Sulla poesia di Lidia Caputo
La recensione alla nuova raccolta della poetessa intitolata “Astrali Isocronie” edita da Il Raggio Verde
Marcello Buttazzo
Non conosco la distanza/che ti separa da me,/ma tu sempre dimori/nelle mie vene e come/fiume i miei dinieghi/travolgi, le fragili/paratie erette/per arginare i tuoi/infiniti abbracci/e i baci che accendono/le mie labbra e le notti/di meteore ardenti.
Lidia Caputo ha collaborato con la Cattedra di Filosofia Morale e con la Cattedra di Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi del Salento. Attualmente, è docente di analisi testuale nei seminari di Letteratura Italiana della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università “Aldo Moro” di Bari. Ha pubblicato molti testi nell’ambito della cultura classica, della letteratura comparata, della drammaturgia. In ambito filosofico, numerosi suoi lavori sono stati dedicati alla ricerca fenomenologica. Collabora con la rivista on line “Il pensiero mediterraneo”. Per i tipi di Albatros, nel 2021, ha pubblicato la silloge “Come fanciulla”. Da poco (aprile 2023) è uscita la sua nuova raccolta di versi dal titolo “Astrali Isocronie”(Il Raggio Verde Edizioni). Lidia Caputo è una poetessa fine e delicata, che non si piega all’effimero di questa contemporanea e deteriore società dell’usa e getta. La poesia di Lidia Caputo scava nell’intimo e reca nel profondo le scaturigini d’una cultura classica. Frequenti sono i richiami nei suoi versi ai miti, alle storie eterne. Ciononostante, la sua poesia è modernissima, perché Caputo sa impiegare con sapienza e originalità il medium della parola. Il pensiero dominante di “Astrali Isocronie” è l’amore, declinato in varie varianti affettive.
L’Amore è davvero l’asse portante, il motore virente che tutto muove. Amore per l’amato, per nipotini, per il figlio, per i genitori deceduti, per la vita, per la Natura. Amore smisurato per il Creato, che, nella figurazione minuscola e piccolissima, possiamo dire che abbia senz’altro un vestimento francescano. La poesia di Caputo è poesia francescana, in quanto la passione per la Natura erompe con una verve d’illeso splendore. La poesia di Caputo ha una matrice fortemente umana, parla di uomini, di donne, di bambini. È antropologia di vibrante sapore. Nella prefazione il professor Emilio Filieri ha scritto, tra le altre cose: “Con la poesia di Lidia Caputo però si intravede un radicamento nel mondo della vita dei rapporti umani, nella trama di relazioni significative tra natura e creature, tra il finito terreno in affanno e l’infinito astrale, tra uomini e donne, ciascuno visto come soggetto umano, sulla crosta del pianeta ma anche nella proiezione del cosmo e delle costellazioni astrali”. In questo tempo superficiale e distratto, il miracolo della poesia è quello di eternare i sentimenti, di farci traversare i cammini dell’alterna e incerta ventura con una postura contegnosa. La raccolta “Astrali Isocronie”, redatta dal 2020 al 2022, può essere letta, tra l’altro, come una mappa conoscitiva, creativa, anche geografica. Difatti, alla fine di ogni poesia, compare il luogo e la data del “concepimento”. Lidia sa dare subito l’impressione d’una autrice attenta sia all’aspetto etereo, volatile, spirituale, che alla mansione carnale. Nel suo acceso ed elegante lirismo trovano spazio baci e abbracci all’amato, l’indomito ardore nel solco del puro desiderio. La poetessa sa abbandonarsi seraficamente fra le braccia dell’amato, mentre il tempo fluisce con le antiche memorie. È fondamentale amare, come cogliere nel passato l’attimo futuro e nel volto di lui lo specchio segreto dell’anima. Molto tenere le poesie dedicate ai nipotini Matteo, Lorenzo e Federico. Sembra di toccare quegli occhi piccini. Sono davvero cascate di candide rose i sorrisi dei piccoli, che saltellano come scoiattoli. Il canto dei fanciulli riempie di luce radiante il precario sentiero della nonna poetessa. C’è amore infinito nel papà Giorgio che bacia le manine dei figlioletti, petali di giglio posati sulle ioniche dune. Lidia Caputo è stata la figlia d’una grande poeta dialettale, Erminio Giulio Caputo. In “Astrali Isocronie” compaiono versi deliziosi scritti per il padre Erminio Giulio. Nelle notturne veglie della poetessa, il padre fiorisce dal dolore, spargendo ineffabili accordi sul pentagramma dell’anima. Un padre che emana beata armonia. Anche il ricordo della madre è come un soffio leggero di venustà. La madre, candida rosa del mattino, chinò il capo sul petto prima di lasciare questo mondo terreno. I versi di Lidia Caputo sono densi di luce, ricchi d’aurore sorgive e vitali. C’è una luce anche spirituale che domina e lumeggia ogni possibile notte. La poetessa si rivolge a Maria e allo Spirito Creatore, allo Spirito di Libertà, affinché frantumi le catene che ci rendono schiavi del male. Lidia si rivolge allo Spirito di Pace, affinché il mondo si adorni della forza dei deboli e degli ultimi. Emozionanti sono le doglianze liriche della poetessa contro la guerra in Ucraina. La guerra è ferina, è brutale, è crudele, è l’insania del mondo. La Natura esplode di bellezza con i rivi, con i mandorli in fiore, con i pianori riarsi, con gli asfodeli, con gli odorosi mirti. Ed esplode la Natura con il favonio infernale, con i campi di girasoli, con la gelida brina, con i prati lunari d’un sobborgo londinese. La dimensione francescana di Caputo si può scorgere anche allorquando l’autrice si rivolge ad un gelsomino blu, curato per giorni, settimane, mesi, mentre veniva impollinato dalle api selvagge del giardino. Caputo in “Astrali Isocronie” affronta la dualità della morte e della vita. Ma l’esistenza viva pervade per intero la silloge. Lidia Caputo non è mai ripiegata su stessa, il suo “tu” poetico è sempre in sintonia con l’altro da sé, con tutti gli esseri umani e viventi, in un anelito di fraterna universalità.
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