Appello per la salvezza della Biblioteca Nazionale di Napoli
L’intervento dello scrittore Maurizio Nocera componente del Direttivo dell’ALDUS di Milano – Associazione Internazionale di Bibliofilia, fondata da Mario Scognamiglio e Umberto Eco
Spostare, spostare, spostare. Al fine di che?. Non certo per migliorare la situazione, ma semplicemente per dare differente peso alle cose. Spostare oggi la Biblioteca Nazionale di Napoli (BNN) dall’attuale sede (Palazzo Reale di piazza del Plebiscito a Palazzo Fuga presso il Real Albergo dei Poveri di piazza Carlo III) è un progetto, oltre che indecoroso anche reazionario. E se esso ha avuto già il placet dei ministri Franceschini e Carfagna, essi si sono assunta una responsabilità che li condannerà per sempre di un “crimine” incommensurabile contro il patrimonio culturale dell’Italia, dell’Europa e del resto del mondo.
Essa consta di «circa 2 milioni di volumi, tra cui circa 5.000 incunaboli, 40.000 cinquecentine, 30 mila manoscritti, opere rare e dal valore inestimabile, tra cui l’intero corpus autografo delle opere di Giacomo Leopardi, i testi autografi di San Tommaso d’Aquino, Giambattista Vico, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Giuseppe Ungaretti, Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Giuseppe Verdi, Gabriele D’Annunzio e tanti altri, i preziosi codici miniati medioevali, il Dioscoride Napoletano e i manoscritti copti del V e VI secolo d. C., i 1800 papiri ercolanesi risalenti al III secolo a.C. che hanno reso la BNN famosa in tutto il mondo».
Essa non solo è la prima Biblioteca del Mezzogiorno d’Italia, ma è una delle prime biblioteche mondiali, dentro la quale si è formata la migliore intellighenzia nazionale e internazionale. Se penso al grande Heinrich Schliemann che, grazie agli antichi libri della Biblioteca di Napoli, scoprì Troia, Micene, e tanto altro. Se a Giovanni Pontano (fondatore dell’Accademia Pontaniana, dentro la quale operarono il fior fiore dell’intellighenzia italiana ed europea del ‘400, fra cui anche l’umanista salentino Antonio de Ferrariis detto il Galateo) e 100 mila altri personaggi illustri della Napoli di ieri e di oggi, allora mi dico, davanti a questo scellerato spostamento, di trovarci davanti a un “crimine” culturale. Della Biblioteca di Napoli si sono serviti Giordano Bruno, Tommaso Campanella e gli scienziati della Natura. Ancora. Essa è sì una biblioteca a fruizione pubblica (consultazione, lettura e quanto altro), ma è soprattutto di natura conservativa. Ciò significa che, per il patrimonio in libri e quant’altro, essa è già uno dei più grandi “musei librari” mondiali.
Una decisione calata dall’alto quella presa dai ministri (Franceschini per la Cultura e Carfagna per Sud) che, mi sorge il sospetto, che essi non sanno nulla (ignorano per non dire una cosa peggiore) del nostro patrimonio culturale e soprattutto librario.
Nell’appello per la salvaguardia della storica sede, è scritto: «Palazzo Reale è lo specchio della storia che i Fondi della biblioteca narrano. Dopo ampio dibattito pubblico, nel 1922 si decise di trasferire l’antica Biblioteca, istituita nel XVIII secolo, dal Palazzo degli Studi all’interno del Palazzo Reale, anche grazie all’intervento di Benedetto Croce. Le numerose sale affrescate, la grande sala studio già salone dei balli di corte, le sale “pompeiane” al piano superiore, impreziosiscono ed esaltano il patrimonio librario, [per cui]
– che la Biblioteca Nazionale di Napoli rimanga dov’è;
– che ne venga migliorata l’attuale struttura, dove necessario;
– che venga assegnato nuovo personale (tramite mobilità, interpelli, concorsi per nuove assunzioni) a tutti livelli: bibliotecari, assistenti, custodi, tecnici, funzionari amministrativi, personale informatico. Dei 280 dipendenti in servizio meno di 20 anni fa, ne sono rimasti 70 e molti altri andranno in pensione nel giro di un paio di anni. Negli ultimi anni il rapporto tra nuove assunzioni e pensionamenti è di 1 a 20;
– che le vengano dati in disponibilità nuovi spazi ad essa attigui o limitrofi (già indicati più volte) che possano fungere da depositi a norma, spazi espositivi, sale per l’utenza; e che venga ripristinata e riaperta la sede di Sant’Angelo al Nilo, nel cuore del quadrilatero universitario, con le sue collezioni moderne».