed erede di Elisabetta Farnese, aveva fatto trasportare nella nostra città nel 1734.


Il trasferimento nella nuova sede era stato avviato nel 1784 e solo dopo molti anni, dedicati alla sistemazione ed alla catalogazione del ricco materiale librario che si era andato man mano sempre più accrescendo sia con i fondi provenienti dalla soppressione degli ordini religiosi sia con l’acquisizione di biblioteche di privati, fu possibile aprirla ufficialmente al pubblico il 13 gennaio 1804 sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone. La Biblioteca assunse allora il nome di Reale Biblioteca di Napoli, nel 1816 l’Istituto divenne poi Reale Biblioteca Borbonica e nel 1860, con decreto n. 130 del 17 ottobre, fu dichiarata Biblioteca Nazionale. Dopo l’unità d’Italia fu ulteriormente arricchita con i fondi provenienti dalla seconda soppressione degli ordini religiosi e con importanti doni e lasciti tra cui ricordiamo il legato Ranieri e la biblioteca teatrale Lucchesi Palli. Nel 1910 fu annessa alla Biblioteca l’Officina dei Papiri Ercolanesi istituita da Carlo di Borbone al fine di custodire e svolgere i papiri provenienti dagli scavi di Ercolano del 1752-1754.

Biblioteca Nazionale di Napoli in occasione di uno dei tanti eventi espositivi, foto Lydia Tarsitano

Sembrerà scontato dire che se già sotto Ferdinando IV di Borbone sia stato possibile un trasferimento della biblioteca nei locali di Palazzo Reale, oggi possa essere possibile un eventuale trasferimento nei locali di Palazzo Fuga, storico edificio napoletano voluto da Carlo III di Borbone per accogliervi i diseredati del regno di Napoli, su progetto di Ferdinando Fuga. In realtà la scelta di Palazzo Fuga per ospitare la vasta quantità di volumi conservati nella storica biblioteca non è una idea geniale o almeno lo sarebbe se la vedessimo dal punto di vista della distruzione del patrimonio culturale e non sotto l’aspetto della valorizzazione dello stesso. Se da un lato c’è da sottolineare il recupero di una zona degradata come piazza Carlo III, dall’altro c’è da tener presente sia il rischio che gran parte del patrimonio librario custodito, citiamo ad esempio la sezione Lucchesi Palli, comprendente testi sul teatro e la canzone napoletana oppure la sezione dei papiri ercolanesi, possa scomparire per sempre. Proprio per questo motivo è da sottolineare l’impossibilità del trasporto delle migliaia di volumi conservati nella biblioteca, come sottolineato dagli stessi dipendenti della biblioteca. Bisogna inoltre tener presente l’inadeguatezza dei locali di palazzo Fuga, molti dei quali sono pericolanti e rendono la struttura inadeguata per qualsiasi uso ne si voglia fare.

Biblioteca Nazionale di Napoli in occasione di uno dei tanti eventi espositivi, foto Lydia Tarsitano

Sulla possibile destinazione d’uso di Palazzo Fuga, fin dalla sua nascita nel 2013 l’associazione culturale Ram Rinascita Artistica del Mezzogiorno, nella persona del presidente Dario Marco Lepore, dei componenti del direttivo, del comitato scientifico dell’associazione composto in gran parte da direttori dei più importanti musei napoletani e dei suoi capidelegazione, aveva avviato l’idea di renderlo il Louvre napoletano. Idea basata sui dati circa le dimensioni della struttura la quale, una volta restaurata, potrebbe ospitare ciò che i musei napoletani custodiscono nei loro depositi e la restante parte degli oggetti che compongono il tesoro di San Gennaro. Se i fondi europei venissero destinati al restauro dell’intera struttura di Palazzo Fuga e al trasferimento in essa dei reperti custoditi nei depositi dei musei napoletani e di una vasta parte del tesoro di san Gennaro non visibile al pubblico, Napoli amplierebbe la sua offerta museale con la nascita del più grande museo del mondo. Diversamente, rischiamo la grave perdita e la rovina di uno dei più importanti patrimoni librari che la città di Napoli offre ad un pubblico di studenti, ricercatori ed appassionati di storia della città partenopea e non solo. A tal proposito è da sottolineare che il patrimonio librario della Biblioteca Nazionale di Napoli è composto anche da testi che riguardano la storia di borghi, città e piccoli comuni del mezzogiorno d’Italia compresi nell’ex regno di Napoli prima e delle due Sicilie dopo. Rischiamo insomma di rovinare e di perdere interessanti tracce di storia non solo napoletana ma anche di tutto il sud Italia, cancellando una parte del nostro passato, dimenticando che in realtà #ilpassatononsicancella.


Marco Tedesco
  marco.tedesco@rinart.it

Associazione RAM – Delegazione Gaeta
Rinascita Artistica del Mezzogiorno

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