Made in Salento. Le tele di Vittorio Tapparini a Roma
Il Salento, prima che una piccola penisola stesa tra Ionio e Adriatico, è uno stato dell’anima, una fucina di pensiero e di arte. Oggi come ieri. Ma non c’è solo barocco, non solo pizzica, non solo ulivi e non solo una grande dignità ereditata dal passato: la contemporaneità qui bussa forte alla porta, ma spesso nessuno apre.
Ed ecco allora la personale di pittura di un artista rappresentativo che in quella terra è nato, cresciuto, è stato celebrato e ha condotto battaglie per aprire al contemporaneo, diventa oggi un “marchio” di fabbrica: “Made in Salento” è la nuova collezione di tele ad olio di Vittorio Tapparini che verrà presentata a Roma dal 9 marzo nella galleria della chiesa di Santa Maria dei Miracoli in via del Corso 528, nei pressi di piazza del Popolo.
Dopo aver inaugurato negli ultimi anni la sua stagione pittorica più frizzante, e del tutto anacronistica rispetto al panorama monografico dell’arte contemporanea più astratta (concettuale, drammatica, spesso autistica), il maestro leccese decide con questa mostra romana di darsi un ‘marchio’ riconoscibile da esportare: “Made in Salento”. Con questo logo vuole dire che il Salento contemporaneo è tanto altro da raccontare, molto oltre gli stereotipi con cui viene spesso venduto.
Si ritroverà in queste opere in una movida di colori, la spensieratezza tipica di questa terra che, come tutti i Sud del mondo, reagisce con una esasperata voglia di vivere alla sua condizione di arretratezza e isolamento. I personaggi del maestro Tapparini sono sempre in cerca di felicità, inseguono l’idillio dei sentimenti più passionali che sono alla base della vita vera di ognuno, e nel loro incedere continuo questi uomini (spesso in vespa, in bicicletta, in auto, in barca) si godono i loro litorali mozzafiato, spesso interrotti da scuri fondali urbanizzati. E alla fine questa piccola umanità pop e colorata è forse più salentina delle intenzioni dello stesso Tapparini. La sua idea è infatti quella di esportare la bellezza e l’arte “prodotta” nella sua terra e che parla una lingua universale. Non necessariamente insomma il “made in Salento” deve raccontare le caratteristiche fisiche del territorio: più facilmente invece l’espressione estetica coglie lo spirito e la storia profonda che i salentini si portano addosso, con uno sguardo semmai europeo e il respiro eclettico delle tante energie umane che li abitano dentro. Eretico e spiazzante, cosmopolita più che global, il pittore sceglie di spingere l’acceleratore del tempo verso una ripresa della gioia di vivere in nome dei valori più semplici.
Va segnalata in questa collezione la svolta “pop” dell’artista: alcune tele ad olio infatti qui si arricchiscono di ritagli di fotografie contemporanee: agli strati di colori si sovrappongono immagini patinate di prodotti di consumo quotidiano. Il loro ruolo è apportare un colore nuovo alla dolce eresia di questo artista non omologato con la tragedia del vivere del tempo della crisi.
Scrive Tapparini:
“Portiamo il Salento fuori dai suoi confini, con umiltà e senza arroganza né presunzione, ma con la consapevolezza che la nostra bellissima terra custodisca un tesoro raro anche nella sua contemporaneità. Quindi chi pensa che oggi il Salento con i suoi anni di storia, con le orecchiette e i ricci di mare, il tamburello e la pizzica, i trulli e i fichi d’india, abbia già detto tutto, si sbaglia di grosso. C’è tutto un mondo contemporaneo non ancora valorizzato e troppo spesso affossato che dobbiamo riportare a galla, senza battaglie e rabbia, ma con amore. Lo stesso amore che caratterizza la nostra quotidianità e la nostra filosofia del vivere. Essere meridionali ci dà il vantaggio sin dalla nascita di un amore per la vita e per la bellezza più acceso dal nostro sole caldo e meraviglioso. E quel sole e i nostri colori sono entrati con forza nei miei quadri, anche al di là della mia stessa volontà”.
La mostra resterà aperta fino al 18 marzo 2018 dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 20.
(fonte: comunicato stampa)
Vittorio Tapparini breve biografia
Pittore e scultore, nato a Lecce il 22 luglio del 1961, figlio d’arte, annovera numerose partecipazioni in rassegne d’arte e personali nazionali e internazionali. Tra queste vanno ricordate il Premio Sulmona nel 2007, la Biennale internazionale d’arte di Ferrara nel 2006, la Biennale internazionale di arti visive di Taormina nel 2006 e nello stesso anno il Premio ARTE Mondadori, Expo Arte di New York. Poi è invitato alla Biennale di Venezia “Padiglione Italia” nel 2011 e tra le partecipazioni ai musei la personale “Hidalgo” al Must di Lecce nel 2013 e nel marzo 2015 a Pescara al Museo Vittoria Colonna. Nel 2006 è selezionato per il Premio Arte Mondadori e vince l’Ercole di Brindisi, nel 2007 vince il Premio Rembrandt e viene nominato Gran Maestro dell’Arte nel mondo per i suoi meriti artistici. A Lecce, tra le tante mostre, ha ideato e curato tre edizioni della Biennale del Salento: 2010, 2012, 2014. Le ultime personali in cui ha inaugurato le sue nuove collezioni di pittura sono: “Favole d’amore” Aprile – Maggio 2016 a Roma in Via del Corso, “Fabbricante di storie” Agosto – Settembre 2016 a Lecce presso la galleria “Scaramuzza”, “Pescatore di stelle” Dicembre 2016 Gennaio 2017 ad Ostuni presso la galleria della Confraternita del Purgatorio, “C’era una volta il sogno” Aprile – Maggio 2017 a Roma e subito dopo la rassegna d’arte da maggio – giugno 2017 in via Margutta a Roma. Da dicembre a gennaio 2018 si è svolta presso la Fondazione Palmieri a Lecce la sua personale “La terra di mezzo” e dal 9 marzo al 18 marzo sarà a Roma con la sua nuova mostra “Made in Salento” presso la galleria della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo.