À fleur de peau. Quando l’Arte indaga il corpo

Si è aperta il 22 novembre presso l’Istituto di Cultura italiana a Parigi la mostra curata dalla salentina Angela Ghezzi. In mostra le opere di Salvatore Alessi, Marco Cornini, Daniele Galliano,Alessandra Maio, Leo Ragno, Samantha Torrisi

PARIGI. “À fleur de peau”. Ovvero l’arte di indagare il corpo attraverso i linguaggi dell’Arte. Da questo assunto prende spunto la mostra “À fleur de peau” curata da Angela Ghezzi a Parigi. Salentina d’origine trapiantata a Parigi dal 201, dove cura eventi espositivi, ha invitato sei artisti italiani a una riflessione sul corpo lasciando che le opere realizzate dagli artisti – dipinti, sculture, installazioni – dialogassero con gli spazi dell’Istituto di Cultura italiana (50 rue de Varenne).

La curatrice Angela Ghezzi


Lo sguardo degli artisti indaga il corpo, la sua percezione nell’attuale società ma anche il superamento della sua dimensione spirituale proprio attraverso l’arte. Dalla sublimazione erotica di Marco Cornini all’elevazione sacra di Salvatore Alessi, attraverso l’espressione del desiderio in Daniele Galliano e Leo Ragno, allo sguardo più meditativo e riflessivo di Samantha Torrisi e Alessandra Maio.
Sei artisti ognuno con la propria cifra stilistica rappresentano – spiega la curatrice – «ciò che nella vita ci spinge ad andare avanti a volte mettendo in risalto, a volte bypassando, una delle pulsioni più importanti quella associata all’eros, costitutiva del nostro essere, offrendoci strade alternative verso nuove forme di felicità.»


Le sculture di Marco Cornini sono donne belle e sensuali che da sole o sorprese nella tenerezza di intime effusioni amorose esprimono sempre un desiderio di libertà e di autodeterminazione. L’artista ama infatti modellare corpi nati dalla sua immaginazione (e non dei ritratti) per rendere omaggio alla bellezza femminile. Vive tra Milano, sua città natale, e Pietrasanta e dopo essersi diplomato all’Accademia di Brera nel 1988 ha iniziato la sua carriera artistica esponendo in mostre personali e collettive e ottenendo prestigiosi premi tra cui, nel 1993 il Premio San Carlo Borromeo di Scultura e nel 2012 il Premio Fabbri quarta edizione alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Leo Ragno, professore ordinario di Tecniche dell’incisione e Arti grafiche all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano (dove è nato nel 1984) ama dipingere bambini, ritratti di famiglia, nudi i cui contorni si dissolvono fino a diventare nient’altro che sensazioni. «La mia intenzione è quella di integrare la dimensione temporale nelle mie immagini, di dipingere soggetti sospesi in un’atmosfera che appartiene alla mente, alla memoria.»


Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive di incisione e pittura, in Italia e all’estero. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, tra cui quella del Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo.
«Con Daniele Galliano, il corpo, oggetto di desiderio e di espressione d’identità sessuale, è spesso isolato. L’energia carnale è presente e si affaccia come una porta aperta su un universo amoroso che trionfa sulla solitudine.» scrive nel catalogo Angela Ghezzi. Nato nel 1961 a Pinerolo, vive e lavora a Torino ed è un artista autodidatta. «Nei miei dipinti emergono sicuramente le contraddizioni, i vizi, le idiosincrasie del nostro mondo contemporaneo, ma la mia intenzione non è di condannarli.», spiega Daniele Galliano che cerca di descrivere la realtà sempre con uno sguardo poetico. Le sue opere sono entrate in importanti collezioni pubbliche e private, come la Galleria Civica d’arte Moderna e Contemporanea di Torino, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il MART di Trento e Rovereto e la collezione Unicredit Private Banking di Milano.
«Alessandra Maio – commenta Angela Ghezzi – ci invita ad accettare la bellezza delle irregolarità che possono mortificare la pelle, ma soprattutto i sentimenti di una donna se considerate imperfezioni e non unicità. E va oltre, associando ad ogni sua opera una frase poetica, ci porta a pensare che la pelle possa essere quasi un’estensione della mente capace di lavorare al suo fianco per farla (ri)fiorire prima che entri in gioco l’intelletto.»
Nata nel 1982 a Bologna dove vive e lavora, nel 2005 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2008 si laurea in Storia dell’Arte Contemporanea. Ha vinto diversi premi, tra cui la 54° edizione del Premio Vasto nel 2021 ed è stata finalista del Premio Exibart 2020.
Samantha Torrisi è nata nel 1977 a Catania, alle pendici dell’Etna, dove vive e lavora.
Nel 2002 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Catania con il massimo dei voti.
Samantha Torrisi descrive un mondo irreale attraverso delle immagini di « non luoghi », secondo la definizione dell’antropologo Marc Augé. Non rappresenta luoghi precisi, ma idee, pezzi di natura in cui colloca l’essere umano, generalmente solo, pronto ad essere assorbito da una fitta nebbia. Le sue tele silenziose ci introducono a una prospettiva positiva e piena di speranza. Samantha rimane sempre ottimista per lei il futuro è un
percorso che, «per quanto incerto, suscita curiosità e apre infinite possibilità ».
Le sue opere sono entrate in collezioni pubbliche e private, tra cui quelle della Fondazione Orestiadi di Gibellina e della Collezione Andrea Bartoli, Agrigento.
Salvatore Alessi «ci spinge a lasciare fiorire dentro di noi il Sacro. Salvatore è consapevole del caos del nostro tempo e l’intreccio dei suoi corpi raffigurati in un atto estatico, dipinti in un movimento verso l’alto traducono la sua riflessione e il suo bisogno di un ritorno al Sacro per ritrovare i valori smarriti.» Nasce nel 1974 a San Cataldo (Sicilia) ; vive e lavora a Milano. Nel 1994 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Palermo in scenografia. L’arte di Salvatore Alessi è segnata da una parte dalle sue esperienze nel campo del teatro e del cinema
dall’altra dalla fascinazione che ha avuto fin da bambino davanti agli altari delle chiese. « «Nel mio lavoro – racconta – c’è la citazione costante delle pale d’altare del 400, 500, 600 perché in quel preciso momento storico l’essere umano era in una grande crisi sia esistenziale, economica e sanitaria e per me c’è una grande assonanza con la condizione attuale. Oggi l’uomo ha perso il senso del sacro della pura essenzialità e, come nel
400 e ancora di più nel 600 l’umanità aveva bisogno di vedersi integrata al sacro di percepirlo vicino. Il crepuscolo c’è ma noi siamo sacri ed è ora di riappropriarsi di questo elemento inscindibile per l’uomo. » Le sue opere sono entrate in collezioni pubbliche e private, come la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, la collezione Massimo Caggiano, la Fondazione Cari Perugia Arte Perugia. (an.fu.)