Il ruolo “inconscio” del collezionista

Spunti per una riflessione

Cosimo Fiorentino

Nobile figura quella del collezionista, capace con le sue scelte di influire fattivamente sul progresso sociale e culturale del territorio in cui vive ed opera. Figura di  primaria importanza, in grado di riassumere in sé, quando socialmente motivata, sia l’uomo di pensiero che quello di potere.

 La storia ci ha dimostrato come i musei siano nati, e continuano a nascere, proprio dalla passione di collezionisti illuminati, impegnati nella continua ricerca e raccolta di opere, che passando dagli studioli ai musei, la passione da privata si è trasformata in pubblica.

In questo passaggio c’è  il  fine lodevole e  il  giusto coronamento dell’attività di un collezionista.

La raccolta di opere d’arte è già di per sé un merito, ma trovar loro una sede, ordinarle e inventariarle, creando occasioni e luoghi di incontro per condividerne la bellezza, è ciò che realmente ne dà senso e valore.

L’istituzione di un museo è tra le azioni moralmente più alte di una società, che così facendo, dimostra di comprendere l’importanza del proprio passato, della propria cultura, del proprio essere e del territorio in cui vive, assumendosi il compito di difenderlo e valorizzarlo, offrendo una risposta convincente all’omologante processo di globalizzazzione attualmente in atto.

 È  dunque in questa prospettiva, che va considerata l’importanza della figura del collezionista.