LISETTA CARMI. Alla ricerca della verità
Cineporto di Lecce – Manifatture Knos – via Vecchia Frigole
12 aprile/ 13 maggio 2011
LISETTA CARMI. Alla ricerca della verità
mostra a cura di Giovanna Chiti
di Antonietta Fulvio
Sessanta scatti di Lisetta Carmi. La poesia del bianco e nero. Il segreto della vita, una vita spesa “alla ricerca della verità”. “La verità è irraggiungibile. E la fotografia è solo un mezzo di conoscenza. Ha ribadito la fotografa genovese, ospite d’eccezione del Festival del Cinema Europeo che ha voluto rendere omaggio alla sua arte con la mostra fotografica, allestita negli spazi del Cineporto e la proiezione del film “Lisetta Carmi. Un’anima in cammino” del regista Daniele Segre.
Sessanta foto, accuratamente selezionate da Giovanna Chiti, per raccontare il percorso artistico della fotografa che riuscì a ritrarre il poeta Erza Pound “Ero in compagnia del direttore dell’Ansa che non si accorse di nulla, avevo visto il poeta uscire e continuai a fotografarlo. Venti scatti in soli quattro minuti, ricorda. Scatti memorabili che le valsero il Premio Niépce e che “dicevano di Erza Pound più di tutti gli articoli scritti su di lui” come ebbe a dire Umberto Eco. Il potere dell’immagine, del saper cogliere l’attimo, dell’inquadratura perfetta che è un “dono” . Un dono come il talento per la musica, la sua prima grande passione. Di origine ebraiche, ha conosciuto l’orrore delle persecuzioni razziali, quelle che segnarono anche la sua adolescenza; espulsa dalla scuola, mentre i suoi fratelli andarono a studiare in Svizzera, rimase nella solitaria casa di Lungoparco Gropallo con un solo amico a tenerle compagnia: il pianoforte. Guidata dagli insegnamenti del maestro They e dalla sua naturale inclinazione riuscì a diventare concertista ma “quando gli avvenimenti politici italiani con il governo Tambroni generano una svolta a destra – scrive nel saggio in catalogo Giovanna Chiti – Lisetta sente l’urgenza di prendere posizione, non può più accettare di rimanere in casa a proteggere le sue mani di pianista da possibili incidenti”. Abbandona il pianoforte e la carriera musicale. L’amico etnomusicologo Leo Levi le propone di accompagnarlo in Puglia dove doveva studiare i canti di una comunità ebraica. Affascinata dalla luce e dalla bellezza del Salento compra la sua prima macchina fotografica, un’Agfa Silette, e comincia a conoscere la Puglia attraverso l’obiettivo. San Nicandro, Rodi Garganico, Venosa, le catacombe ebraiche i suoi primi scatti. L’incontro magico con la fotografia.
Come nella musica, nelle mie foto c’è ritmo, il ritmo della musica che ho studiato per 35 anni”. Il ritmo della vita – ci viene da aggiungere. Quella che passa dalle tavole del palco (per tre anni, dal 1961 al 1964, è fotografa di scena al Teatro Duse di Genova) al deserto, dagli studi degli artisti alle vie di città desolate, dove i volti dei profughi, sempre dannatamente attuali, colpiscono lo sguardo e il cuore al di là di ogni latitudine. La vita che scorre lenta sulle chiatte del porto genovese o tra le pieghe delle lenzuola di un letto dove i travestiti, all’epoca erano gli anni settanta, potevano mostrarsi sfidando il pudore di una società perbenista che preferiva ignorare la loro esistenza. Volti di bambini, belli e indifesi da proteggere sempre da non sgridare mai, ammonisce: “sono i genitori che devono imparare dai loro figli, che devono avere una condotta esemplare; amo i poveri, gli emarginati, i bambini sono la vera ricchezza del mondo” e a quel mondo con le sue foto Lei ha dato voce. Dietro il suo obiettivo non sono passati solo i protagonisti del mondo culturale che animava la Genova negli anni settanta ma anche tutta la città, fermata nelle sue contraddizioni più profonde e nascoste: il porto, lo scarico dei fosfati, i volti sfigurati dalla fatica, da una quotidianità spesso lacerante, dalla sofferenza che è sintomo di emarginazione. Come pure la sofferenza che appartiene al ciclo vitale dell’umanità undici scatti, per molti ancora oggi scioccanti, della sequenza del parto. La vita fermata negli attimi cruciali ma anche straordinariamente naturali. La morte nella ricerca fotografica realizzata nel Cimitero di Staglieno. Eventi che accomunano l’umanità.
Quante schegge… meravigliose schegge di vita è riuscita a catturare Lisetta Carmi nei suoi straordinari scatti. Attraversando il mondo. Dalla sua Genova all’India, e poi Afganistan, Venezuela, Inghilterra, Irlanda passando da Parigi al Belpaese, la Sicilia la Sardegna e infine, il Salento dove attualmente vive nel suo Ashram a Cisternino, tra i fedeli di babaci provenienti da tutto il mondo. Un incontro, nel 1976 con Babaji Hairakhan Baba, che ha cambiato totalmente la sua vita. Ancora una volta una decisione drastica. Come accadde per la musica, Lisetta Carmi ha abbandonato la fotografia continua nella missione che le dice di essere stata affidata da Babaji che poi altro non è che “la ricerca di se stessa attraverso la conoscenza nel continuo riconoscimento dell’altro diverso da sé” per dirla con le parole del regista Daniele Segre che nel film, “Lisetta Carmi un’anima in cammino”, girato tra il centro storico di Cisternino e le pareti della sua casa, sempre aperta al mondo, è riuscita a “fotografare” la donna e l’artista nella sua più profonda umanità. “Ho lavorato sempre e soltanto per capire: per capire gli altri e per capire me stessa. Mi interessava il significato della vita, perché siamo sulla terra, perché gli uomini amano il potere e lo esercitano in modo così disumano. Ho sempre dato voce ai più poveri, a coloro che non hanno diritto di parlare, a coloro che subiscono le ingiustizie di questo mondo. ‘Accade solo ciò che deve accadere’ afferma un detto cinese. Ed è vero. Noi possiamo soltanto (e dobbiamo) essere un esempio di verità, di umanità. Ci siamo incarnati in un corpo umano per crescere, per evolvere la nostra coscienza, non possiamo perdere un attimo della nostra vita: il tempo che ci è concesso è breve e prezioso”. Con queste sue parole si chiude il percorso della mostra “Lisetta Carmi alla ricerca della verità”, la calligrafia è chiara e precisa come il suono della sua voce, lo sguardo vivace dei suoi occhi azzurri che emanano la stessa energia che ha saputo imprigionare nelle sue foto.
Antonietta Fulvio
Foto:
Lisetta Carmi alla conferenza di presentazione della mostra al Cineporto di Lecce
Lisetta Carmi e Daniele Segre. Foto di Maria Teresa Soldani
LISETTA CARMI ALLA RICERCA DELLA VERITA’
dal 12 aprile al 13 maggio presso il Cineporto di Lecce
La mostra è realizzata dalla Fondazione Apulia Film Commission, in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo e con Solares Fondazione delle Arti-Parma.